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Vuoi cambiare il contratto del cellulare? Povero te…

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Hypercorsivo di Massimo Donelli

Verrà un giorno in cui TelecomCollegamento esterno, VodafoneCollegamento esterno e WindCollegamento esterno saranno il paradiso del consumatore?

Dio voglia.

Perché qualunque italiano abbia avuto a che fare con le suddette grandi sorelle sa che ti rimbambiscono con tariffe complicate, le cambiano in continuazione e, non di rado, hai la sensazione che ti trattino come un suddito, anzi, un untermenschCollegamento esterno, per dirla in tedesco evocando tristi ricordi storiciCollegamento esterno

Se sei un cliente consumerCollegamento esterno, infatti, promettono una cornucopia di minuti, messaggi verso tutti, internet illimitato.

Alla prova dei fatti, le prestazioni sono spesso inferiori alle aspettative (pretendiamo troppo?) e leggere la bolletta è agevole come trovare la strada in una notte di nebbia fitta (siamo incapaci, evidentemente…).

Provi a protestare?

Ti ritrovi a parlare con il poverocristo di un call centerCollegamento esterno, di solito delocalizzato in AlbaniaCollegamento esterno, che, come un robotCollegamento esterno, dà solo risposte prefissate ed è preparato a beccarsi tutti gli insulti possibili e immaginabili senza reagire.

Quindi, anche se strepiti non risolvi niente.

E allora, per orgoglio, per spirito di revancheCollegamento esterno, per fare un dispetto, cambi compagnia telefonica.

Povero te…

All’inizio strappi condizioni che ti sembrano (un pochino) migliori.

Poi, piano piano, scopri che, se ti è andata bene, sei passato dalla padella direttamente nella brace.

Che cosa fai, a quel punto, cambi di nuovo?

È inutile.

Ormai lo sai.

E, così, resti per… sfinimento.

Un prigioniero digitale, ecco che cosa diventi.

Ancor peggio se sei cliente businessCollegamento esterno, ovvero hai la partita IVACollegamento esterno o una società.

Qui la inc.cool.8, per citare l’ultima, geniale invenzione del mitico Maurizio CrozzaCollegamento esterno, raggiunge vette inimmaginabili.

Come lo so?

Parlo per esperienza diretta.

Nel febbraio del 2014 dopo aver valutato le offerte di Telecom e Wind (escludendo Vodafone, che all’epoca non aveva segnale nella zona in cui vado in vacanza), per la mia neonata piccola società decido di scegliere Wind.

Mi mandano, come dicono loro, “un commerciale“, cioè un agente.

Nella fattispecie, si chiama Nicolò.

Svelto di parola, gentile oltremisura, il giovanottino sembra che non abbia nella vita altro scopo che la mia felicità.

Risponde come un lampo a tutte le e-mail, richiama subito se è occupato, non si perde un SMSCollegamento esterno.

Ma guarda che fortuna, mi dico.

E decido di legarmi totalmente a Wind: fisso, ADSLCollegamento esterno, cellulare…

Un bel pacchetto unico con tanti saluti a Telecom.

Che, mentre Nicolò mi liscia, informato del mio addio, reagisce.

Come?

Un energumeno del 187, il servizio assistenza, sbraita nella cornetta.

Dice che mi pentirò della scelta; che mi hanno ingannato; che “fanno sempre così con i vecchi” (all’epoca avevo 60 anni); e che, insoddisfatto, certamente tornerò indietro.

Figurati, penso.

Io ho il buon Nicolò, il mio angelo custode…

E chiudo bruscamente la conversazione con l’energumeno, giurando a me stesso che Telecom non mi vedrà mai più.

Ma, firmato il contratto, Nicolò sparisce.

Letteralmente.

Non risponde più né alle e-mail né agli SMS.

Il suo telefono suona a vuoto.

E al primo inghippo, così, finisco, giocoforza, per chiamare il 1928, entrando nel magico mondo del “servizio Wind riservato ai clienti business”.

Se pensate a un club esclusivo per pochi, fortunati eletti, beh, siete fuoristrada.

Internet sul tuo smartphoneCollegamento esterno va come una lumaca?

Chiami, aspetti per un tempo infinito, ascolti un disco registrato, digiti il tasto per parlare con un tecnico e quando, finalmente, lo becchi, ti rimbalzano sul commerciale.

Parli con il commerciale e scopri che hai esaurito il pacchetto datiCollegamento esterno: fino alla prossima scadenza di bolletta girerai alla velocità minima. A meno che…

…paghi.

Se paghi – di più, naturalmente – aumenti il numero di gigabytesCollegamento esterno e vai tranquillo.

Ok, dico, procedete: mi garantite che quando chiuderemo questa conversazione viaggerò subito su internet come una scheggia?

No, signore. Ci vorranno almeno due giorni“.

E perché?

Questioni tecniche“.

Piglia, incarta e porta a casa.

Ma il bello deve ancora arrivare.

Perché, quintuplicati i gigabytes, aggiungendo un bel po’ di euro al… tutto incluso, poche settimane dopo, in pieno agosto, mi ritrovo di nuovo nella dimensione lumaca.

Che cosa è successo?

Stavolta lo capisco da solo: colpa del tetheringCollegamento esterno.

