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Sgravi fiscali: la prova del nove per Giuliano Bignasca

Giuliano Bignasca, presidente della Lega dei ticinesi, si batte ancora una volta per una riduzione delle imposte in Ticino.

Il Ticino è un cantone fiscalmente competitivo, tra i più vantaggiosi della Svizzera. Ma con un deficit di 31 milioni di franchi, nel 2007 è stato l'unico a chiudere i conti in rosso.

Cifre rosse, dunque, nonostante la buona crescita economica e gli sforzi di contenimento della spesa. Il deficit è comunque inferiore di quasi 140 milioni di franchi rispetto alle previsioni: il miglior risultato registrato negli ultimi sette anni.

In questo contesto di finanze sotto stretta sorveglianza, i ticinesi si apprestano a votare, il prossimo primo giugno, sull’iniziativa fiscale della Lega dei ticinesi “Per un fisco più vicino alla gente”. Un bel banco di prova per il movimento di Giuliano Bignasca che ha letteralmente trionfato in occasione delle recenti elezioni comunali.

La guerra delle cifre

L’iniziativa, attraverso una modifica delle Legge tributaria cantonale, prevede una serie di sgravi fiscali che i promotori quantificano a circa 120 milioni di franchi. Una somma giudicata “sopportabile, poiché equivale solo al 4% del totale delle entrate del Cantone, pari a circa 3 miliardi di franchi”.

Ma per gli oppositori, gli sgravi fiscali porterebbero reali e consistenti vantaggi soltanto alle classi più abbienti. Con un reddito lordo di 60 mila franchi una persona sola risparmierebbe mediamente all’anno 152 franchi, i coniugati senza figli 64 e i coniugati con 2 figli a carico 13 franchi.

Il Consiglio di Stato e il Gran consiglio raccomandano dunque di respingere l’iniziativa, perché le conseguenze finanziarie saranno pesantissime; comporteranno minori entrate fiscali di 191 milioni di franchi all’anno: 126 milioni per il Cantone e 65 milioni per i Comuni.

Al di là della guerre delle cifre, il confronto è particolarmente acceso perché a livello politico si confrontano sostanzialmente due visione di politica fiscale: quelle che attribuiscono allo Stato anche il ruolo di fornire dei servizi efficienti ai cittadini (liberali radicali, popolari democratici, socialisti) e quelle che vedono nello Stato un vampiro che svena attraverso il prelievo delle imposte i cittadini e le imprese (Lega, Unione democratica di centro e diversi esponenti del partito liberale radicale e del partito popolare democratico).

Competitività fiscale

Eppure già oggi il Ticino è fiscalmente un cantone interessante, come confermanto i rilevamenti dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (2006). Se si calcola l’indice globale dell’onere fiscale tra persone fisiche e giuridiche, è uno dei più vantaggiosi della Svizzera, il terzo dopo Zugo e Svitto. Il Ticino è pure ai vertici della classifica anche nel confronto intercantonale per le persone fisiche: secondo dopo Zugo.

La favorevole politica fiscale del Ticino ha del resto attirato sul suo territorio numerose imprese, anche estere. Per le nuove aziende, per esempio, il Cantone ha la facoltà di autorizzare agevolazioni sulle imposte cantonali sugli utili e sul capitale fino a cinque anni. Adeguandosi in piena autonomia alla linea cantonale, i Comuni, a loro volta, possono concedere sgravi sulle imposte comunali.

Il clima di concorrenza fiscale che regna in Svizzera, peraltro apertamente sostenuta dal Consiglio federale nel nome dell’autonomia cantonale, ha portato diversi cantoni a rivedere le rispettive leggi tributarie. Nel 2006, per esempio, Argovia, San Gallo, Svitto, Glarona, Nidvaldo, Grigioni, Zugo, Appenzello Interno e Uri hanno ridotto le imposte per i cittadini, le imprese e le società.

Sulla concorrenza fiscale il capitolo è tutt’altro che chiuso. L’iniziativa popolare del Partito socialista svizzero “Per imposte eque. Basta con gli abusi nella concorrenza fiscale” è infatti riuscita. Secondo i socialisti occorre porre un freno ad una concorrenza fiscale che spinge i cantoni al limite della legalità.

