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Italia e Svizzera litigano sulla gestione delle acque del Lago Maggiore

Preservare le spiagge: è uno degli obiettivi del controllo delle acque del Lago Maggiore. Keystone

La carenza d’acqua nel Lago Maggiore e nei fiumi Ticino e Po sta creando qualche tensione tra Italia e Svizzera. Al centro delle polemiche vi è un accordo sottoscritto tra i due paesi sulla regolazione del livello delle acque, risalente al 1940. Un accordo violato di recente da Roma, con una decisione unilaterale. 

Succede ogniqualvolta si presenti un periodo di piena (l’ultima nel novembre del 2014) o durante una siccità prolungata: Ticino e Lombardia litigano sul controllo delle acque del Lago Maggiore.

Negli ultimi mesi, le precipitazioni nel Nord Italia (ma non solo) sono diminuite del 90% rispetto alla media stagionale. Conseguenza: il Lago Maggiore è stato parecchi centimetri sotto lo zero idrometrico, per un ammanco calcolato in diverse decine di miliardi di litri. E anche il fiume Ticino, unico emissario del Verbano e principale affluente del Po, è stato raramente così basso. Cosa fare? Le opinioni di qua e di là del confine divergono.

Qualche settimana fa Luigi Duse, vicepresidente del Parco del Ticino, ha lanciato il dardo avvelenato al di là del confine, dalle pagine del “Corriere della Sera”. «Il problema sta a monte: da due anni non si immagazzina più l’acqua del Lago Maggiore. Invece, viene fatta scorrere più veloce e questo a seguito delle proteste della Svizzera che voleva preservare le “spiaggette”».

Accordo degli anni ‘40

Al centro della questione, oltre al cambiamento climatico e alla quasi totale assenza di precipitazioni piovose (e di neve sulle montagne), vi è un accordo siglato tra Svizzera e Italia nel 1940: questo fissa il livello del lago a un massimo di 150 centimetri sopra lo zero idrometrico nel periodo dal 1 novembre al 15 marzo e a un metro nel periodo da fine marzo a fine ottobre.

Valore che nel 2015 è stato alzato in via sperimentale a 1,25 metri per il periodo estivo, dietro iniziativa di un comitato italiano istituzionale presieduto dal Ministero dell’ambiente. Obiettivo: mantenere il lago Maggiore come una riserva nei periodi di siccità.

Si tratta in un certo senso di un valore “salomonico”, a metà strada tra un metro e un metro e mezzo, deciso per accontentare non solo gli operatori turistici svizzeri, ma anche quelli italiani. Molti sindaci dei comuni rivieraschi lombardi e piemontesi avevano infatti chiesto garanzie al Ministero.

Gli interessi che ruotano attorno alla questione sono diversi. Il turismo, certo, ma anche l’agricoltura, dato che i campi di Lombardia e Piemonte attraversati dal fiume Ticino richiedono grandi quantità d’acqua in primavera e in estate. E l’acqua è fondamentale per le centrali idroelettriche delle Prealpi italiane e del Canton Ticino per produrre energia durante la primavera.

Italia e Svizzera su posizioni diverse

«Mantenere il livello del lago a 1 metro e 50 cm ci metterebbe al riparo da quelli che potrebbero essere mesi di siccità a giugno e luglio e aiuterebbe la questione dei consumi che in quel periodo sono stimati in 3/4 cm al giorno di acqua del lago», ha spiegato a swissinfo.ch Alessandro Folli, presidente dell’Est Ticino Villoresi, consorzio che si occupa della rete irrigua del canale Villoresi, lunga quattromila chilometri e che porta, tra l’altro, l’acqua anche ai Navigli e alla Darsena di Milano.

«Se il valore fosse alzato disporremmo delle riserve idriche necessarie in modo da non mettere in crisi il sistema, cosa che con il livello ad un metro non sarebbe possibile».

La scelta di alzare il limite a 1,25 metri è però contestata dalla Confederazione e dal canton Ticino, perché presa unilateralmente e senza previa discussione con la controparte.

«La rivendicazione di poter accumulare acqua fino a un metro e 50 sopra lo zero idrometrico in questo momento non è di attualità nel senso che anche se si fosse potuto accumulare più acqua in passato, la storia di questa siccità ci avrebbe portato nella medesima situazione di oggi», ha commentato a swissinfo.ch l’ingegnere Laurent Filippini, Capo dell’Ufficio corsi d’acqua del Dipartimento del territorio del Canton Ticino.

«Noi chiediamo all’Italia di sederci allo stesso tavolo e di trovare una soluzione che sia la migliore per tutti. Oltre al tema dell’irrigazione e quello della produzione di energia idroelettrica ci sono delle questioni che riguardano la sicurezza contro le piene, la navigazione, l’ambiente sulle sponde. Tutti elementi che vanno messi uno vicino all’altro e si deve trovare una soluzione che porti ad una situazione accettabile per ognuno di questi interessi», ha precisato Laurent Filippini, augurando la ricerca di un accordo anche sulla base di precedenti e proficue collaborazioni italo-svizzere sul tema.

«Noi abbiamo promosso insieme a Lombardia e Piemonte due studi tramite il programma comunitario Interreg che hanno affrontato la questione del lago e abbiamo elementi nuovi per cercare, nella discussione, delle soluzioni condivise tra le parti».

Serve un negoziato sulla questione

Un accordo sulla regolazione delle acque del Lago Maggiore è la soluzione richiesta a gran voce da entrambi i lati della frontiera. Come ha fatto nei giorni scorsi anche l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia Viviana Beccalossi. «In questi giorni è critica la situazione di tutti i laghi lombardi e, potenzialmente ancora di più, quella del Lago Maggiore e del Ticino, la cui gestione è regolata da accordi internazionali, che richiedono tempo prezioso per essere rinegoziati. Chiedo al ministro Galletti di attivarsi ufficialmente con il Governo svizzero e con il Canton Ticino perché si ridiscutano i livelli del Lago Maggiore, innalzandolo di 1,50 metri sopra lo zero idrometrico».

Ma a sottolineare la necessità di un accordo bilaterale è anche Carlo Scapozza, capo della sezione Protezione contro le piene, divisione Prevenzione dei pericoli, dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

«Nel settembre del 2015 l’UFAM ha inviato una lettera al Ministero competente a Roma (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) con due richieste: l’ammissione della Confederazione e del Canton Ticino alla tavola rotonda tecnica sulla fase di test della durata di cinque anni concernente l’innalzamento del livello del lago in primavera e la ricostituzione della Commissione bilaterale italo-svizzera per la regolazione del Lago Maggiore allo scopo di elaborare un accordo a lungo termine per detto lago. Siamo in attesa di una risposta». 

E poi non resta che sperare nel clima.

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