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«Ci vorrà molto tempo fino alla bonifica totale della Bosnia»

Mine
22 anni dopo la fine della guerra, il 2,2% del territorio della Bosnia ed Erzegovina è ancora minato. Pazi Mine

A più di vent'anni dalla fine della guerra, il lavoro di sminamento in Bosnia è tutt'altro che concluso. Ovunque si trovano ancora mine e bombe a grappolo inesplose che causano continuamente feriti e morti. La Confederazione e la Fondazione elvetica «Mondo senza mine» sostiene il Paese affinché possa lasciarsi alle spalle questa terribile eredità.

Dal 2003, la Svizzera sostiene l’ONG Norwegian People’s Aid (NPA)Collegamento esterno con un importo complessivo di 5 milioni di franchi. Oltre all’attività di sminamento e al centro di addestramento per cani antimine, la NPA si occupa anche della rimozione degli arsenali, che in parte risalgono all’epoca in cui la Jugoslavia era ancora retta da Tito.

Il latrato dei cani è talmente forte da coprire le nostre voci. Ci troviamo a Blagovac, in una regione rurale a circa dieci chilometri a nord di Sarajevo, la capitale della Bosnia ed Erzegovina. Siamo presso il centro di addestramento per cani antimine.

In questo momento, l’ampia area accoglie 60 cani. Si chiamano Panzer, Amor o Luna, Irony, Jala o Brick: sono tutti dei cani pastori belgi. «Questa razza è sana e meno pigra rispetto al Labrador», dice Goran Šehić, il vice responsabile del programma.

Meglio iniziare presto con l’addestramento L’allenamento inizia quando i cuccioli hanno otto settimane, subito dopo lo svezzamento. Poco più tardi c’è un primo test attitudinale grazie a cui è possibile scartare i cani aggressivi. All’inizio della formazione si mette l’accento sulla motivazione, sulla condizione fisica, sullo sviluppo muscolare e sul movimento. 

Nel centro c’è anche una piscina nella quale i cani si possono sfogare e divertire. «È una preparazione molto importante poiché, quando si trovano sul campo, i cani ammaestrati devono rimanere a lungo concentrati, essere dotati di grande forza di volontà e capacità di resistenza. Devono avere anche un elevato grado di socializzazione poiché devono lavorare con persone diverse», dice Gordana Medunjanin, la direttrice del centro di addestramento.

Hundeführerin
La veterinaria Alma Dukic. swissinfo.ch

Altrettanto importante è l’alimentazione, indica Alma Dukic, la veterinaria. «Gli animali adulti ricevono un pasto al giorno, i cuccioli tre». In cucina è affisso un piano in cui tutto è annotato con cura: Amor riceve 600 grammi di carne, Belsa è incinta e quindi ha diritto a un’alimentazione speciale, mentre al cucciolo Jersey vengono dati 100 grammi di carne e 50 grammi di mangime secco.

Più efficiente dell’uomo…

Secondo Goran Šehić, i cani sono più efficienti nella ricerca degli ordigni esplosivi rispetto agli uomini. «Se uno sminatore passa al setaccio 35 metri quadrati al giorno, un cane è in grado di perlustrare nello stesso tempo una superficie di 400-600 metri quadrati».

Un cane addestrato nella ricerca delle mine ha un valore stimato tra i 20mila e i 30mila euro. Con dei contratti a leasing, questi professionisti a quattro zampe vengono impiegati anche all’estero. È così per la 12enne Helga, che è «attiva professionalmente» da 10 anni e in questo momento offre i suoi servizi in Kosovo. Pet, invece, è rientrato da una missione in Sudan; prima di ripartire per il Libano segue un corso di addestramento nel centro.

Durante l’allenamento, i cani devono cercare con il naso un oggetto minuscolo nascosto, per esempio, in un mattone laterizio, sotto la plastica, in un copertone o in mezzo ai sassi. Se lo trovano, ricevono in premio il loro gioco preferito. In un secondo tempo, i cani imparano a seguire in avanti e indietro una linea, poi a percorrere un terreno delimitato. Solo alla fine entrano in contatto con l’esplosivo, soprattutto il TNT.

Formazioni cani antimine
Gli esercizi di addestramento sono giornalieri per i cani antimine. swissinfo.ch

I cani dispongono di un senso dell’olfatto molto sviluppato grazie al quale sono in grado di sentire con il naso odori per noi impercettibili. Dopo aver localizzato in un campo una mina o un ordigno esplosivo, il cane si accuccia e non si muove più. È ciò che ha imparato durante l’addestramento. Il punto esatto viene contrassegnato e la mina viene disinnescata da un team di artificieri.

Nel 2017, il 2,2% della superficie totale della Bosnia ed Erzegovina (1080 km2) è ancora minata. Il centro nazionale di sminamento (BHMACCollegamento esterno) indica che nel Paese ci sono ancora 80mila mine e residui bellici inesplosi.

