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Concorso popolare per creare un nuovo inno nazionale

RDB

In Svizzera si discute da decenni sull’idea di introdurre un nuovo inno nazionale. Ma sostituire o modificare un pezzo di storia elvetica non è semplice. Gli organizzatori del concorso che si apre il 1º gennaio 2014 sperano di trovare un inno che tutti gli svizzeri potranno cantare con orgoglio.

Gli inni nazionali «hanno storie affascinanti e alcuni illustrano la politica del paese meglio di ogni altra cosa», afferma il giornalista inglese Alex Marshall, che sta scrivendo un libro sul tema. Per le sue ricerche ha dovuto viaggiare molto.

«Ho incontrato tutti, dai primi ministri ai leader maoisti, passando dalle stelle del calcio ai musicisti. Penso però che la cosa più interessante sia parlare con la gente per la strada. Sono loro che solitamente cantano, o non cantano perché le ritengono una perdita di tempo, queste canzoni», spiega.

Gli svizzeri interrogati sul loro inno da swissinfo.ch hanno avvisi diversi. «Credo che sia fuori moda. Ed è davvero difficile da capire». «È magnifico e mi piace!». «È un po’ triste se paragonato agli inni di altri paesi». «L’inno nazionale? Inutile». «Non è male, ma non so cantarlo». «Quando lo canto mi sembra di addormentarmi».

Avere simpatia per l’inno nazionale è una cosa. Conoscerlo e saperlo cantare è un’altra.

Altri sviluppi

Da un’indagine condotta nel 2000 nelle regioni germanofone e francofone della Svizzera è emerso che soltanto il 3% degli intervistati sapeva cantare tutte e quattro le strofe. Meno di un terzo era in grado di cantare la prima parte.

«Dopo le prime 30 parole si canta semplicemente ‘la, la, la’», osserva Pierre Kohler, uno dei presidenti della giuria del concorso lanciato dalla Società svizzera di pubblica utilità (SSPU), che inizierà il 1º gennaio 2014. Aperto a tutti, il concorso intende trovare un nuovo inno più moderno, in linea con la Svizzera del XXI secolo.

Il testo del Salmo svizzero era all’origine un poema patriottico scritto nel 1841 dal poeta zurighese Leonhard Widmer. È stato poi musicato dal prete cattolico Alberik Zwyssig.

L’inno originale in tedesco è stato tradotto approssimativamente nelle altre tre lingue nazionali – in francese da Charles Chatelanat, in italiano da Camillo Valsangiacomo e in romancio da Flurin Camathias – per fare in modo che i cori potessero cantarlo in tutta la Svizzera.

Il governo ha ufficialmente decretato il Salmo svizzero nuovo inno nazionale nel 1981.

L’ambivalenza degli svizzeri nei confronti del loro inno nazionale non è una novità. La necessità di disporre di una canzone di questo tipo è stata messa in discussione sin dall’inizio. E ci sono voluti 140 anni per adottare, con riluttanza, l’inno originale in tedesco.

Tra il 1894 e il 1953, gli innumerevoli tentativi per adottare ufficialmente la melodia composta da Alberik Zwyssig quale inno nazionale sono stati respinti. La ragione? Il governo elvetico ha sempre sostenuto che la decisione doveva venire dal popolo, e non da un decreto governativo.

Soltanto nel 1961, 120 anni dopo la sua creazione, il Salmo svizzero è stato dichiarato inno nazionale provvisorio. Sono però passati ancora 20 anni prima che il governo lo ufficializzasse il 1º aprile 1981.

Decenni di insoddisfazione

A molti svizzeri, l’inno non è mai piaciuto. Gli organizzatori di uno dei primi concorsi avevano paragonato il testo a «un bollettino meteorologico svizzero», pieno di riferimenti a tramonti, stelle e cieli rosseggianti all’alba.

Nel 2004, la deputata bernese Margaret Kiener Nellen presentò una mozione che chiedeva la creazione di un nuovo testo per l’inno. Un testo che secondo la politica era obsoleto, dalla forma salmodiante e indirizzato esclusivamente agli uomini.

