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Specchio delle mie brame, chi ha più soprannomi in questo reame?

Matteo Renzi in visita ufficiale in Ucraina keystone

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Giulio AndreottiCollegamento esterno era “BelzebùCollegamento esterno“.

Bettino CraxiCollegamento esternoil cinghialoneCollegamento esterno“.

Ciriaco de MitaCollegamento esternoun intellettuale della Magna GreciaCollegamento esterno“.

Romano ProdiCollegamento esternoil mortadellaCollegamento esterno“.

Ma Silvio BerlusconiCollegamento esterno li ha battuti tutti…

Filippo CeccarelliCollegamento esterno, giornalista de la RepubblicaCollegamento esterno che possiede un archivio sterminato sui politici italiani, è arrivato a contare 30 soprannomi in 25 anniCollegamento esterno, tra cui “cavaliere, psiconano, berluscaz, caimano, papi, il nano malefico, lui, il dottore, sua emittenza, il cavaliere mascarato, berlusca, berluscaiser, l’unto, al tappone, Kim il Silvio, il banana, il bandana, testa d’asfalto, il cainano, il nano pelato, il presidentissimo, berluscone, burlescone, bandanano“.

Che elenco, vero?

Da record.

Un record inattaccabile, hanno pensato tutti.

A cominciare, naturalmente, dal diretto interessato.

Che, pur di primeggiare, non bada tanto al sottile.

Ma i record, si sa, sono fatti per essere battuti.

E anche quello dei soprannomi berlusconiani non sfuggirà alla regola.

Anzi, per dirla tutta, è già seriamente in pericolo.

Insidiato da chi?

Ma da Matteo RenziCollegamento esterno, naturalmente.

In pochissimo tempo, infatti, il premier ha scalato la speciale classificaCollegamento esterno collezionando una raffica di nomignoli.

E, del resto, precoce com’è in tutto, già da ragazzo Matteo aveva fatto la qualunque pur di guadagnarseli.

In una curiosa antologiaCollegamento esterno del settimanale l’EspressoCollegamento esterno dedicata al Renzi privato, per esempio, si possono leggere due gustosi aneddoti di gioventù che rivelano altrettanti soprannomi.

Il primo: “Al liceo lo chiamavamo il Bomba, perché le sparava grosse…” ha raccontato un ex compagno di classe intervistato dall’emittente fiorentina Lady RadioCollegamento esterno.

Il secondo: “Si fa eleggere rappresentante di classe. Entra negli scout. Guida un gruppo in una gita in Garfagnana: si perdono in un bosco, passano la notte all’addiaccio. I compagni lo chiamano «Mat-teoria», perché parla parla ma poi a lavorare sono sempre gli altri“.

Non gli va meglio – in quanto a malignità – da quando occupa Palazzo ChigiCollegamento esterno, dove è entrato con il soprannome di “rottamatoreCollegamento esterno” (inglesi e americani scrivono “demolition-manCollegamento esterno“).

Ovvio: chiunque guidi il Paese diventa subito un bersaglio.

E, così, Beppe GrilloCollegamento esterno, uno specialistaCollegamento esterno nella presa in giro, lo chiama l'”ebetino di Firenze“; oppure “Renzi ‘a menzogna” (sulla falsariga di “Genny ‘a carogna“); o, ancora, “Renzie” (da FonzieCollegamento esterno, per via del chiodoCollegamento esterno che indossò ospiteCollegamento esterno di Maria De FilippiCollegamento esterno nel corso del talent show AmiciCollegamento esterno).

Roberto D’AgostinoCollegamento esterno, su DagospiaCollegamento esterno, alterna “premier cazzaro” con “pittibimbo“.

Gianpaolo PansaCollegamento esterno, su LiberoCollegamento esterno, lo definisce abitualmente “Chiacchierone fiorentino” o “Squaletto fiorentino“.

Ma il più velenoso è stato certamente Ferruccio de BortoliCollegamento esterno, che, nel congedoCollegamento esterno dal Corriere della seraCollegamento esterno, l’ha descritto prima come un “maleducato di talento“, poi come un “giovane caudillo“. E, successivamente, in una intervistaCollegamento esterno al periodico Linus,Collegamento esterno l’ha liquidato così: trattasi di un “clone” di Berlusconi.

Comunque, vanitoso qual è, Matteo gongola.

Eccome gongola!

La strepitosa imitazioneCollegamento esterno di Maurizio CrozzaCollegamento esterno e la pioggia di soprannomi, infatti, non sono null’altro che un inequivocabile certificato di popolarità.

Significa che sei entrato nell’immaginario collettivo.

E che tutti, con simpatia o con rancore, guardano a te.

E solo a te.

Lo ha ben spiegato Francesco MerloCollegamento esterno con un articolo sul mensile GQCollegamento esterno.

Ha scritto l’editorialista de la Repubblica: “Che nel 2014, dopo 20 anni, sia finalmente nato un altro leader lo certifica la quantità dei soprannomi, davvero tanti in un anno, che in Italia sbeffeggiano ma proteggono la leadership, la riconoscono irridendola: dal Mascellone a Belzebù, dal Mortadella al Caimano il dileggio della denominazione ha segnato la dominazione. E infatti già all’esordio, Renzi è sbertucciato ‘il Boy’ perché vuol fare il Tony Blair, ma senza essere passato per Oxford e portando in eredità alla sinistra non il liberismo di ferro della Thatcher, ma quello di plastica di Berlusconi (…) al cav. lo assimilano i soprannomi ‘il Piazzista’ e ‘il Venditore di pentole’, succedanei del ‘Berluschino’. Finché diventano una sola persona – ‘Renzusconi’ – con il patto del Nazareno, l’accordo, non si sa se virtuoso o scellerato, tra ‘il Pregiudicato’ e ‘lo Spregiudicato'”.

Malignamente, Merlo ricorda che Renzi perfino negli Stati Uniti si è guadagnato un soprannome: “(…) quando a Roma incontrò Obama, l’autorevole giornale americano “Politico”, lo raccontò come un “eager puppy”, un cagnolino sempre scodinzolante”.

Certo, anche i compagni d’avventura di Renzi hanno i loro nomignoli.

Angelino AlfanoCollegamento esterno è “Angelino JolieCollegamento esterno” (copyright Marco TravaglioCollegamento esterno).

Elena Boschi è “la GiaguaraCollegamento esterno” oppure “la Leoparda della LeopoldaCollegamento esterno“.

Mentre l’ombra del premier, Luca Lotti, è “il LampadinaCollegamento esterno“.

Ma si tratta di… luce riflessa.

L’occhio di bue è, perennemente, puntato su Renzi, solo su Renzi.

Un americano a Roma” che, dopo aver stordito di parole gli italiani, ne ha avute, com’è naturale, qualcuna indietro.

E, appunto, in nemmeno due anni di governo (li compirà il 22 febbraio 2016), ha già collezionato 19 soprannomi.

Facciamo due conti, dai.

Silvio 30 soprannomi in 25 anni; Matteo 19 (inclusi i due giovanili) in 21 mesi.

Non ci vorrà molto, quindi, perché l’ex Cavaliere diventi anche l’ex campione…

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