Dalla fine della guerra nel 1995 sono morte 614 persone a causa delle mine, oltre 1100 sono rimaste ferite. Nel 2017 si sono verificati due incidenti che hanno coinvolto cinque persone, due sono morte.

La formazione dura dai 18 ai 24 mesi. Alla fine, il cane riceve un certificato, emesso dal centro e che deve essere convalidato dal BHMACCollegamento esterno, il centro nazionale di sminamento. Solo da questo momento in poi si fa sul serio. Va ricordato che finora nessun cane è morto durante la bonifica di un campo minato, indica Gordana Medunjanin. Molte persone, invece, vi hanno perso la vita.

Mine pericolose, vita pericolosa 

Dalla fine della guerra, sono morti in totale 51 bonificatori. Anche Robert Šafradin, il direttore dell’azienda di sminamento privata «Pazi Mine Vitez», ha perso due collaboratori, nel 2011 e nel 2013. Dal 2008 lavora con la Fondazione svizzera «Mondo senza mine». 

Nella Bosnia centrale, negli ultimi dieci anni ha sminato con 24 impiegati una superficie di circa un milione di metri quadrati. Un compito lungo e pericoloso. Per liberare dalle mine un terreno di 60mila metri quadrati è necessario l’impiego di 10 persone per più settimane. 

Il costo totale dello sminamento si aggira sui 50mila euro. Il 90 per cento delle attività di sminamento viene finanziato dall’estero, dice Timka Opardija, che durante la guerra ha vissuto coi figli in Svizzera. Da dieci anni dirige nel comune di Donij Vakuf, nella parte centrale della Bosnia, l’ufficio della Fondazione «Mondo senza mine». «Le donazioni sono diminuite. La Bosnia non è più al centro dell’attenzione mediatica».

Con pala e macchina

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Timka Opardija dell’ONG «Mondo senza mine» con uno sminatore. Pazi Mine

Prima di iniziare il lavoro di bonifica di un terreno bisogna richiedere il permesso al centro nazionale di sminamento. È quest’ultimo a decidere se, quando e come viene svolto questo lavoro. I suoi ispettori seguono costantemente le attività sul campo per controllare il rispetto delle procedure e delle misure di sicurezza. I bonificatori di Robert ŠafradinCollegamento esternos non lavorano con i cani antimina, bensì con dei metaldetector. Quando individuano un possibile ordigno esplosivo, lo dissotterrano con grande precauzione con una paletta. Le mine si trovano dai 10 ai 50 centimetri sotto terra. Tuttavia possono riemergere in superficie a causa di una frana. A volte vengono impiegate delle macchine per fare esplodere questi ordigni mortali. Nei boschi o nelle colline ricche di sassi non è però possibile ricorrere ai macchinari. Il terreno bonificato è accessibile alla popolazione solo dopo il permesso delle autorità nazionali. La gente del posto può così di nuovo coltivarvi grano, verdura, frutta o piccole bacche.

La Fondazione svizzera «Mondo senza mine» (Welt ohne Minen, WoM) Collegamento esternoè presente in Bosnia ed Erzegovina dal 2003 e ha bonificato 30 campi minati, la cui superficie oscilla dai 15mila agli 80mila metri quadrati. Finora i costi si aggirano sui 1,2 milioni di franchi. La WoM promuove inoltre delle campagne di sensibilizzazione sul pericolo delle mine per gli scolari e gli adulti. WoM è attiva nell’ambito dello sminamento anche in altri Paesi.

Il centro nazionale di sminamento dispone dei piani delle parti belligeranti in cui sono indicate le linee del fronte e le trincee dove sono state nascoste migliaia di mine. Le zone pericolose sono state chiuse alla popolazione. Tuttavia non si conosce in maniera dettagliata e precisa dove sono state posizionate tutte le mine e le bombe a grappolo.

Per questo motivo succede spesso che qualcuno vi finisca sopra. «A causa della precaria situazione economica, le persone vanno nel bosco per raccogliere legna da ardere, funghi o bacche», spiega Timka Opardija, la coordinatrice della Fondazione «Mondo senza mine». Per questo motivo, la sensibilizzazione della popolazione sulla pericolosità degli ordigni inesplosi sepolti sottoterra è ancora molto importante, anche a 20 anni dalla fine della guerra. «Le persone non si rendono sempre ben conto del rischio che corrono – soprattutto i bambini».

Altri sviluppi


Alla fine del conflitto, il 4 per cento del territorio della Bosnia era contaminato. Oggi si è riusciti a bonificarne la metà. L’esperto in materia di sminamento Robert ŠafradinCollegamento esterno è però pessimista: «Ci vorrà molto tempo fino a che il territorio della Bosnia ed Erzegovina sarà completamente libero da mine, forse 30 anni – se ciò sarà mai possibile».

Traduzione dal tedesco, Luca Beti

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