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Siccità, una condizione con cui dovremo imparare a convivere?

Campo di riso in siccità
L'arsura ha fortemente colpito questo campo di riso di Porto Tolle, in Veneto, nel luglio del 2022. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

Il livello di acqua di laghi e fiumi, in Svizzera come in Italia, è ormai sempre più critico a causa di molteplici motivi, legati soprattutto al clima. Il margine per migliorare nella gestione e nello spreco è tuttavia ampio.

Dopo un 2022 che, dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico, ha messo in seria difficoltà vari settori dell’economia e della società, il protrarsi della carenza di acqua all’inverno e presumibilmente anche alla primavera 2023 sta facendo sorgere nuove domande. Tra queste ne emerge una in particolare: se questa fosse una condizione a cui dobbiamo abituarci?

Ad essere toccati dalle conseguenze di questa crisi sono – tra gli altri – l’agricoltura, la salute e la fauna dei laghi e dei fiumi, la possibilità di produrre energia attraverso le dighe, le scorte degli acquedotti comunali, il divampare di incendi boschivi.

L’Osservatorio della siccità del Consiglio nazionale italiano delle ricerche individua quattro tipi di siccitàCollegamento esterno: quella meteorologica, causata dalla carenza di precipitazioni; quella agricola o climatica, dovuta dalla riduzione della disponibilità idrica (per scarse precipitazioni e aumento dell’evapotraspirazione) che ha impatto sulla crescita ottimale delle piante; la siccità idrologica, che vede corsi d’acqua, laghi, acquiferi sotterranei al di sotto di una data soglia e infine la siccità socio-economica, che è associata alla domanda idrica relativa a beni e bisogni economici.

Sempre meno pioggia a sud delle Alpi

In Svizzera, a sud delle Alpi, le ultime precipitazioni significative risalgono ai primi giorni di gennaio e, sotto i 2’000 metri, risulta al momento meno del 30% della neve che vi si trova solitamente in marzo. Non che ad altitudini più elevate la situazione sia molto diversa.

“Le precipitazioni vengono deviate altrove in conseguenza del fatto che i sistemi atmosferici creano delle zone di stabilità a sud delle Alpi”, asserisce alla RSI Massimiliano Zappa, dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), spiegando il perché in territori come il Ticino piove di meno rispetto al passato. L’aria ha una temperatura più alta e necessita di più tempo per saturarsi. Quindi, se non si satura nel momento in cui transita sopra un determinato territorio – che in questo caso è il Ticino –, passa altrove.

Il delta del fiume Maggia non lontano da Locarno fotografato a febbraio 2022.
Il delta del fiume Maggia non lontano da Locarno fotografato a febbraio 2022. © Ti-press

Quanto è però concreto il rischio che situazioni di siccità si ripresentino con regolarità in avvenire? “Non c’è mai stato negli ultimi trent’anni un evento di siccità così generalizzato come negli ultimi due”, precisa Zappa. Ma è anche vero che, a partire dal 2003, “questi fenomeni si sono ripetuti in maniera abbastanza regolare” un po’ in tutta la Svizzera, precisa ancora l’esperto riferendosi per esempio ai periodi di siccità del 2011, del 2015 o ancora del 2018.

Cosa dobbiamo aspettarci?

La sua conclusione, in fin dei conti, è quindi: sì, ci dobbiamo abituare a carenze di risorse idriche, o precipitazioni limitate per un periodo prolungato. Resta invece aperta la questione di come adeguarci a questa tendenza nella migliore delle maniere.

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Intanto, le autorità locali si concentrano nell’attuare misure che possano prevenire dai pericoli derivanti da questa situazione. In diverse parti dei cantoni Ticino e Grigioni c’è un notevole rischio di incendi boschivi. Ciò ha portato a vietare severamente l’accensione di fuochi all’aperto in diverse valli. Inoltre, alcuni Comuni hanno invitato la cittadinanza a moderare l’uso di acque, limitandolo alle attività necessarie, altri hanno invece già introdotto veri e propri divietiCollegamento esterno. L’acqua non potrà essere usata per il lavaggio di veicoli, piazzali, strade, terrazze, tetti, eccetera, nonché per il riempimento di piscine. L’irrigazione di giardini o campi potrà avvenire unicamente in maniera parsimoniosa. Una pratica, questa delle restrizioni imposte a livello locale, che solitamente viene attuata solo nei periodi estivi.

In Italia arriverà il “commissario per la siccità”

La situazione critica vissuta dal Ticino non si limita però ai confini nazionali e, anzi, risulta ancora più rigida oltre frontiera. Tant’è che, per accelerare e coordinare gli interventi volti a limitare i danni della crisi idrica in corso, in un incontro del 21 marzo a Palazzo Chigi, il Governo italiano ha deciso di nominare un commissario nazionale per la siccitàCollegamento esterno.

Un incarico che non è ancora stato attribuito a qualcuno in particolare e che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2023, ma con possibilità di rinnovo e con un perimetro molto circostanziato di competenze.

Secondo i dati dell’Associazione nazionale italiana Bonifiche Irrigazioni (ANBI), all’inizio del 2023, la regione più arida è stata il Piemonte: a Torino il livello del fiume Po è stato inferiore del 46% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (che già era critico). La scarsità di acqua, oltre che dall’assenza di pioggia, è causata anche dalla diminuzione delle riserve di neve sulle Alpi, inferiore oltre del 50% rispetto alle medie storiche.

