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Schiaffeggiò figlia “scostumata”, condannato

In vacanza sul Mar Rosso, lo svizzero d'origine egiziana aveva picchiato la ragazza e un'amica per aver frequentato ragazzi la sera

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È stato condannato con un decreto d’accusa il cittadino svizzero di origine egiziana del Bellinzonese che lo scorso luglio, durante una vacanza sul Mar Rosso, aveva picchiato la figlia e l’amica per aver offeso, a suo dire, i costumi locali.

L’uomo ha impugnato la decisione; il caso approderà quindi alla Pretura penale.

Viveva in Svizzera da tempo ma i costumi occidentali delle due ragazze lo mettevano in imbarazzo e in cattiva luce nel suo paese. Perché non riteneva adeguato che due adolescenti si atteggiassero in quel modo in spiaggia a Soma Bay, sul Mar Rosso, ma soprattutto che si incontrassero la sera con dei ragazzi coetanei.

È proprio questo episodio che lo ha fatto scattare, prendendo a calci e schiaffeggiando la figlia e l’amica, arrivando anche a minacciarla con un coltello da sub. Proprio l’amica, una volta rientrata in Ticino, aveva raccontato tutto.

La vicenda, che risale al luglio 2015, nei giorni scorsi si è tradotta in un decreto d’accusa. Il cittadino svizzero di origine egiziana del Bellinzonese – che in parte ha ammesso i fatti – è stato infatti ritenuto colpevole di lesioni semplici, minaccia, vie di fatto e violazione del dovere di assistenza o educazione.

Accuse legate sia all’episiodio sul Mar Rosso, sia a maltrattamenti ai danni della figlia commessi nei tre anni precedenti. Figlia che nel frattempo è stata tolta ai genitori.

Per lui il procuratore pubblico Zaccaria Akbas ha proposto una pena di 90 aliquote giornaliere sospese e una multa di 800 franchi. Un decreto che l’uomo ha già impugnato.

Prosciolta invece da tutte le accuse la moglie del cinquantaduenne, insegnante di professione.

Un caso che riapre la questione dell’integrazione e delle differenze culturali sulla figura e il ruolo della donna. Il legale dell’uomo, Mario Branda, è anche presidente della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri.

Da noi raggiunto, Branda rileva che il compito di ogni avvocato che fa bene il suo lavoro è fare gli interessi del cliente, sottolineando come il caso – riferendosi alla moglie – si sia già ridimensionato.

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