Risanare le casse del cantone

Se è vero che la pressione fiscale moderata del Ticino è concorrenziale, è altrettanto vero che da molti anni i conti pubblici sono deficitari. La raffica di sgravi fiscali introdotti a partire dal 1995 attraverso quattro pacchetti governativi e due iniziative popolari, ha fatto mancare al Cantone preziose risorse, quantificate in minori entrate di 266 milioni di franchi all’anno.

Il Cantone si è dunque posto come obiettivo di legislatura il pareggio dei conti entro il 2011. “Se l’iniziativa dovesse essere accolta – sottolinea il Consiglio di Stato – questo obiettivo non potrà essere raggiunto se non ricorrendo a drastici e dolorosi tagli alla spesa pubblica e quindi alle prestazioni e ai servizi offerti ai cittadini”.

“È puro terrorismo finanziario” controbattono senza mezzi termini i fautori dell’iniziativa, secondo i quali i margini di manovra per assorbire gli sgravi fiscali esistono. Come? Evitando, per esempio, sprechi e spese inutili. I soldi, insomma, ci sono e non è vero che gli sgravi fiscali svuotano le casse cantonali. Se l’iniziativa venisse respinta, ammoniscono i promotori, i ticinesi dovranno pagare più tasse.

La tesi del Consiglio di Stato gode però del sostegno di una parte importante dell’economia. La priorità nel risanare i conti pubblici motiva infatti l’opposizione all’iniziativa della Lega da parte degli industriali ticinesi.

Secondo l’associazione delle industrie ticinesi “un’auspicabile politica di significativi sgravi fiscali è applicabile e può portare benefici solo a condizione che il bilancio dello Stato sia equilibrato. Si rischia altrimenti – e oggi ci troviamo proprio in questa situazione – di compromettere altri vantaggi competitivi ugualmente importanti di una ancora più moderata imposizione fiscale”.

Diversa la valutatione della Camera di commercio del Cantone che ha deciso di sostenere l’iniziativa della Lega schierandosi nel sostenere “una politica di sgravi fiscali che permetta al Ticino di mantenere una buona competitività, anche e soprattutto fiscale, nel contesto nazionale ed internazionale”.

swissinfo, Françoise Gehring

Il 20 febbraio 2007 la Lega dei ticinesi ha presentato un’iniziativa popolare, sottoscritta da 8383 cittadini, che propone i seguenti sgravi fiscali:

. persone fisiche: la riduzione del 5% dell’imposta cantonale sul reddito, l’aumento da franchi 200 000 a 500 000 della quota esente dell’imposta sulla sostanza, e la modifica degli scaglioni di sostanza imponibile e delle relative aliquote.

. persone giuridiche: la riduzione dal 9% al 7,5% dell’imposta sull’utile e la riduzione dall’1,5 per mille all’1 per mille dell’imposta sul capitale.

In Ticino la politica degli sgravi fiscali è stata avviata dal 1995, con ai vertici del Dipartimento economia e finanze Marina Masoni, esponente di destra del partito liberale radicale.

1996: Il Gran consiglio approva le prime misure di sgravi fiscali.
1998: Il Governo licenzia il messaggio sul secondo pacchetto di sgravi fiscali.
1999: Il Parlamento approva questo secondo pacchetto
2000: La terza manovra di sgravi viene presentata dal Governo e accolta dal Gran Consiglio.
2000: I ticinesi accolgono le iniziative popolari della Lega sugli sgravi fiscali.
2001: Il Consiglio di Stato licenzia il quarto pacchetto di sgravi.
2002: Il Parlamento dà il via libera all’ultima manovra fiscale.

In Svizzera sono autorizzati a prelevare le imposte i Comuni, i Cantoni, la Confederazione e le comunità religiose riconosciute come Chiese nazionali.

Visto che Cantoni e Comuni godono dell’autonomia fiscale, le imposte possono variare molto da un luogo di residenza all’altro.

L’imposta federale diretta, piuttosto modesta, è invece uniforme in tutto il paese. In gran parte è poi riversata nelle casse dei Cantoni e dei Comuni.

Gli introiti della Confederazione provengono soprattutto dalla fiscalità indiretta, come l’imposta sul valore aggiunto e i dazi doganali.

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