A peggiorare la situazione sono intervenute temperature più alte della media che hanno portato a un veloce scioglimento. Più bassi rispetto alla media storica sono anche i livelli dei laghi: il Lago Maggiore è al 39% del riempimento, ossia 70-80 centimetri al di sotto rispetto alla media del periodo, quello di Como al 20% e il Lago di Garda al 35%, il livello più basso da almeno 35 anni a questa parte.

Carenze che potrebbero avere un impatto negativo in particolare sulla produzione di riso italiano, del quale si stima che varranno coltivati 8’000 ettari in meno.

Una figura, quella del commissario per la siccità, che, in base ai dati (vedi box qui sopra), sembra più che necessaria, ma la cui funzione non è ancora del tutto chiara. Abbiamo quindi chiesto al portavoce dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (ANBPO), Andrea Gavazzoli, cosa ci si aspetta da questa novità.

“Il quadro della situazione, al momento, è deficitario. Non ancora drammatico, perché la primavera è appena iniziata, ma – a meno che non arrivi pioggia continuata per 40-50 giorni – lo diventerà”, spiega Gavazzoli.

Le rive della penisola di Sirmione, sul Lago di Garda, nell agosto 2022.
Le rive della penisola di Sirmione, sul Lago di Garda, nell’agosto 2022. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

“Le portate delle precipitazioni restano sotto i minimi storici e le catene montuose sono sguarnite di neve. Lo dimostra il livello dei laghi in cui solitamente, in primavera, confluisce l’acqua derivante dalla neve che si scioglie. Ciò fa pensare che nei prossimi 30 giorni, quando inizierà il vero prelievo da parte dell’agricoltura, avremo un livello molto risicato”.

Limitare lo spreco di acqua potabile

Proprio come avviene in Ticino, anche alcune regioni del Nord Italia valutano provvedimenti contro lo spreco. Il Trentino, per esempio, ha vietato la neve artificiale per limitare il dispendio di acqua. 

“Noi siamo un ente tecnico, ci mettiamo a servizio di chi ha un ruolo politico per fornire supporto, dati e informazioni. Ma certo è che una strategia di lungo periodo la cui applicazione diventa sempre più urgente è quella di un utilizzo migliore della risorsa”. Un grosso problema italiano, continua ancora Gavazzoli, è infatti lo spreco di acqua potabile causato dalle perdite che si verificano nella rete di infrastrutture di distribuzione.

Il Fiume Po in secca, nel giugno 2022, nei pressi di Piacenza.
Il Fiume Po in secca, nel giugno 2022, nei pressi di Piacenza. Keystone / Pierpaolo Ferreri

“Non sappiamo ancora cosa aspettarci dal commissario incaricato ma quello che serve – oggi, così come sul medio e lungo termine – sono provvedimenti legislativi per investire nell’efficienza della rete idropotabile”. La rete conta strutture che hanno ormai 60-70 anni e perdono, nel vero senso del termine, acqua per strada.

Possibilità di miglioramento

Inoltre, racconta infine il portavoce di ANBPO, c’è un forte margine di recupero delle acque urbane depurate. “A Mancasale, in Reggio Emilia, è stato creato un impianto che riutilizza le acque reflueCollegamento esterno per l’irrigazione dei campi agricoli e fornisce 10 milioni di metri cubi di acqua: è un progetto virtuoso che andrebbe riproposto anche in altre regioni”.

Altri ambiti su cui si può agire sono lo stoccaggio dell’acqua piovana, di cui in Italia viene sprecato l’89% del totale e trattenuto solo l’11%, e un’adeguata rotazione delle culture. Ossia pensare a quali sono le coltivazioni più idroesigenti e quando alternarne la semina, conclude Gavazzoli.

In momenti critici come quelli rappresentati dagli ultimi anni, ognuno – scusate il gioco di parole – tira l’acqua al proprio mulino. Non c’è quindi da stupirsi se, nel corso dello scorso anno, ci sono stati momenti di tensione tra Svizzera e Italia nella gestione dei livelli dell’acqua, in particolare quella del Lago Maggiore.

Nel giugno scorso, la Regione Lombardia aveva infatti chiesto aiuto al Ticino e alle autorità elvetiche allo scopo di rifocillare le proprie riserve idriche. Una richiesta che non era stata accolta per la mancanza di acqua anche negli invasi del Cantone. Alzare o abbassare il livello del Lago Maggiore di un solo centimetro equivarrebbe infatti a due milioni e mezzo di metri cubi di acqua. Poter sfruttare dieci centimetri in più “versati” nel Ticino e poi nel Po avrebbe significato salvare la stagione irrigua oltre frontiera, ma danneggiare ulteriormente la situazione elvetica, anch’essa in crisi.

Nel frattempo, la collaborazione transfrontaliera è migliorata e di tensioni a livello gestionale non ce ne sono. Questo grazie anche al fatto che, come ci spiega Pierluigi Castiglioni, il presidente del Consorzio del Ticino – l’ente italiano che fino allo sbarramento della Miorina regola il livello di erogazione delle acque – la diga in questione oggi è in completa efficienza.

Alla fine di dicembre 2022, dopo settant’anni in cui non venivano fatti ammodernamenti, sono infatti terminati importanti lavori di rinnovo della struttura, che oggi è in piena efficenza e può regolare l’erogazione dell’acqua secondo la regolamentazione vigente. “Abbiamo fatto la nostra parte, l’unico problema è che continua a non piovere e non nevicare, e il lago non ha la capienza che dovrebbe avere”, conclude Castiglioni.

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