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Italia, aumentano i casi confermati di coronavirus

Le autorità italiane hanno comunicato che quattordici casi confermati di covid-2019 sono stati rilevati in Lombardia. La stampa ha parlato anche di due casi in Veneto. Tra i malati anche cinque persone impiegate nel settore sanitario. 

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Solo poche ore dopo la notizia di sei persone malate, le autorità italiane hanno fatto stato venerdì sera di altri otto casi di covid-2019, il coronavirus scoperto a Wuhan, in Cina, alla fine dello scorso anno. Separatamente, l’agenzia di stampa ansa ha comunicato che altre persone nel Veneto hanno contratto la malattia. Questi ultimi due casi non sono stati confermati ufficialmente.

Strada deserta
Castigione d’Adda, vicino a Lodi, è uno dei comuni dovi si è deciso di chiudere scuole, bar e ritrovi pubblici. Keystone / Andrea Fasani

Lo stesso giorno l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha comunicato che la finestra di tempo utile per circoscrivere l’epidemia “si sta restringendo”, e ha lanciato un appello affinché la comunità internazionale agisca rapidamente.

“Benché il numero di malati al di fuori dalla Cina resti relativamente basso, siamo preoccupati dai casi senza collegamenti epidemiologici chiari, come viaggi antecedenti o contatto con persone malate”, ha comunicato l’Oms.

L’epidemia ha contaminato più di 75’000 persone in Cina e 1’150 in altri 26 Paesi. I morti sono stimati a 2’200.

“Non ancora massima allerta”

La comparsa di casi di covid-19 nella Penisola a “trasmissione locale”, ovvero in soggetti non direttamente provenienti dalle aree a rischio della Cina, segna uno “spartiacque” ed una “nuova fase” ma non siamo ancora ad un livello di “allarme massimo”, ritengono il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Marcello Tavio, e il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza.

La priorità è ora “individuare subito i nuovi focolai che dovessero presentarsi”, spiegano.

“I focolai nascenti possono essere messi sotto controllo, e dunque è importante agire ora con tempestività e decisione attraverso misure di ‘distanziamento sociale’ che prevedano appunto un isolamento delle persone”. Pertanto, afferma Rezza, “è opportuna la chiusura delle scuole e dei locali pubblici, come deciso nelle aree interessate della Lombardia. Le persone infatti è bene che siano in questo momento ‘distanziate’, poiché questo è un virus che si trasmette molto efficacemente a distanza ravvicinata”.

Venerdì sera erano dieci i comuni (9 in Lombardia e uno in Veneto) che hanno deciso di chiudere locali pubblici e scuole per evitare il diffondersi del virus.

Tavio invita ad evitare allarmismi: “Al momento non c’è motivo di elevare il livello di allarme in Italia al massimo. Il massimo livello è, infatti, se si contano molti casi autoctoni in varie parti d’Italia, cioè servono focolai plurimi che si accendono contemporaneamente. Siamo ancora fuori da questo scenario.”

Le considerazioni del medico cantonale ticinese Giorgio Merlani:

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Paranoie pericolose

Gli allarmismi e l’esagerata paranoia nei confronti della malattia si sono peraltro resi evidenti in Ucraina dove una folla ha attaccato giovedì sera i pullman con a bordo 72 persone evacuate da Wuhan e che erano diretti medico a Novi Sanzhary per un periodo di quarantena di 14 giorni.

Dopo aver bloccato la strada che conduce alla clinica, aver incendiato pneumatici ed essersi scontrati con la polizia, i manifestanti hanno lanciato dei sassi contro i pullman mandando in frantumi almeno un finestrino.

Una violenza gratuita che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha condannato fermamente: “Continuiamo a dire che l’Ucraina è Europa – ha dichiarato  – ma purtroppo ieri ci siamo comportati come nell’Europa medievale”.

Svizzera, “i timori sono ingiustificati”

In Svizzera non sono stati registrati casi, ma una ventina di persone è in quarantena a scopo precauzionale. 

“Capisco che vi siano dei timori, ma sono timori ingiustificati. In Italia non vi è un’epidemia. Si tratta di casi isolati, sono casi controllati da vicino, non è come in Cina, o adesso in Corea del sud, dove non si sa più chi sia stato contagiato e dove. Per la Svizzera non c’è alcun pericolo”, ha dichiarato Daniel Koch, responsabile della divisione malattie trasmissibili dell’Ufficio federale della sanità.

I dettagli della situazione nella Confederazione nel servizio della Radiotelevisione svizzera:

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