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Salvare le specie minacciate… mangiandole!

In commercio si possono trovare prodotti di strana forma e colore Keystone

Le antiche varietà coltivate dai nostri avi rischiano di sparire definitivamente dai campi. Il modo per salvarle? Riproporle nel piatto dei consumatori.

Patate, carote e peperoni sono solo alcuni dei prodotti che la fondazione ProSpecieRara sta introducendo, a piccoli passi, sul mercato.

Ancora all’inizio del secolo scorso, la Svizzera disponeva di 5’000 varietà di frutta. La metà è oggi sparita. E la situazione non è molto diversa per ovini e bovini.

Un’importante perdita non soltanto dal punto di vista della biodiversità, come spiega Kurt Eichenberger, vice direttore di ProSpecieRara: «La scomparsa di varietà vegetali e di specie animali rappresenta una perdita irrimediabile per la nostra identità culturale».

Assieme a frutta, verdura, pecore e mucche sono infatti il “savoir-faire” e le abitudini che accompagnavano coltivazione ed allevamento tradizionale, che se ne vanno.

Proprio per mettere un freno a questo fenomeno, è stata creata la fondazione ProSpecieRara (PSR), che da oltre 20 anni si impegna per far rivivere vecchie varietà di piante e animali.

«Nella nostra banca dati figurano 1’800 tipi di frutta e circa un migliaio di legumi e cereali», indica a swissinfo il suo direttore Bela Bartha.

La diversità a difesa degli imprevisti

Per capire come le specie indigene siano diventate esotiche, bisogna risalire ai decenni susseguenti la Prima guerra mondiale, quando la paura di non essere autosufficienti dal punto di vista alimentare ha spinto la Confederazione a focalizzarsi sulle specie più produttive.

Una strategia che se in un passato si è rivelata pagante, rischia in futuro di rappresentare una lama a doppio taglio. La crisi della vacca pazza a fine anni ’90 e l’influenza dei polli insegnano infatti che può essere rischioso concentrarsi soltanto su alcune razze.

In questo contesto, Eichenberger ricorda, parlando delle specie vegetali, che «la salvaguardia di un’agricoltura e di un’orticoltura diversificata e adattata alle specificità locali è un modo per premunirsi contro avvenimenti imprevedibili».

La novità… dei vecchi prodotti

Il lavoro di repertorio svolto da PSR assume quindi un significato dal valore inestimabile. Ma ciò non basta a garantire la sopravvivenza delle specie coltivate e allevate dai nostri antenati.

«È l’utilizzazione di queste varietà che le fa sopravvivere. Il miglior modo è quindi quello di promuovere il loro consumo alimentare», osserva Bartha.

Grazie alla collaborazione con alcuni agricoltori e ai negozi Coop, PSR sta così introducendo a piccoli passi i vecchi prodotti sul mercato.

Il consumatore attento avrà constatato che accanto alle verdure abituali, figurano anche patate dal colore viola e grosse carote gialle.

«Attualmente sono disponibili una ventina di prodotti, ma dall’anno prossimo prevediamo di raddoppiare l’offerta», ci segnala Bartha.

Guardare e non comprare

Chi si è recato nei padiglioni dell’Esposizione nazionale svizzera (Expo.02) si ricorderà tuttavia che lo stand di Coop Naturaplan aveva esposto ben 365 antiche varietà di mele. Lo stesso direttore di PSR indica che la fondazione conserva attualmente un’ottantina di sorte di pomodori.

Perchè allora sugli scaffali dei negozi si trova soltanto un numero limitato di prodotti?

«Si tratta principalmente di varietà da giardino, molto delicate e di difficile conservazione. Il trasporto si rivela spesso catastrofico», spiega Bela Bartha.

La produzione non è inoltre di regola sufficiente per soddisfare la pur minima domanda.

Un aspetto altrettanto importante da considerare è però anche l’impatto sui cittadini, i quali devono essere pronti ad accettare prodotti con forme e colori inusuali.

Il portavoce di Coop Karl Weisskopf cita a questo proposito il caso dei pomodori “Green Zebra”: «La gente deve essere informata che sebbene di colore verde, il pomodoro è in realtà maturo».

Sfuggire al monopolio globale

La soluzione migliore per assaporare antichi sapori rimane dunque quella di recarsi direttamente dagli agricoltori.

A sud delle Alpi, Donato Pedroia è uno dei 4-5 produttori del canton Ticino impegnato a far rivivere le vecchie varietà.

«Partendo da una manciata di semi, cerchiamo di vedere se la specie è coltivabile e adatta alla vendita», ci spiega Pedroia.

Nonostante non possa assolutamente competere con i grandi nomi del settore (Syngenta, Monsanto…), questa produzione di nicchia può essere comunque considerata una timida alternativa al mercato globalizzato delle sementi.

«È il nostro modo di sfuggire al monopolio delle multinazionali», confida l’agricoltore ticinese.

swissinfo, Luigi Jorio

Dal 1982, ProSpecieRara è riuscita a preservare 21 specie di animali da allevamento.
1’800 varietà di frutta.
Un migliaio di specie di cereali e legumi.

Secondo quanto sostenuto dalla FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, la diversità genetica delle colture agricole è diminuita del 75% durante il secolo scorso.

Su un totale di circa 6’300 razze animali, 1’350 sono minacciate o già estinte.

In Svizzera ci sono oggigiorno 24 razze di bovini indigeni, 9 delle quali sono da considerare in pericolo.

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