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Lupo: vivo o morto?

Ridotto alle soglie dell’estinzione negli anni ‘70, il lupo è riapparso sulle Alpi intorno al 2000 e oggi è protetto come simbolo della natura selvaggia. La sua presenza è una sfida al sistema tradizionale di pascolo libero e gli ambientalisti sono allo scontro frontale con gli allevatori. Uno scontro al centro della puntata della trasmissione della Radiotelevisione svizzera Falò, che si è dedicata al lupo ma anche ad altre spiecie ricomparse da poco in Svizzera, come lontra e castoro.  

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L’inverno scorso in Ticino e nei Grigioni, il lupo M-75 ha fatto strage di pecore; colpito da un decreto di abbattimento l’animale è sfuggito alle doppiette e ora è ricercato a nel Canton San Gallo.

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Nel laboratorio del lupo

Questo contenuto è stato pubblicato al Osservare i lupi è difficile, catturarli quasi impossibile. Per studiare il modo in cui le loro popolazioni evolvono, bisogna basarsi sulle tracce che lasciano sul terreno (peli, escrementi, saliva, …) analizzandole geneticamente. È questo il compito, tutt’altro che semplice, che Luca Fumagalli, direttore del Laboratorio di biologia della conservazione Collegamento esternodell’Università di Losanna (UNIL) svolge…

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Ma alla vigilia della partenza per gli alpeggi estivi, il dibattito sulla gestione del lupo continua a scaldare gli animi. Per molti allevatori l’unica soluzione è l’abbattimento, per gli ambientalisti bisogna invece imparare a convivere con il lupo, adeguando la gestione delle greggi, introducendo sistemi di sicurezza. Due visioni contrapposte che chiamano in causa anche il ruolo dello Stato, cui spetta il compito di “gestire” il lupo, ma anche quello di pagare i danni.

Nella puntata di Falò se ne discuterà anche con gli ospiti in studio: Giorgio Leoni, capo dell’Ufficio cantonale ticinese caccia e pesca, Massimo Mobiglia, presidente WWF Svizzera italiana e Igor Boggia, allevatore.

A volte ritornano

Ma quello del lupo non è l’unico ritorno registrato in Svizzera e in Ticino. Anche il castoro (in Svizzera interna) e la lontra (nell’alta Leventina), sono tornati a farsi vivi nel nostro paese. Una presenza di due specie che si credevano estinte, documentata da alcune foto-trappole piazzate lungo i corsi d’acqua dai biologi, che rappresenta una buona notizia per l’ambiente. “Qualcosa sta cambiando in meglio” dicono i biologi dell’Ufficio caccia e pesca. Quali sono le condizioni che hanno condotto a questa sorprendente ricomparsa? 

Falò ha indagato sul terreno per cercare di capire se queste apparizioni, ancora estemporanee, possono essere il preludio a un ritorno al passato. A quegli anni ‘50 in cui, prima dell’introduzione dei diserbanti e dei pesticidi in agricoltura, le lontre nella confederazione erano ancora 1’000. Per tornare a quelle cifre bisognerà lavorare sulla salvaguardia degli habitat, mentre una reintroduzione gestita dall’uomo appare invece da escludere.

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