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Siria, è tregua ma non ad Aleppo e Damasco

Spinta da Onu, Russia e USA, ambiva ad allargarsi a macchia d'olio per cessare il meccanismo delle rappresaglie tra ribelli e governativi

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In Siria, è entrata in vigore sabato notte una tregua parziale di 72 ore, limitata nel tempo e solo ad alcune aree del paese.

Ad Aleppo e a Damasco si continua a combattere. Soprattutto ad Aleppo, le ultime ore sono state drammatiche. In una settimana qui sono morti 230 civili.

“Il cielo sopra Aleppo sta crollando”: è con queste parole che il responsabile di Medici senza Frontiere per la Siria, Muskilda Zancada, ha ritratto la condizione quotidiana della città del nord del Paese.

Aleppo è ormai presa in un gorgo di violenza, con i civili che continuano a morire a decine sotto i bombardamenti da parte governativa, e sono bombardamenti che non risparmiano ospedali e moschee, rischiando di spezzare il flebile filo dei negoziati per una soluzione al conflitto.

Spinta da Onu, Russia e Stati Uniti, la tregua annunciata e scattata a mezzanotte che ambiva ad allargarsi a macchia d’olio per cessare il meccanismo delle rappresaglie tra ribelli e governativi resta così solo drammaticamente parziale e temporanea.

Esclude proprio Aleppo, là dove, dopo i 50 morti causati nei raid che colpito l’ospedale Al Quds sostenuto da Medici senza frontiere e che si sarebbe preso come bersaglio un altro ospedale.

In un altro settore della città, invece, è stata una raffica di razzi sparati dai ribelli a centrare una moschea durante l’ora serale della preghiera, facendo almeno 15 vittime.

Fronti drammatici che ad Aleppo si acuiscono anche perché lì la frammentazione tra i gruppi in lotta continua a dividersi in maniera sempre più radicale.

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