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Muro del Brennero, per l’Italia mille risvolti negativi e uno positivo

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di Dario Fabbri

L’annunciata costruzione da parte della autorità austriache di una barriera al confine con l’Alto Adige rappresenta uno sviluppo alquanto negativo per gli interessi italiani. Che si tratti di una scenografica minaccia, di uno stratagemma elettorale, oppure di un proposito reale, la chiusura da parte di Vienna del passo del Brennero potrebbe causare notevoli danni all’economia del Belpaese. Soprattutto potrebbe isolare l’Italia, costringendola ad affrontare in stato di semi-isolamento l’ondata dei migranti. Eppure la crisi attuale potrebbe servire a Roma per imporre definitiva sovranità sull’Alto Adige, sbiadendone proprio l’ancestrale legame con l’Austria.

Lo scorso 11 aprile il capo della polizia tirolese ha comunicato l’intenzione di realizzare una barriera di circa 250 metri, all’altezza del Brennero, tra l’autostrada A22 e la statale 12. Secondo le autorità austriache, il provvedimento sarebbe dovuto alla necessità di intensificare i controlli frontalieri per prevenire, con la bella stagione, un incontrollato afflusso di migranti. Domenica prossima si celebrerà in Austria il primo turno delle elezioni presidenziali e tutti i politici d’Oltralpe cercano di mostrarsi risoluti in tema di immigrazione. Peraltro, anche se attuata, la misura sarebbe probabilmente poco efficace. Ma stando al ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, Vienna fa sul serio e, in caso di emergenza, procederebbe alla definitiva chiusura del valico.

Uno scenario che l’Italia intende scongiurare, per ragioni economiche e strategiche. Giacché dal passo altoatesino transitano ogni anno due milioni di veicoli pesanti, circa quaranta milioni di tonnellate di merci, quasi dieci milioni di vetture e un numero imprecisato di turisti. In caso di lungaggini al confine, se non addirittura di chiusura dello stesso, per Roma gli effetti nocivi sarebbero molto rilevanti. Peraltro, se alla serrata delle frontiere partecipassero anche gli altri suoi vicini, l’Italia si troverebbe da sola nel gestire la drammatica emergenza dei migranti. Sorta di campo profughi a cielo aperto, come capita in queste ore alla Grecia.

Tuttavia il governo Renzi potrebbe sfruttare la cesura operata da Vienna per creare un sostanziale cuneo tra il Tirolo e l’Alto Adige. Gli altoatesini di lingua tedesca paiono straordinariamente delusi dalla mossa austriaca. Non soltanto per ragioni di mero carattere commerciale. Membri delle nazione germanica e già sudditi dell’impero asburgico, percepiscono un legame di sangue nei confronti dell’Austria. Preoccupato da quanto sta accadendo, il governatore della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, sta cercando in queste ore di attirare l’attenzione di Vienna rilanciando l’euroregione che comprende Tirolo, Alto Adige e Trentino. Da sempre lo Stato italiano fatica ad integrare i sudtirolesi ed ora potrebbe cogliere l’attimo schierandosi al loro fianco nell’attuale disputa internazionale. Consapevole di poter profittare della situazione sia in caso di riapertura della frontiera, che in caso di drammatico precipitare dei rapporti tra Vienna e Bolzano.

Il messaggio di Roma sarebbe chiaro: se il governo austriaco continuerà a perseguire la chiusura della frontiera anche nel periodo post-elettorale, dovrà mettere in conto un sostanziale scadimento dei rapporti con l’Alto Adige, territorio che da sempre Vienna reputa parte della patria originaria. Di fatto un’arma puntata contro il vicino transalpino. L’unico risvolto positivo di una crisi potenzialmente funesta.

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