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Atene allontana la Grexit ma si piega davanti a Berlino

di Laura Canali

Di Giorgio Cuscito (Limes)

L’accordo tra Tsipras e i leader dell’Ue permette al primo ministro di evitare l’uscita dall’Unione del suo paese. Ma le nuove misure d’austerità graveranno sul popolo ellenico.

Mercoledì 15 luglio è un altro giorno cruciale per la Grecia del primo ministro Alex Tsipras. Oggi, infatti, il parlamento greco voterà una prima tranche di riforme del pacchetto concordatoCollegamento esterno da Atene con gli altri paesi dell’Eurozona domenica scorsa per continuare a ottenere prestiti per salvare la sua disastrata economia.

Si tratta per la precisione di un piano di salvataggio da 86 miliardi in tre anni in cambio dell’adozione di pesanti provvedimentiCollegamento esterno all’insegna dell’austerità; tra questi, la modifica delle aliquote Iva e l’abolizione delle baby-pensioni, i tagli di spesa e incrementi della tassazione. E’ previsto che l’Iva per gli alberghi e le strutture ricettive salga dal 6,5% al 13%. La tassa sugli utili societari passerebbe dal 26% al 29%. Per le isole è prevista la rimozione dello sconto del 30% dell’Iva entro il 2016, a eccezione di quelle più remote.

E’ una manovra, secondo KathimeriniCollegamento esterno nella versione online, da complessiviCollegamento esterno 3,175 miliardi di euro tra nuove tasse e risparmi di spesa.

Circa dieci giorni fa, Tsipras aveva chiesto ai greci di esprimere il loro parere mediante referendum sul pacchetto di riforme proposto in precedenza dalla Troika (Commissione Europea, Fmi e Bce), che non era più sul tavolo negoziale. In quel caso, il popolo ellenico ha risposto con un secco rifiuto al piano dei creditori internazionali. Quello che voleva Tsipras, il quale pensava che in questo modo avrebbe legittimato la sua posizione sul piano domestico e rafforzato quella nell’Ue. La sua mossa invece ha irritato parte dei suoi colleghi europei (in primis la cancelliera tedesca Angela Merkel), ciò ha reso il negoziato di domenica e lunedì più complesso. Quest’ultimo si è tradotto in una vittoria della Germania, affatto flessibile di fronte alle necessità economiche della Grecia. L’austerità prevista nel pacchetto di riforme accettato da Tsipras segue la linea imposta in passato dai creditori internazionali ad Atene in cambio dell’elargizione di prestiti per uscire dalla crisi iniziata nel 2008.

Una strategia che sino a oggi non ha portato giovamento all’economia della Grecia: il tasso di crescita del pil è oggi pari allo 0.5%Collegamento esterno (tra il 2008 e il 2013 era calato di oltre il 27%). In più nei primi tre mesi del 2015 il tasso di disoccupazioneCollegamento esterno è stato pari al 26.6% e il 35% della popolazione ellenica vive sotto la soglia della povertà. Il debito pubblico del paese è oggi pari a 312.7 miliardi di euro.

Tsipras ha detto che quella tra domenica e lunedì è stata una brutta notte per l’EuropaCollegamento esterno, perché “sono state fatte gravi pressioni” sulla Grecia, ma che questo accordo seppur duro “farà dimenticareCollegamento esterno la parola Grexit ed è migliore di quello del 25 giugno scorso”. Tsipras ha affermato esplicitamente di aver ricevuto l’appoggio di Italia e Francia durante le negoziazioni. L’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che si è dimesso dopo il referendum, ha usato toni duri contro l’Eurogruppo e ha definito il vertice “un colpo di StatoCollegamento esterno“.

A complicare lo scenario greco, vi è stata martedì 14 luglio la diffusione da parte dei media di un rapportoCollegamento esterno interno del Fmi secondo cui la Grecia avrebbe bisogno di un alleggerimento del debito ben più ampio di quello che è pronta ad affrontare l’Eurozona. Il Fondo propone all’Ue di concedere ad Atene un periodo di grazia di 30 anni (attualmente è previsto uno di 10) e un’estensione del periodo del rimborso; oppure trasferimenti annuali al bilancio greco o ulteriori e profondi tagli al debito. Il rapporto è stato inviato ai paesi membri dell’eurozona prima dell’incontro di domenica, ma la proposta dell’Fmi non è stata presa in considerazione.

Secondo il Fondo, nei prossimi due anni il debito greco rappresenterà il 200% del pil del paese. Nel 2014 questo è stato pari al 177%. L’Fmi ha detto chiaramenteCollegamento esterno che prima di elargire prestiti vuole che sia trovata una soluzione per la sua riduzione.

La divulgazione del rapporto getta altri dubbi sulla reale efficacia dell’accordo tra Atene e l’Eurozona. Del resto questo potrà anche far arrivare alla Grecia le prossime tranche di aiuti, ma se l’economia del paese non ricominciasse a crescere questa strategia potrebbe rivelarsi vana se non dannosa per la Repubblica ellenica.

La fazione più radicale di Syriza ha annunciato che oggi in parlamento voterà contro la proposta, ma Tsipras potrebbe incassare il consenso dell’opposizione e avere alla fine i numeri per portare avanti le riforme.

Eppure larga parte del popolo greco e l’ala radicale del suo partito potrebbero non perdonargli l’adozione di nuove misure d’austerità. Queste sono il simbolo della perdita di sovranità di Atene che, con le spalle al muro, si è piegata nuovamente ai diktat dell’Ue – comandata dalla Germania – pur di evitare l’insolvenza e l’eventuale uscita dall’Euro (la cosiddetta Grexit). Questo scenario, che avrebbe messo in crisi l’esistenza dell’Eurozona e quindi dell’Ue, per ora sembra scongiurato. Eppure, data la disastrata situazione economica della Grecia e l’inflessibilità mostrata dalla Germania, questo potrebbe riprodursi in un futuro non molto lontano.

Per approfondire: Grecia, il protettorato in mascheraCollegamento esterno

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