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Soldi al terrorista, sberle agli imprenditori

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Indovina indovinello: in quale nazione del mondo un terrorista, condannato in via definitiva eppure libero come un fringuello, riceve dallo Stato un bonifico internazionale di 90 mila euro pronta cassa e, invece, un imprenditore onesto che ha lavorato per lo Stato aspetta di essere pagato da 27 anni?

Barrare la risposta giusta:

a) la Svizzera;

b) gli Stati Uniti d’America;

c) l’Italia.

Scommetto che avete scelto tutti la c, vero?

Bravi!

Ma era facile, dai…

Perchè certe nefandezze avvengono solo nel BelpaeseCollegamento esterno.

Anche le più incredibili.

Come quelle cui accennavo all’inizio.

E che vado a raccontarvi.

Partiamo dal terrorista.

Si chiama Hassan Mustafa Osama NasrCollegamento esterno, ma tutti lo conoscono come Abu Omar.

Ha 53 anni, è egiziano.

Professione?

Imam.

Ossia, spiega il dizionario TreccaniCollegamento esterno, “colui che dirige la preghiera rituale in comune, ufficio che può essere tenuto da qualsiasi musulmano conoscitore del rituale, e non implica alcun concetto di ordini sacri“.

A conferma del vecchio adagio Collegamento esternoPredica bene e razzola maleCollegamento esterno, Abu Omar, entrato in Italia nel 2001 come “rifugiato” dopo che la Germania gli aveva rifiutato l’asilo politico, finisce sotto inchiesta nel 2002 perché sospettato di far parte di una rete terroristica internazionale.

Tanto che la mattina del 17 febbraio 2003, mentre una parte dello Stato (la Procura della Repubblica di MilanoCollegamento esterno) sta indagando su di lui, un’altra parte dello Stato (il SismiCollegamento esterno, ossia il servizio segreto militare) lo rapisce (assieme all’americana CiaCollegamento esterno) e, con un volo top-secretCollegamento esterno, lo spedisce in Egitto, Paese alleato degli Stati Uniti.

Una cosiddetta extraordinary renditionCollegamento esterno.

L’imam è recluso, interrogato e, diceCollegamento esterno, torturato al Cairo nel quartier generale dell’intelligenceCollegamento esterno egiziana.

Resta in carcere la bellezza di quattro anni.

Finchè, nel 2007, senza che il suo Paese lo abbia processato, lascia la prigione e torna tranquillamente in famiglia.

Per l’Egitto, Abu Omar è un uomo libero.

Per l’Italia, è un terrorista latitante, condannato in via definitiva.

E Roma ne chiede l’estradizioneCollegamento esterno.

Mai concessa.

Sì.

Sembra un film.

Lo so.

Ma è tutto vero.

Purtroppo.

Perchè nel Belpaese da questo pasticcio è nato un conflitto tra magistratura, servizi segreti e governo che si è protratto per anni, arrivando a coinvolgere la Corte costituzionaleCollegamento esterno e rimbalzando fino a Strasburgo, alla Corte europea dei diritti dell’uomoCollegamento esterno.

Risultato?

Condannati i 23 agenti della Cia (senza che abbiano mai scontato la pena: e due di loro sono stati graziatiCollegamento esterno dal presidente della Repubblica, Sergio MattarellaCollegamento esterno).

Condannati prima e poi assolti i 5 agenti del SismiCollegamento esterno (che hanno avuto la carriera distrutta).

Condannato in via definitiva a 6 anni di reclusioneCollegamento esterno (mai scontati) Abu Omar.

Condannato, infine, a marzo di quest’anno, lo Stato italianoCollegamento esterno a pagare 85 mila euro per danni morali e 5 mila euro per rimborso delle spese legali.

Secondo i giudici di Strasburgo, infatti…

… Roma ha violato il diritto dell’imam a non essere sottoposto a tortura e maltrattamenti…

… ha violato il diritto dell’imam e della moglie al rispetto della vita famigliare…

… e ha applicato il principio del segreto di StatoCollegamento esterno in modo improprio, tale da assicurare che i responsabili per il rapimento, la detenzione illegale e i maltrattamenti ad Abu Omar “non dovessero rispondere delle loro azioni“.

Il governo avrebbe potuto fare appello contro la sentenza della Corte europea.

Ma ha lasciato trascorrere i tre mesi a disposizione senza muovere un dito.

E pochi giorni fa ha eseguito il bonifico di 90 mila euroCollegamento esterno.

Ci mancherebbe, direte voi.

Le sentenze si rispettano, i debiti si onorano.

Certo.

Ma andate a raccontarlo a Luca Schiavon di SpilimbergoCollegamento esterno, Emilio Missuto di GelaCollegamento esterno, Gianfranco Tiozzo di MargheraCollegamento esterno, Giovanni Figliomeni di SidernoCollegamento esterno.

Chi sono?

Quattro imprenditori messi in ginocchio dallo Stato.

Che, nel loro caso, i debiti non li ha onorati.

Mai.

E così…

Missuto è fallitoCollegamento esterno perché non ha pagato 37 mila euro di tasse e contributi: inutilmente ha spiegato ai giudici che non aveva la liquidità necessaria perché lo Stato non gli ha mai versato il milione di euro dovuto per lavori eseguiti in Sicilia e in Sardegna…

Tiozzo è fallito addirittura due volte Collegamento esternoperché non è mai riuscito ad incassare i 400 mila euro che gli deve lo Stato…

Figliomeni aspetta da 27 anniCollegamento esterno (avete letto bene: 27 anni) di essere pagato dallo Stato per un lavoro da 22 milioni di lire eseguito nel luglio 1989, prima che cadesse il muro di BerlinoCollegamento esterno

… e a Schiavon, che ha pagato per errore 96.730 euro di tasse anziché 967,30Collegamento esterno, lo Stato ha fatto sapere che la differenza, quasi 95 mila euro, andrà a compensazione di futuri debiti: ossia, fatti due conti, l’incauto Luca dovrà aspettare 25 anni, un quarto di secolo, prima di riavere indietro i suoi (sottolineo suoi) soldi.

Mi piacerebbe dirvi che sono quattro casi isolati ed estremi.

Non è così.

Infatti, i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese hanno raggiunto la stratosferica cifra di 61,1 miliardi di euroCollegamento esterno.

E i ritardi nei pagamenti costeranno alle aziende 5,1 miliardi di euro solo nel 2016.

Uno scandalo assoluto.

Non basta.

Come ha maliziosamente ricordato il Centro studi ImpresaLavoroCollegamento esterno, nonostante il 21 settembre scorso sia stata la terza ricorrenza di San Matteo, Matteo RenziCollegamento esterno non ha ancora mantenuto PLACEHOLDER, pochi giorni dopo aver preso la guida del Governo.

Che cosa disse il premierCollegamento esterno?

Che avrebbe pagato tutti i debiti alle imprese (allora ammontavano a 56 miliardi) entro la fine dell’estate (il 21 settembre, appunto).

E che, a fronte di questo suo impegno, Bruno VespaCollegamento esterno avrebbe dovuto assurmene un altro: andare in pellegrinaggio al santuario di Monte SenarioCollegamento esterno proprio nel giorno di San Matteo.

Il giornalista accettò di buon grado la sfida.

Com’è andata a finire?

Renzi non ha pagato i debiti…

… Vespa si è risparmiato 817 metri di salita…

… e le storie che vi abbiamo appena raccontato confermano che l’Italia (dove occorrono 912 giorni per aver un rimborso Iva, contro i 10 necessari nel Regno UnitoCollegamento esterno) continua a essere la culla del diritto e del rovescio…

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