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Roma congela il panfilo di Putin

Lo Scheherazade nei cantieri di Marina di Carrara.
Lo Scheherazade nei cantieri di Marina di Carrara. Keystone / Fabio Muzzi

Il ministro dell'Economia italiano, Daniele Franco, ha firmato venerdì sera il decreto di "congelamento" dello Scheherazade, il mega yacht da 700 milioni di dollari fermo da alcuni mesi a Marina di Carrara, il cui proprietario reale sarebbe il presidente russo Vladimir Putin.

Tecnicamente il congelamento si differenzia dal sequestro per il fatto che ne impedisce l’utilizzo da parte del titolare ma non può modificarne la proprietà. In pratica le autorità non possono metterlo all’asta e devono gestirne la manutenzione e conservazione.

Gli accertamenti condotti dal Nucleo Speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, indica una nota del ministero dell’Economia, hanno evidenziato la presenza di significativi collegamenti economici e di affari della persona che ne ha la disponibilità (anche come titolare effettivo) con elementi di primo piano del governo russo e con altri soggetti colpiti dalle sanzioni decise dall’Ue.

Il comunicato che ha riferito la notizia del “congelamento” del megayacht lungo 140 metri e battente bandiera delle Isole Cayman, non fornisce però espressamente il nome della persona a cui sarebbe attribuibile il possesso.

La proprietà, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe formalmente riconducibile all’ex presidente di Rosneft e proprietario di Villa Altachiara a Portofino, l’oligarca Eduard Khudaynatov, il cui nome non compare nella lista UE dei personaggi soggetti a sanzioni.

Formalmente però appartiene a una compagnia offshore, la Bielor Asset Ltd., con sede alle isole Marshall, in Oceania.

Lo Scheherazade è sottoposto dal settembre scorso ad una serie di lavori di manutenzione e ammodernamento in un cantiere di Marina di Carrara, per un importo di circa sei milioni di euro, ed era stato pianificato che avrebbe potuto salpare dal porto toscano entro la metà di giugno.

Il lussuoso natante, costruito nel 2020, ha una stazza di 10’167 tonnellate e può raggiungere una velocità di 18 nodi. È distribuito su sei piani, ha due ponti per l’atterraggio di elicotteri e, secondo indiscrezioni, è dotato di molti lussi: ha una grande piscina, palestre, cinema, diverse aree di intrattenimento, una spa, un camino a legna e un tavolo da biliardo progettato per inclinarsi in modo da ridurre l’impatto delle onde. Sarebbe presente anche un sistema di protezione dai droni e avrebbe un costo annuale di gestione di almeno 50 milioni di euro.

In proposito il New York Times riferisce che sono iniziate le operazioni di rifornimento di acqua e carburante sul panfilo, che è già stato messo in acqua martedì mentre un ex membro dell’equipaggio ha affermato che potrebbe essere pronto a mollare gli ormeggi immediatamente, dopo esser stato sottoposto a prove in mare per verificarne l’equipaggiamento. Cosa che ovviamente non potrà più fare dopo l’intervento di Roma.

Ora, in seguito agli accertamenti condotti dalle fiamme gialle, si stanno delineando una serie di provvedimenti che coinvolgono le istituzioni comunitarie. Il Comitato di sicurezza finanziaria, precisa infatti la nota, “ha proposto al Consiglio dell’Unione europea l’inserimento di tale soggetto nella suddetta lista” e “su proposta dello stesso Comitato, il ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, ha adottato il decreto di congelamento dell’imbarcazione Scheherazade, nelle more dell’adozione della misura restrittiva proposta all’Unione europea dallo stesso Comitato di sicurezza finanziaria”.

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