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Scompaiono i licheni? L’ambiente è in pericolo!

Licheni, cartine di tornasole dell'ambiente. smith2.sewanee.edu

Appena pubblicata in Svizzera, la Lista rossa dei licheni fa stato della scomparsa di numerose specie di questi organismi simbiotici, soprattutto nelle zone agricole.

Per gli specialisti, è un segno di grave degrado ambientale.

L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAFP) ha pubblicato in questi giorni un documento che, di primo acchito, potrebbe far sorridere: la cosiddetta Lista rossa dei licheni.

Ma gli specialisti dell’UFAFP non hanno la vocazione e nemmeno l’intenzione di divertire il pubblico. Anzi. Con questa lista rossa intendono piuttosto lanciare un ennesimo grido d’allarme sullo stato di salute dell’ambiente naturale, specialmente nelle zone alpine, con molte attività sportive e ricreative, nelle zone agricole e in quelle insediate, dove i licheni sembrano più minacciati.

Anche in altre zone, però, i licheni non stanno sempre bene. A livello nazionale, stando alla Lista rossa appena pubblicata, circa il 37 per cento dei licheni è oggi minacciato d’estinzione o è già scomparso.

Le specie più minacciate

I pericoli maggiori li corrono i cosiddetti licheni epifiti, quelli cioè che crescono sulla corteccia degli alberi, visto che sono minacciati di estinzione nella misura del 44 per cento della popolazione. Mentre questa proporzione scende al 24 per cento, per quanto concerne i licheni terricoli, che vivono sulle rocce, sul terreno o sui tetti.

Organismi simbiotici nei quali certe specie di funghi convivono con delle popolazioni di alghe, i licheni, sono molto sensibili all’inquinamento atmosferico e alle modifiche subite dai loro habitat. E costituiscono quindi degli ottimi indicatori della qualità ambientale.

Per cui, se i licheni sono minacciati, significa che l’ambiente circostante non sta bene. Gli esperti dell’UFAFP ne deducono che bisogna tornare a gestire foreste e agricoltura nel rispetto degli ambienti naturali. Evitando per esempio che siano contagiati da concimi agricoli e di altri prodotti inquinanti.

Se si vogliono preservare licheni epifiti sani, è indispensabile che vengano preservati le vecchie foreste, i pascoli, gli alberi vecchi, i boschetti isolati e i grandi alberi fruttiferi. Per i licheni terricoli sono invece di fondamentale importanza i prati secchi su suolo calcareo o acido, le terrazze alluvionali e i prati alpini.

Utilizzati fin dall’antichità

L’uso dei licheni da parte dell’uomo risale agli antichi Egizi, che ne adoperavano alcune specie per farne farina da pane. E addirittura, c’è chi ritiene che la biblica manna altro non fosse che un a specie di lichene del deserto, la Lecanora esculenta, tuttora chiamata “pane del cielo”.

Ma l’uomo si è servito dei licheni non solo a scopo alimentare, ma anche curativo. Soprattutto nel XV secolo, allorché si credeva le piante avessero proprietà medicinali, secondo le loro caratteristiche morfologiche. Per cui, i licheni la cui forma ricorda gli alevoli dei polmoni, veniva impiegata per curare le malattie dell’apparato respiratorio, mentre i filamenti di un altro lichene erano usati per la cura dei capelli.

Oggigiorno, i licheni sono noti soprattutto per le loro caratteristiche biologiche: essendo in grado di accumulare vari elementi, soprattutto metalli pesanti che si trovano nell’atmosfera, vengono utilizzati per il cosiddetto biomonitoraggio.

Il tallo, ovvero il corpo vegetativo del lichene, ha infatti la facoltà di mantenere informazioni relative a periodi di tempo piuttosto lunghi. Così, i biologi possono approfittarne, per studiare la presenza di inquinanti nell’atmosfera sul lungo periodo.

È quanto fanno anche, all’Istituto federale di ricerche di Wädenswil, gli esperti dell’UFAFP. E che continueranno a fare, se i licheni non finiranno per scomparire del tutto.

Fabio Mariani, swissinfo

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