Guardando verso il 2008, anno in cui la Svizzera avrebbe accolto gli Europei di calcio, Margaret Kiener Nellen affermò: «Immaginate l’apertura dell’Euro 2008, con i giocatori della nazionale elvetica che se ne stanno lì con la bocca semichiusa mentre viene riprodotto l’inno nazionale».

Altri sviluppi

La proposta di Margaret Kiener Nellen fu respinta, a dimostrazione che la versione originale del testo godeva comunque di qualche sostenitore in parlamento. Una mozione depositata più tardi da un altro deputato – che chiedeva di cantare l’inno nazionale all’inizio delle quattro sessioni annuali della camera bassa (Consiglio nazionale) – subì però la stessa sorte.

«Generalmente, l’inno è suonato in occasione della festa nazionale, di manifestazioni sportive, di cerimonie militari e politiche», scrisse l’Ufficio del Consiglio nazionale nella sua risposta. Non vi è la tradizione di cantare l’inno nel parlamento svizzero e «la maggioranza dell’ufficio è contraria alla sua istituzionalizzazione».

Un anno dopo, una mozione simile fu comunque approvata. Unica condizione: i deputati sono liberi di cantare o meno l’inno nazionale.

Altri sviluppi

Nuovo concorso

In occasione delle ultime celebrazioni della festa nazionale del 1º agosto, la SSPU ha annunciato l’intenzione di rilanciare la ricerca di un nuovo inno.

Gli interessati al concorso, aperto dal 1º gennaio al 30 giugno 2014, devono rispettare alcuni requisiti. Il nuovo testo deve rispecchiare i valori – quali la libertà, la democrazia, la pluralità e la pace in uno spirito di solidarietà – del preambolo della Costituzione federale in vigore dal 1999. La melodia deve inoltre ricordare quella attuale, essere orecchiabile, facile da cantare e da imparare, secondo Lukas Niederberger, direttore della SSPU.

Il testo può essere redatto in una delle quattro lingue nazionali. È anche possibile creare un testo che può essere cantato simultaneamente in diverse lingue.

«Lo possiamo fare: ognuno canta nella propria lingua», ha detto Oscar Knapp, presidente della Radiotelevisione svizzera romancia (RTR) e coordinatore della giuria di lingua romancia. Questo approccio, ha aggiunto, è assolutamente normale per gli svizzeri che vivono all’estero.

Interesse internazionale

Il progetto suscita interesse all’estero, rileva Lukas Niederberger. «Ci chiedono: ‘come mai un’istituzione della società civile osa cambiare l’inno nazionale?’». In altri paesi si tende a credere che spetti al ministro della cultura o al presidente lanciare queste iniziative, puntualizza. In Svizzera, è però il popolo ad essere considerato l’autorità più alta.

Per utilizzare le parole di Lukas Niederberger, si tratta di «un progetto molto svizzero, dal basso verso l’alto». Inoltre, non bisogna essere cittadino elvetico, o vivere in Svizzera, per partecipare al concorso.

Il progetto vincente sarà sottoposto al governo federale nel corso del 2015 o del 2016. In caso di approvazione, bisognerà ancora vedere se il nuovo inno sarà apprezzato anche per il suo valore artistico, letterario e per il suo carattere perenne. «Non lo sappiamo», afferma Jean-Daniel Gerber, presidente della SSPU. «Vedremo tra dieci anni se il testo e la melodia avranno questo effetto duraturo. È ad ogni modo questa la nostra intenzione».

I partecipanti al concorso sono chiamati a presentare al massimo tre nuove strofe scritte in una della quattro lingue nazionali. Il nuovo testo deve ispirarsi al preambolo della Costituzione federale del 1999 e la sua melodia deve ricordare quella attuale.

Le proposte vanno sottoposte entro il 30 giugno 2014. Saranno valutate dai membri della giuria, suddivisi in quattro gruppi linguistici.

I dieci progetti migliori saranno tradotti nelle quattro lingue nazionali. La canzone vincitrice sarà sottoposta al governo svizzero per l’approvazione finale.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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