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Francia, dimissioni a sorpresa del ministro dell’ecologia

Nicolas Hulot, ministro della transizione ecologica francese, ha annunciato lunedì a sorpresa le sue dimissioni. Ha dichiarato di non potersi rassegnare a una "politica dei piccoli passi" che ritiene insufficiente per superare le sfide ambientali odierne. 

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“Non voglio dare l’illusione che la mia presenza al governo significhi che siamo all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare”, ha dichiarato Nicolas Hulot annunciando poi le sue dimissioni. 

Il responsabile della transizione ecologica francese si è rammaricato dello scarso progresso nella lotta ai cambiamenti climatici e ha precisato di non aver avvertito nessuno in anticipo delle sue dimissioni, né il presidente Emmanuel Macron, né il premier Edouard Phillippe. “E neanche mia moglie”, ha detto. “Se l’avessi fatto, mi avrebbero probabilmente dissuaso ancora una volta”. 

Hulot ha precisato che a spingerlo alla decisione è stato “l’accumularsi di delusioni”, fra cui la poca “complicità” con il ministro dell’agricoltura Stéphane Travert o il fatto che si sappia già al momento in cui gli obiettivi ambientali vengono fissati che non li si raggiungerà per motivi economici.

“Facciamo abbastanza? No.”

“Facciamo tanti piccoli passi, ma sono sufficienti? La risposta è no”, si è rammaricato Hulot. “Abbiamo cominciato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra? La risposta è no. Abbiamo iniziato a ridurre l’uso di pesticidi? La risposta è no. Abbiamo cominciato a frenare l’erosione della biodiversità? La risposta è no.”

Pur sottolineando la sua stima per Macron e Philippe, il ministro della transizione ecologica ha detto che ritiene la loro visione sulle sfide ambientali troppo diversa e che è stato lasciato solo nella lotta “al disastro annunciato” del riscaldamento globale.

“Il pianeta sta diventando un forno, le risorse naturali si stanno esaurendo, la biodiversità si sta sciogliendo come la neve al sole e non sempre consideriamo questi problemi come prioritari”, ha spiegato. “E questo succede mentre ci sforziamo di mantenere, o addirittura di rilanciare, un modello economico che è la causa di tutto ciò”.

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