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Raddoppia la “povertà assoluta”? Un assordante silenzio

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di Aldo Sofia

Uno pensa, “e ora, di fronte a questa statistica, chissà che valanga di reazioni, di analisi approfondite, di politici preoccupati, di interventi parlamentari”. Invece no. Sui giornali, tutto sfuma e scompare nell’arco di 24 ore, cancellato da titoloni che la categoria ritiene assai più appetitosi: la pasticciata riforma del Senato, il duello fra Renzi e l’Europa, gli immancabili guai politico-giudiziari di Berlusconi, l’ultima invettiva di Grillo, Conte che lascia la panchina della Juve perché non gli danno un paio di splendidi e milionari giocatori, e via cantando.

Eppure, la statistica in questione è di quelle che dovrebbe scuotere anche le coscienze più assopite; o comunque allarmare un’intera classe politica, senza distinzioni ideologiche. È quella relativa alla “povertà assoluta”. Che secondo i dati ISTAT, mica del giornalaio sotto casa, denuncia come ormai in Italia gli indigenti siano raddoppiati in soli quattro anni, raggiungendo la quota di oltre sei milioni di persone. Sei milioni, dunque il 9,9 dell’intera popolazione (contro l’8 per cento dell’anno precedente). Se preferite, un italiano sue dieci. Un record. Destinato ad essere superato, visto che nessuno intravvede la luce in fondo al tunnel della crisi economica e occupazionale.

Fra i “poveri assoluti” recensiti nel 2013, quasi un milione e mezzo di minori. Più numerosi, come gli adulti, nel Mezzogiorno d’Italia (picco di povertà, Calabria e Sicilia). Identikit della famiglia indigente: 4 persone, 60 metri quadrati in affitto, 1.300 calorie al giorno, beni primari ridotti all’essenziale, medico da evitare il più possibile per non pagare il ticket, non parliamo del dentista, niente abiti nuovi, riscaldamento quasi sempre spento, solo abiti vecchi da rattoppare, vacanze da dimenticare, pizzeria dimenticata da molto tempo.

Famiglie ben al di sotto dei 1.500 euro al mese che l’ISTAT considera necessari per non scivolare rapidamente nella povertà assoluta. A questi sei milioni di persone in povertà assoluta, sommate i tre milioni e 350 famiglie che vivono in “povertà relativa”.

Un cratere sociale. Dove rischiano di scivolare gli ultimi di una classe media statisticamente sempre più assottigliata. O quel 49 per cento di giovani disoccupati (media nazionale, che al Sud diventa vertiginosa) per lo più rimasti in famiglia, il vero e principale “welfare” del Bel Paese.

Dove la famiglia sarà pure sacra, ma dove, nonostante i roteanti proclami (ma ve lo ricordate il “family day” in Piazza San Pietro, dove accorsero sotto le finestre del papa i vari Casini, Mastella, Rutelli?) una politica famigliare proprio non esiste. Vuoi mettere, per esempio, la Francia, che grazie ai sussidi per i figli ha raggiunto uno dei più alti tassi di natalità in Europa?

Eppure, sulle cifre della povertà assoluta non ci sono state conferenze stampa a Palazzo Chigi, nessuna slide da proiettare e commentare, zero interrogazioni parlamentari. Un silenzio assordante. Quindi, scusandoci per il disturbo, torniamo ai temi che fanno sempre titolo: la pasticciata riforma del Senato, il duello Renzi-Europa, i guai di Berlusconi, l’ultima invettiva di Grillo, gli juventini orfani di Conte…..Che passione.

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