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Sempre più donne e bambini sulla rotta balcanica

Lo indicano le statistiche sui migranti delle organizzazioni internazionali; il perché di questa evoluzione nel reportage dal confine Grecia-Macedonia

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Rispetto ai mesi scorsi, sono sempre più donne e bambini a transitare lungo la rotta balcanica dei migranti. Lo indicano le statistiche elaborate dalle organizzazioni internazionali. Il perché di questa evoluzione nel nostro reportage dal confine tra Grecia e Macedonia.

Sono arrabbiati i tassisti di Gevgelija. Non fanno più affari da quando il governo macedone ha organizzato un servizio di treni che trasferiscono i rifugiati dalla frontiera con la Grecia direttamente a quella con la Serbia. Bloccare il confine in segno di protesta è servito a poco.

“Nessuno ci ascolta; 250-300 persone, e ognuno ha almeno una moglie e un figlio, fanno mille anime che devono mangiare sabbia”.

A Gevgelija la frontiera significa soldi da sempre: con i casinò dove i greci vengono a giocarsi i pochi soldi che ha lasciato loro l’Europa, o le cliniche dove sistemare i denti a prezzi modici. Di questi tempi il business sono i rifugiati, anche le ferrovie l’hanno capito.

Il prezzo è tutt’altro che umanitario: 25 euro per percorrere 176 chilometri su un residuato sovietico, in un Paese dove il salario medio non arriva ai 400 franchi.

Chiediamo alla segretaria di stato agli affari interni, Anastasija Ilievska, se non sia una cifra un po’ alta. Ci risponde che è in linea con quanto chiedono i privati.

I campi di transito si riempiono e si svuotano in continuazione, chi passa di qui ormai ci resta poche ore. Ma una novità c’è, come spiega Mohammad Arif dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati: “Abbiamo notato che ci sono sempre piu donne e bambini, il loro numero supera gli uomini per ora.”

Sono madri e figli che cercano di raggiungere il loro sposo, a cui l’asilo è già stato concesso o è in fase di esame. Dicono di voler andare in Germania o Austria, perché è li che hanno piu chances di essere accolti, ma la loro vera destinazione finale è dove si trova il loro uomo.

“Visto che chiederanno comunque asilo”, osserva Chantal Scholten dell’Unicef, “la risposta umana sarebbe di lasciarli salire su un aereo in Turchia. Così rischiano la loro vita per nulla, spendono 10-20 volte quello che gli sarebbe costato volare, e magari verranno respinti ugualmente”.

Ancor più pericoloso, il fenomeno dei minori non accompagnati, anche se i numeri usciti nelle scorse settimane sono esagerati, frutto più che altro di problemi nei diversi sistemi di registrazione.

“Ci sono da 25 a 50 minori non accompagnati che passano da qui ogni settimana”, dice ancora Scholten. “La maggior parte sono afghani, maschi, tra i 15 e i 17 anni. Sono a rischio: vengono fermati molte volte, e così vengono tolti dalla rete di contatti che hanno durante il viaggio.”

Da qualche giorno gli afghani non possono comunque più entrare in Macedonia, perché non è sicuro che Germania e Austria li prendano, e Skopje non vuole diventare una riserva per migranti.

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