Infatti, collegando lo smartphone al tabletCollegamento esterno per leggere i quotidiani ho divorato bytes con la stessa foga con cui Alberto SordiCollegamento esterno s’ingozza di pasta nella celebre scena di Un americano a Roma.

E allora richiamo il 1928: posso aumentare ancora i giga?

Sì, però dobbiamo chiudere il vecchio contratto e aprirne un altro. Che costa più di quello che lei ha“, mi dice la poveracrista del call center. “Ma per aprire quello nuovo – aggiunge – devono passare almeno 24 ore“.

Mi chiede: “Procedo alla chiusura?“.

E io, ignaro, rassegnato, sventurato, rispondo sì.

Patatrac!

Il giorno dopo chiamo e scopro che non c’è verso di riavere, pagando s’intende, il massimo dei giga: non meglio precisati problemi tecnici richiederanno almeno quindici giorni per sistemare la faccenda.

Nel frattempo, potrò navigare solo alla velocità minima.

Lei non doveva chiudere il vecchio contratto, signore, ha sbagliato“, mi dice una capessa dei povericristi.

Esasperato urlo: ma se me l’avete detto voi!

Silenzio.

Bene, sapete che c’è?

Fine, stop, addio: vi mando al diavolo, non ne posso più!

Vi voglio dare più soldi e me lo impedite?

Volete che mi trascini sul web come una lumaca per due settimane?

Me ne vado! Ha capito? Me ne vado!

Risposta: “Se vuole dare disdetta, deve mandare una raccomandata“.

Ovvero: se te ne vai, non ci importa nulla…

Ah sì?

Ora mi attrezzo e poi vi saluto.

Gongolo al pensiero della vendetta.

Ma – come vedrete – sono solo un povero illuso…

Tanto per cominciare, venendo meno al solenne giuramento, scrivo al servizio business di Telecom.

E, subito dopo, decido di scrivere anche a quello di Vodafone.

No, Vodafone no.

Non posso.

Perché?

Perchè per mandare una e-mail mi devo registrare sul loro sito.

Registrarmi?

Non ci penso nemmeno!

Anzi, sì.

(Ormai sto cedendo su tutto il fronte…)

Ok, mi registro.

Impiego dieci buoni minuti per riempire la scheda e la invio.

Contenti?

Posso scrivere finalmente?

No, devo aspettare 24 ore perché il sistema mi “prenda in carico“.

Ma come?

Di nuovo: voglio darvi dei soldi e fate di tutto per rallentare la faccenda?

Esasperato, decido di lanciare un S.O.SCollegamento esterno.

Ho un’amica che lavora a Vodafone.

Le scrivo una e-mail spiegando che vorrei mollare Wind e passare con loro.

L’amica è in vacanza, ma conoscendola, sono certo che appena torna al lavoro mi aiuterà.

Intanto, verso fine agosto, risponde Telecom.

Una risposta automatica che, in sintesi, dice: “Sarà contattato al più presto da un nostro incaricato commerciale“.

Passano quasi due mesi.

Siamo, ormai, a ottobre avanzato.

Sentito qualcuno di Telecom, voi?

Io no.

Chisseneimporta!

Nel frattempo, infatti, l’amica di Vodafone si è data da fare e mi contatta una gentile agente di una società esterna che lavora per il colosso multinazionale.

Vedi?

In Italia ci vuole sempre la raccomandazione, penserete a questo punto della storia.

Sbagliato.

Seguitemi e ve lo dimostro.

Dalla prima telefonata, il 3 settembre, a oggi ho avuto due incontri (il secondo su mia insistita sollecitazione) con la gentile agente inviatami da Vodafone.

Nel primo ho spiegato che cosa mi serviva.

Nel secondo mi è stata presentata l’offerta.

Tira di qua, molla di là, alla fine sembrava ci fossimo.

Andava solo rimesso tutto nero su bianco e spedito alla mia e-mail per una verifica definitiva.

Ma la gentile agente è sparita.

L’ho vista l’ultima volta il 23 settembre.

Ho aspettato fino al 13 ottobre.

Poi le ho mandato una e-mail.

Manco mi ha risposto…

Capito, ora, che in questo mondo telefonico nemmeno le raccomandazioni bastano?

Riepiloghiamo.

Wind prima ti liscia, poi ti abbandona.

Telecom ha la possibilità di riprendersi un cliente e non lo fa.

Vodafone può acquisire velocemente un nuovo abbonato, invece perde tempo.

Mi sento più sfortunato di PaperinoCollegamento esterno.

Nell’attesa di ribeccare la gentile agente, così, decido di sfogarmi e chiamo mia figlia che vive a Londra.

Lei mi racconta che, dopo averli usati, ha riportato una borsa scucita e un paio di pantaloni fallati ai punti vendita delle due catene in cui li aveva acquistati.

Senza esibire alcun scontrino – ripeto: senza esibire alcun scontrino – ha ricevuto, in un caso, un buono-acquisto; e, nell’altro, addirittura i contanti.

Assieme alle scuse e a gentili sorrisi.

Ecco.

Io, invece, sto tentando da due mesi di cambiare gestore e non ci riesco.

Capito come gira il mondo?

Lassù, tra gli anglosassoni, il consumatore è un sovrano.

Quaggiù, invece, è un suddito.

Su tutta la linea.

Telefonica e non…

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