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Svizzeri al voto su armi, tassazione delle imprese e pensioni

una mano tende un giornale su cui ci sono immagini di armi.
Se nel voto popolare del 19 maggio la revisione della leggi sulle armi sarà approvata, per l'acquisto di armi semiautomatiche in Svizzera si dovrà ottenere un'autorizzazione speciale. © Keystone / Alexandra Wey

Due adattamenti delle disposizioni svizzere a norme internazionali sono in votazione popolare domenica nella Confederazione. L'elettorato elvetico si pronuncia su un inasprimento della legge sulle armi e su un nuovo sistema di tassazione delle società, collegato con il finanziamento delle pensioni AVS.

Al verdetto popolare sono sottoposte due riforme che riguardano delle antiche tradizioni elvetiche: la passione per le armi e i regali fiscali alle grandi società. Gli standard internazionali sono evoluti e la Svizzera deve adattare le sue prassi per mantenere buone relazioni con i Paesi vicini. I cambiamenti proposti sembrano convincere l’elettorato: secondo i risultati dell’ultimo sondaggio dell’istituto di ricerca gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, si profila un doppio “sì”.

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I votanti devono decidere se accettare di trasporre nel diritto svizzero la direttiva europea sulle armi. Con un disciplinamento più restrittivo, l’UE mira a controllare meglio questo commercio e migliorare la tracciabilità delle armi, al fine di ridurre il rischio che armi automatiche e semiautomatiche entrino in mercati illegali e finiscano nelle mani di criminali.

Il governo svizzero è riuscito ad ottenere alcune eccezioni, sottolineando l’importanza delle società di tiro nel Paese e la tradizione del soldato che porta a casa il suo fucile d’assalto. Con la revisione della legge sulle armi, quelle semiautomatiche passano nella categoria delle armi vietate. Concretamente ciò non significa che siano bandite dal territorio elvetico, bensì che per il loro acquisto e possesso occorre richiedere una cosiddetta autorizzazione eccezionale.

Gli acquirenti dovranno giustificarsi

I tiratori sportivi potranno quindi continuare ad utilizzare armi automatiche o semiautomatiche, ma dovranno richiedere tale autorizzazione e dimostrare di far parte di una società di tiro. I soldati mantengono il diritto di tenere il proprio fucile a casa e di utilizzarlo per il tiro sportivo, anche quando sono prosciolti dall’obbligo del servizio militare.

Governo, parlamento e tutti i partiti politici, ad eccezione dell’Unione democratica centrale (UDC, destra conservatrice), sostengono la revisione della legge sulle armi. Essi ritengono che questi adattamenti non compromettano la tradizione elvetica del tiro e che permettano alla Svizzera di rimanere nello spazio Schengen. Avvertono che se la trasposizione della Direttiva europea nel diritto elvetico fosse respinta, la cooperazione con i paesi firmatari degli accordi di Schengen-Dublino rischierebbe di interrompersi automaticamente.

Il referendum è stato lanciato dalla Comunità di interessi del tiro svizzeroCollegamento esterno, secondo la quale questa revisione “significherebbe la fine del tiro come sport popolare e renderebbe il nostro diritto di possedere armi un semplice privilegio”. Sul fronte dei partiti politici, l’UDC raccomanda di respingere la nuova legge, poiché vede in essa un primo passo verso il disarmo completo degli svizzeri. Ritiene inoltre che la cooperazione con i paesi dello spazio Schengen non sia in pericolo.

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Meno tasse, più soldi per le pensioni

L’altro quesito sottoposto domenica al popolo riguarda una complessa e tecnica riforma fiscale delle imprese (RFFA). Si tratta di una seconda versione di un progetto – la RII III – che era stato bocciato dal popolo nel 2017.

La Svizzera si è impegnata a rispettare le norme dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che impongono l’abolizione dei regimi fiscali privilegiati accordati alle società straniere. Governo e parlamento propongono pertanto un progetto che soddisfi questi requisiti, mantenendo al contempo imposizioni fiscali attrattive e correggendo i difetti della RII III.

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Il progetto prevede la diminuzione dell’aliquota d’imposizione per tutte le società, sgravi fiscali sugli utili dei brevetti e detrazioni dalle imposte di costi di ricerca e sviluppo, ma limitati. La riforma prevede d’altra parte maggiori compensazioni per aiutare i Cantoni e i Comuni a far fronte al calo del gettito fiscale.

Durante l’esame del progetto, il parlamento ha trovato un nuovo compromesso con l’aggiunta di una peculiarità: ha collegato questa riforma al finanziamento dell’assicurazione vecchiaia (AVS). Ciò significa che i 2 miliardi di imposte che non finiranno più nelle casse dello Stato saranno versati nella cassa dell’AVS, grazie a una maggiore partecipazione della Confederazione e a un aumento dei prelievi sui salari a carico dei dipendenti e dei datori di lavoro.

Partiti divisi

La maggioranza del parlamento (socialisti, liberali radicali, popolari democratici) sostiene questa riforma, sottolineando che consente alla Svizzera di adeguarsi rapidamente agli standard internazionali pur rimanendo attrattiva. Ritiene che si tratti di un buon compromesso grazie a questo aiuto per l’AVS.

Il referendum è stato lanciato dai Verdi, da altri partiti di sinistra e da alcuni sindacati. Ma anche i Verdi liberali sono contrari al progetto, così come diversi comitati composti di giovani di tutti i partiti.

Una delle principali critiche è il legame con il finanziamento dell’AVS: gli oppositori denunciano un voto antidemocratico che costringe i cittadini a decidere una sola volta su due questioni diverse. I promotori del referendum considerano inoltre questa riforma come un regalo alle grandi imprese, a scapito delle casse pubbliche, e come un incoraggiamento all’evasione fiscale internazionale.

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Dock du grand canal à Dublin

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(Traduzione dal francese)

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