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Spiagge in affitto, scandalo al sole

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di Aldo Sofia

Recita la pubblicità: “Una perla di indiscussa bellezza, mare limpidissimo, spiaggia di sabbia dorata, servizio a cinque stelle”. È tutto vero, per una volta l’annuncio corrisponde alla verità. Lo stabilimento balneare in questione si trova in Puglia. Occupa in totale 1.028 metri quadrati, appunto di sabbia dorata. Terreno pubblico dato in concessione dallo Stato. Per poter beneficiare dei guadagni garantiti da questo autentico “gioiello”, vi chiederete quanto devono pagare i gestori al demanio marittimo. Una botta? E invece no. Versano 1.328 euro all’anno. La bellezza di….110 euro al mese. Come un posto auto in una qualsiasi media città della Penisola.

La cifra può variare da costa a costa, e da stabilimento a stabilimento. Ma la sostanza della musica non cambia. Dal Nord al Sud, l’ “affitto” delle spiagge rimane quasi ovunque irrisorio per i trentamila imprenditori balneari italiani. Spiagge quasi regalate per “lidi” che occupano non meno di novecento chilometri di costa; di media uno stabilimento ogni 350 metri di mare utili alla balneazione; come dire 18 milioni di metri quadrati di arenile. Le spiagge sono state definite “l’oro di tutti”, ma sul piano imprenditoriale e dei benefici economici rimane un privilegio di pochi. Una lobby potente. E uno Stato che, nonostante la grande sete di risorse per rianimare le anemiche casse pubbliche, si accontenta di introitare tasse per poco più di 100 milioni all’anno. Con una stima di evasione fiscale che, qualche anno fa, la stessa Agenzia del Demanio aveva quantificato attorno al 50 per cento.

“Uno scandalo al sole”, è stato anche definito, mutuando il celebre titolo del film di Delmer Daves. Uno scandalo – sottolinea il WWF, autore di un dettagliato rapporto – “che è sotto gli occhi di tutti, e a rimetterci non è solo l’erario, ma anche ambiente e paesaggio”. Un’anomalia tanto clamorosa da interessare anche l’UE. È infatti del 2006 la “direttiva europea Bolkestein” che, per spezzare questo tipo di monopolio, doveva cambiare tutto. Invece, nove anni dopo, non è cambiato nulla nell’assegnazione e per le durate delle concessioni in Italia.

La direttiva di Bruxelles è chiara: alla scadenza dell’ “affitto” il titolare non ha alcun diritto di prelazione; e, soprattutto, le gare di concessione devono essere aperte a tutti, con concorso pubblico. Per evitare le sanzioni europee per la mancata applicazione della direttiva, il governo di Roma ha prorogato le concessioni fino al 2020, mentre tra i “balneari” c’è addirittura chi propone di portarne la validità dagli attuali sei anni a ben 30 anni. Ma c’è un…ma. Due ricorsi contro la proroga quinquennale potrebbero essere accolti dalla Corte di giustizia europea: sarebbe il caos, e scatterebbe comunque la mega-multa UE. Pagata naturalmente anche da chi d’estate fa a meno, volontariamente o no, di lettino e ombrellone.

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