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Rudolf Elmer, dai riflettori alla sbarra

Rudolf Elmer mercoledì dovrà rispondere delle accuse di coazione e di violazione del segreto bancario. AFP

L’ex banchiere della Julius Bär Rudolf Elmer è per alcuni un eroe, per altri un truffaldino. Mercoledì a Zurigo inizia un processo a suo carico per violazione del segreto bancario elvetico.

Due giorni prima di presentarsi davanti al tribunale distrettuale della città sulla Limmat, a Londra l’ex dipendente della banca privata svizzera Julius Bär ha attirato l’attenzione dei media internazionali.

Lunedì, durante una conferenza stampa, ha consegnato due dischetti con dati di presunti evasori fiscali al fondatore della piattaforma internet Wikileaks Julian Assange. Stando al whistleblower elvetico (persona che rivela irregolarità all’interno di un’azienda o di un’amministrazione), i supporti informatici conterrebbero informazioni riguardanti circa 2000 conti offshore, fra cui alcuni apparterrebbero a società multinazionali e a persone famose del mondo dello spettacolo e della politica.

Parlando davanti alla stampa, Elmer ha affermato che il suo obiettivo è sempre stato quello di “educare” la gente sul lato oscuro delle banche offshore in ambito di evasione fiscale e di riciclaggio di denaro sporco.

«La mia idea è di insegnare alle persone come funziona il segreto bancario delle banche offshore», ha spiegato a swissinfo.ch.

Minacce di morte

Di tutt’altro avviso è la Julius Bär. La banca per la quale Rudolf Elmer ha lavorato per 15 anni e che l’ha licenziato nel 2002, afferma che l’ex dipendente è mosso dal rancore e dalla voglia di rivincita.

«Non avendo viste soddisfatte le pretese economiche, il signor Elmer si è lanciato nel 2004 in una campagna intimidatoria personale e in una vendetta contro la Julius Bär», scrive in un comunicato l’istituto.

«L’obiettivo delle sue attività era e rimane quello di screditare la banca», afferma ancora la società, sostenendo inoltre che lo stesso Elmer ha falsificato documenti e ha minacciato di morte dei collaboratori.

Le opinioni sul whistleblower svizzero si dividono: per alcuni è un eroe, per altri un criminale. I media svizzeri non hanno mai pubblicato i suoi documenti rubati poiché erano molte le zone d’ombra sull’autenticità del materiale e sulle motivazioni dell’ex dipendente della Julius Bär.

Estorsione o denuncia?

La piazza finanziaria svizzera è da tempo sotto pressione a causa della vendita a Stati terzi di dischetti contenenti dati rubati di presunti evasori fiscali.

I governi tedesco e francese – per esempio – hanno pagato per conoscere il contenuto di tali CD e per proseguire le indagini su possibili evasori fiscali. Alcuni di questi dati bancari sono stati venduti da un ex dipendente della banca privata HSBC di Ginevra, esempio che inizialmente sembra volesse seguire anche Elmer.

«È comprensibile che [Elmer] voglia presentarsi come una whistleblower, ma è anche chiaro che inizialmente ha chiesto denaro», ha affermato alla Televisione svizzero tedesca (SF) Christof Müller, esperto in criminalità economica.

A Londra, Elmer rimanda le critiche al mittente, sostenendo di essere vittima di una campagna diffamatoria che lo descrive come una persona “paranoica e malata di mente”. «Credo sia una tattica, una mossa strategica per farmi tacere», ha sostenuto Elmer.

Fiducia nella giustizia

Tuttavia, Elmer ha detto a swissinfo.ch di avere piena fiducia nell’imparzialità dei tribunali svizzeri. «Nulla indica che il processo non sia equo. Credo nella giustizia elvetica. Domani lo scopriremo».

Mercoledì dovrà rispondere di fronte al tribunale distrettuale di Zurigo dell’accusa di coazione e violazione del segreto bancario. Se colpevole, Rudolf Elmer rischia una pena a otto mesi di carcere con la condizionale e una multa di 2000 franchi.

Stando al sito internet di Elmer, la Julius Bär potrebbe chiedere alla corte di giudicarlo anche responsabile delle perdite della banca causate dalla sua attività di whistleblower. Una fattura salata, che potrebbe ammontare a 1,15 milioni di franchi svizzeri, sempre secondo la pagina web.

Rudolf Elmer, 55 anni, ha lavorato per quindici anni per la Julius Bär.

1994: viene trasferito alla succursale della banca nelle isole Caïman, dove assume la carica di direttore. Egli afferma che durante questo periodo ha tentato, senza successo, di rendere attenti i suoi datori di lavoro sugli abusi relativi a conti bancari offshore.

2002: la Julius Bär, la più importante banca svizzera di gestione patrimoniale, lo licenzia dopo essersi accorta della scomparsa di documenti relativi a dei clienti.

2005: tre anni dopo il suo licenziamento contatta gli organi di stampa, ma nessuno è disposto a pubblicare i suoi documenti. Lo stesso anno depone una denuncia contro il segreto bancario svizzero alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

dicembre 2007: consegna i suoi dati al sito wikileaks, il quale li pubblica nei mesi seguenti.

2008: la Julius Bär, ritenendosi diffamata dai documenti pubblicati, riesce a bloccare per un certo periodo il sito di Wikileaks negli Stati uniti.

19 gennaio 2011: Rudolf Elmer si presenta davanti al tribunale distrettuale di Zurigo per rispondere delle accuse di violazione del segreto bancario e di coazione.

Rudolf Elmer non è il solo svizzero ad aver rivelato irregolarità all’interno di una banca e ad aver lanciato l’allarme contro le pratiche illecite del sistema bancario.

Christoph Meili era nel 1997 un agente della sicurezza di una società privata di un ufficio UBS. Allora, aveva impedito la distruzione di documenti sui fondi ebraici in giacenza. Li aveva poi consegnati a un’organizzazione ebraica. Le autorità giudiziarie zurighesi aprirono in seguito un’inchiesta a suo carico per violazione del segreto bancario.

Bradley Birkenfeld, impiegato presso l’UBS negli Stati uniti, si trova in prigione dall’8 gennaio 2010. Sta scontando una pena di 40 mesi per cospirazione e frode fiscale. Ha collaborato con le autorità statunitensi per far luce sui conti bancari di ricchi evasori fiscali americani.

(traduzione dall’inglese, Luca Beti)

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