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Seconda nottata di scontri a Belgrado

Due hammer e jeep con a bordo poliziotti muniti di scudi su un ampio viale cittadino al crepuscolo; fari accesi
La polizia è accusata di uso eccessivo della forza. Non è noto quanti siano i manifestanti feriti. Keystone / Andrej Cukic

Si sono protratti fino a mezzanotte gli scontri fra polizia e manifestanti antigovernativi a Belgrado. Solo nelle prime ore di giovedì le forze dell'ordine hanno assunto il controllo dei punti sensibili del centro della capitale serba, teatro per il secondo giorno consecutivo di disordini e violenze per circa quattro ore.

Iniziata in modo pacifico di fronte al Parlamento, con fischietti e slogan, la protesta è degenerata: agenti in assetto antisommossa e centinaia di dimostranti violenti si sono affrontati in una vera e propria guerriglia urbana. Al lancio di sassi, bottiglie e fumogeni dei facinorosi -che hanno incendiato cassonetti e altri contenitori- la polizia ha risposto con manganelli e gas lacrimogeni.

Dieci poliziotti risultano feriti ma le stesse forze dell’ordine sono accusate di uso eccessivo della forza, dopo che su Internet hanno iniziato a circolare immagini di manifestanti presi a manganellate. Non è noto quanti di essi abbiano dovuto essere soccorsi.

Già la notte precedente una vasta area del centro città era stata trasformata in campo di battaglia.

Immagine di centro città con incrocio, semafori, pubblicità. Si intravvedono agenti anti-sommossa manifestanti e fumogeni
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È ormai evidente che alla base della protesta non ci sia soltanto l’insoddisfazione per le annunciate nuove restrizioni anti-Covid in Serbia, bensì motivazioni politiche e di ostilità al governo e al presidente Vucic.

Nella tarda serata di mercoledì, dopo le manifestazioni che hanno visto in tutto circa 5’000 persone per le strade della città, il ministro dell’interno Neboisa Stefanovic ha stigmatizzato i nuovi disordini nella capitale, affermando che nel Paese a nessuno sarà consentito di prendere il potere senza partecipare alle elezioni nel rispetto delle regole democratiche.

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Nel servizio RSI, i dettagli sul contagio e le restrizioni in Serbia, e le voci di alcuni dimostranti.

“È chiaro che non si tratta del coronavirus o delle misure restrittive prese per l’epidemia, ma solo ed esclusivamente di violenza pura e gratuita”, ha detto Stefanovic in una conferenza stampa. Chiunque può protestare e manifestare pacificamente, ha proseguito il ministro, ma chi esce per strada solo per atti di violenza verrà perseguito e ne risponderà nei termini di legge, ha concluso.

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