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San Marino attende la legge sull’aborto

Il palazzo del governo a San Marino
Il Palazzo Pubblico della Repubblica di San Marino, noto anche come Palazzo del Governo. Keystone / Karl Mathis

Fino allo scorso settembre la Repubblica di San Marino era uno degli ultimi stati europei a punire l’aborto con il carcere, sia per la donna sia per il medico consenziente. Le cittadine sammarinesi erano così costrette a sconfinare in Italia, sobbarcandosi a spese e oneri, per esercitare quello che il proprio paese non riconosceva come un diritto.

L’Unione Donne Sammarinesi (UDC), storica sigla dell’associazionismo della piccola repubblica del Titano, ha quindi deciso di proporre un referendum per consentire alle donne di non doversi più recare all’estero per interrompere la propria gravidanza, in clandestinità.

Lo scorso 26 settembre si è tenuta la votazione, che ha sancito in maniera netta la volontà dei sammarinesi: più di tre quarti dei circa 14 mila votanti hanno detto sì al diritto all’aborto. Ora tocca alla politica tradurre questa volontà popolare in legge. Vanessa Muratori e Selena Simoncini, attiviste dell’UDS, sono state due protagoniste dirette di questo cambiamento storico per il loro paese, che sperano possa dare il ‘la’ a una nuova ventata di diritti, parità ed emancipazione per le proprie concittadine.

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