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Salvare la biodiversità: una sfida planetaria

Il panda, simbolo delle specie minacciate di estinzione. Panorama Media

È necessario uno sforzo internazionale congiunto per frenare la perdita di specie biologiche. La Conferenza mondiale sulla diversità a Bonn, dal 19 al 30 maggio, cercherà di trovare nuove soluzioni a questo grave problema.

Gli esperti dell’ONU hanno avvertito che le attività umane modificano profondamente il sistema ecologico del pianeta. Esse sono responsabili del riscaldamento della Terra e rischiano di causare la peggior estinzione di specie dopo quella dei dinosauri, avvenuta 65 milioni di anni fa.

La sfida per i circa 4’000 partecipanti alla Conferenza mondiale sulla diversità biologica (COP9) a Bonn, tra i quali il ministro elvetico dell’ambiente Moritz Leuenberger, è di tracciare nuove vie per contrastare questa evoluzione.

I firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD) in occasione del Vertice della Terra di Johannesburg, nel 2002, avevano fissato l’obiettivo di arrestare le perdite di biodiversità entro il 2010. Ma le prospettive non sembrano rosee.

“Purtroppo devo dire che è assolutamente ovvio che non raggiungeremo questo obiettivo”, ha dichiarato a swissinfo il capo della delegazione svizzera a Bonn Thomas Kolly. Le sue speranze sono riposte in un aumento dei paesi che si impegnano per fare “tutto il possibile per avvicinarsi all’obiettivo del 2010”. Il capo delegazione aggiunge che si potrebbero investire maggiori energie nei processi nazionali per salvaguardare la biodiversità.

Da più parti sono state mosse critiche per l’assenza di direttive. Paesi chiave, come per esempio gli Stati Uniti, sono latitanti. Alla conferenza gli Stati Uniti assistono semplicemente in veste di osservatori.

Azione ministeriale

L’organizzazione ambientalista internazionale WWF, con sede a Gland, nel canton Vaud, sollecita una mobilitazione ministeriale. “Speriamo che i ministri dell’ambiente, che ammettono di non poter raggiungere da soli l’obiettivo, rafforzino decisamente la cooperazione con altri settori, come l’agricoltura, la pesca, la sanità e persino l’industria mineraria”, afferma Rolf Hogan, che guida il gruppo di lavoro del WWF alla COP9.

“Questi settori svolgono un ruolo nella distruzione della biodiversità, ma molti di essi al contempo dipendono dalla salvaguardia delle specie. Per esempio quello della pesca dipende dall’esistenza di riserve di pesci. Perciò ha la necessità di proteggere i vivai”, osserva.

Perdita di biodiversità: fenomeno ignorato dalla massa

Un altro problema è che la Convenzione sulla diversità biologica, stipulata al vertice della Terra a Rio de Janeiro nel 1992, è stata messa in ombra dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

“Molti fenomeni, che accadono nell’ambito della biodiversità, sono meno visibili dei mutamenti climatici. Tutti i giorni si estinguono delle specie, ma l’opinione pubblica difficilmente se ne accorge. Molto spesso solo gli specialisti sono al corrente”, spiega Thomas Kolly.

Ciò ha fatto sì che finora ci si sia attivati maggiormente nella lotta contro i mutamenti climatici che contro l’estinzione di specie vegetali e animali.

Il WWF Internazionale vorrebbe un programma aggiuntivo di lavoro congiunto fra le due convenzioni, che evidenzi gli effetti del riscaldamento del pianeta sulla biodiversità. Ciò mostrerebbe come la biodiversità può contribuire all’adattamento e all’alleviamento del mutamento climatico, rileva Hogan.

Risorse genetiche

Alla conferenza di Bonn si vuole anche concordare un regime per garantire l’accesso alle risorse genetiche – per i paesi industrializzati si tratta di prodotti impiegati nei medicinali – e la condivisione dei vantaggi derivanti dal loro uso – per i paesi in via di sviluppo – entro il 2010. I Paesi in via di sviluppo difendono un sistema rigorosamente vincolante, mentre quelli industrializzati si battono per un sistema basato sugli strumenti esistenti, che garantisca l’accesso alle risorse.

L’organizzazione non governativa Dichiarazione di Berna recentemente ha aiutato un villaggio sudafricano nella lotta per l’ottenimento di due brevetti per gli estratti di una pianta locale utilizzata da un’industria farmaceutica tedesca. “Con questo regime internazionale di Bonn speriamo che gli obblighi dei paesi utilizzatori, come la Svizzera, siano molto più espliciti e precisi”, afferma il rappresentante della Dichiarazione di Berna François Meienberg.

La Svizzera, che ha un’importante industria farmaceutica e chimica, sostiene l’obiettivo di concludere il negoziato su un regime per l’accesso alle risorse genetiche e alla condivisione dei benefici. In tale contesto, la Svizzera promuove l’idea in seno all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO), secondo cui nei brevetti deve esserci l’obbligo di dichiarare l’origine delle risorse naturali utilizzate e l’origine delle conoscenze tradizionali, dice Kolly.

swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(Traduzione e adattamento Sonia Fenazzi)

La nona Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (COP9) si svolge a Bonn dal 19 al 30 maggio 2008. È stata preceduta, dal 12 al 16 maggio, sempre nell’ex capitale della Germania, dalla quarta riunione delle Parti del Protocollo di Cartagena sulla prevenzione dei rischi biotecnologici.

La COP9 coincide con la Giornata internazionale della biodiversità, che si celebra il 22 maggio.

La Convenzione sulla diversità biologica è uno dei tre accordi internazionali varati alla Conferenza dell’ONU sull’ambiente e lo sviluppo (Vertice sulla Terra) di Rio de Janeiro nel 1992.

La Convenzione si prefigge di promuovere la preservazione delle specie, la loro utilizzazione sostenibile, come pure l’accesso alle risorse genetiche e la condivisione dei vantaggi ricavati dalla sua utilizzazione.

La Conferenza di Bonn giunge in un momento allarmante: molti paesi sono minacciati da una delle più gravi crisi alimentari dei tempi moderni. I prezzi di alimenti di base – quali riso, mais e grano – sono alle stelle, mentre le scorte alimentari mondiali sono ai minimi storici.

Alcuni esperti sottolineano che per risolvere il problema occorre invertire la rotta nell’agricoltura e rinnovare la diversità delle coltivazioni e del bestiame. Negli ultimi cento anni è infatti stata progressivamente cessata la coltivazione del 75% delle specie vegetali.

Al centro dei dibattiti a Bonn vi sarà pure la controversia sugli agrocarburanti. Parecchie voci si sono levate negli ultimi tempi per contestare la coltivazione di mais e colza per la produzione di bioenergie, che va a scapito della produzione di alimenti e provoca un grave rischio di carestie.

In Svizzera il 1. luglio è prevista l’entrata in vigore di criteri ecologici e sociali per promuovere i carburanti biogeni, che contemplano l’esenzione delle tasse sui biocarburanti. La Svizzera è il primo paese ad introdurre tali misure e vuole presentare il piano alla COP9.

L’associazione mantello delle organizzazioni svizzere di aiuto allo sviluppo Alliance Sud ha recentemente chiesto a Berna di rinunciare all’esonero fiscale dei biocarburanti.

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