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San Giorgio, la montagna dei dinosauri

Il Ticinosuchus Ferox. Fossilienverein Basel

Il Monte San Giorgio, ubicato nel Ticino meridionale tra Riva San Vitale e la località italiana di Porto Ceresio, è uno dei giacimenti di fossili del triassico più ricchi del mondo.

Una particolarità che gli è valsa l’iscrizione nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Reportage.

“Un mare subtropicale, ricco di vita, paragonabile a quello dell’Australia, caratterizzato da una serie d’isolotti collegati tra loro, con una ricchissima fauna marina e terrestre”.

Sorride il dottor Markus Felber, geologo, pensando a come poteva essere la vita centinaia di milioni d’anni fa in questo lembo di Ticino meridionale.

Fuori dalla finestra non un panorama tropicale ma il verde che ingiallisce degli alberi, l’azzurro velato del cielo autunnale ed un dolce paesaggio di colline e montagne.

Laboratorio all’aperto

Scrigno di testimonianze sulla storia del nostro pianeta, il Monte San Giorgio affascina geologi e paleontologi da oltre 150 anni.

“L’unicità del Monte San Giorgio è rappresentata dalla molteplicità dei livelli fossiliferi. Momenti successivi della storia della terra che offrono una serie di fotogrammi in successione”, precisa il dottor Felber.

“Nella campagna di scavo 2003 abbiamo scoperto un ulteriore livello, il sesto, che consente di meglio capire quest’importante momento attorno a 230-240 milioni d’anni fa”.

Situazione unica

I reperti fossili venuti alla luce sul Monte San Giorgio consentono agli scienziati di ricostruire la vita del triassico, l’età geologica che tra 230 e 190 milioni d’anni fa aprì l’era mesozoica, rappresentò l’inizio della formazione dei grandi oceani e lo sviluppo di rettili, anfibi e pesci.

“La situazione geologica del Monte San Giorgio è molto particolare. 230 milioni d’anni fa, in epoca triassica v’erano condizioni ambientali particolari. Il San Giorgio era un’isoletta in un mare ricco di fauna e riparato dalle forti correnti del mare aperto”.

Sauri, pesci, molluschi, insetti testimoniano la ricchezza di vita in quella che milioni d’anni fa era la laguna che circondava il San Giorgio.

“In quest’ambiente di tipo lagunare – prosegue il dottor Felber – si sono create condizioni eccezionali, per favorire la conservazione di questi animali, giunti a noi grazie ad un processo di fossilizzazione povero d’ossigeno, che non ha permesso la disgregazione e la decomposizione degli animali morti”.

La nonna di tutte le zanzare

Il ritrovamento più importante è stato effettuato nel luglio del 1998, quando la geologa Cristina Lombardo del dipartimento di scienza della terra dell’Università di Milano scoprì il fossile di un insetto simile ad una zanzara.

Lungo 15 millimetri e con un solo paio d’ali di 10 millimetri, quest’antenata di tutte le zanzare è giunta a noi in un ottimo stato di conservazione, che ha consentito agli scienziati di classificarla all’origine dei ditteri, il gruppo comprendente mosche e zanzare.

“La cosa straordinaria – aggiunge il dottor Felber – è che dopo questa prima scoperta, abbiamo trovato altri fossili d’insetti. Accanto allo studio dei rettili, degli anfibi e dei pesci, quello degli insetti diventa quindi molto importante, perché i pochi esemplari finora scoperti nel mondo sono incompleti”.

swissinfo, Sergio Regazzoni, Monte San Giorgio

150, gli anni di scavi alla ricerca di reperti fossiliferi
230 milioni d’anni, l’età geologica media dei fossili rinvenuti e corrispondente al triassico
6, i livelli fossiliferi scoperti sul San Giorgio

Leggere la storia della terra nei sei strati geologici del Monte San Giorgio, riconosciuto nel luglio scorso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza, l’educazione e la cultura patrimonio mondiale dell’umanità.

Da 150 anni geologi e paleontologi estraggono dalle rocce della montagna reperti fossiliferi, che testimoniano i cambiamenti fisici e climatici prodottisi in centinaia di milioni d’anni.

Sauri, pesci, insetti e fossili conservatisi fino ai nostri giorni grazie ad un processo di fossilizzazione povero d’ossigeno.

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