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Il coronavirus ha ucciso il turismo

Un idilliaca immagine della Svizzera: il lago Lemano, le vigne del Lavaux e in lontananza le Alpi
"La Svizzera verde" cantata da De Gregori resterà per il 2020 un panorama per pochi. © Keystone / Jean-christophe Bott

Il turismo in senso largo è uno dei settori economici che maggiormente sta soffrendo il coronavirus: la domanda in Svizzera è calata dell'80-95%. Inoltre uno svizzero su tre ha accantonato i propri progetti di viaggio all'estero, ma una percentuale ancora maggiore spera di partire.

Tra i settori economici che stanno soffrendo particolarmente dell’epidemia figura il turismo in senso largo. Lo ha ha ricordato Erik Jakob della Segreteria di Stato dell’economia (Seco). 

A tale riguardo, ha aggiunto Jakob, il settore (alberghiero, ristorazione, risalite, ecc) ha subito una vera e propria emorragia della domanda, calata dell’80-95%.

Per quest’anno, la Segreteria di Stato dell’economia calcola una diminuzione del fatturato fino al 35% e poi una lenta ripresa nella seconda metà dell’anno in corso, che dipenderà però anche dal ritmo della riapertura delle strutture. 

Secondo Jakob, tuttavia, una normalizzazione è attesa non prima del 2022.

Per le prossime settimane, la Segreteria di Stato dell’economia dovrà stabilire assieme agli attori del settore quali misure protettive adottare affinché via sia una certa omogeneità. A più lungo termine, sono previsti altri strumenti per sostenere il settore del turismo. 

Svizzera Turismo, per esempio, ha chiesto un credito aggiuntivo di 40 milioni di franchi per promuovere la piazza turistica elvetica: si tratterà insomma di stimolare la domanda, anche quella interna.

Sulla crisi del settore, ecco il servizio del telegiornale:

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Turismo all’estero

La pandemia sta rovinando i piani degli svizzeri per quanto riguarda le vacanze. Secondo un sondaggio, uno su tre ha accantonato i propri progetti, ma una percentuale ancora maggiore spera di partire.

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In effetti, stando all’indagine effettuata dall’Istituto per la comunicazione e il marketing dell’alta scuola di Lucerna, il 38%, a condizione che le restrizioni siano eliminate, prevede di attenersi al piano originale per le ferie, si legge in una nota odierna.

Il 34% dei 1003 intervistati ha invece deciso di annullare il viaggio o cambiare destinazione. A essere state cancellate sono in particolare le vacanze nel centro e sud Europa, così come quelle fuori dal continente. Il 28% ha da parte sua dichiarato che, già originariamente, non aveva previsto niente per il 2020.

Il coronavirus ha influenzato in maniera minore il 20% che ha progettato di svolgere le vacanze in Svizzera. “La grande maggioranza di queste persone resta per ora fedele ai piani”, ha detto, citato nel comunicato, Marcel Zbinden, uno degli autori dello studio. Solo il 7% dei viaggi interni alla Confederazione è stato al momento annullato o ha subito modifiche.

Il turismo indigeno sarà decisivo per sostenere le regioni su cui peserà l’assenza degli stranieri, come la Svizzera centrale, l’Oberland bernese e i Grigioni. L’emergenza in atto costringerà infatti a restare a casa grossi gruppi di ospiti provenienti ad esempio da Asia e Stati Uniti.

Ecco sul tema il servizio del telegiornale.

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