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Ritorno al carbone?

Una delle due centrali a carbone già esistenti a Lünen. La terza - a cui partecipa AET - è in costruzione. Jan Potente

In Svizzera diversi produttori di energia detengono partecipazioni in centrali a carbone estere, in particolare tedesche, per garantire l’approvvigionamento elettrico anche in futuro. Gli ecologisti criticano questa strategia a causa del suo impatto ambientale.

L’Azienda Elettrica Ticinese (AET) può investire in una centrale a carbone in Germania. Il legislativo ticinese ha concesso l’autorizzazione dopo un dibattito fiume. È opportuno o no puntare sul carbone? In Ticino se ne discute da quasi due anni, da quando, cioè, il governo ha pubblicato il suo messaggio in merito ai piani dell’AET.

Adesso è fatta. Dal 2012 parte dell’energia elettrica che consumeranno i ticinesi giungerà dalla Germania. Però il Gran Consiglio ha posto dei limiti: l’AET potrà investire soltanto 24 milioni di euro in una centrale – quella di Lünen in Reno Westfalia – e non 56 in due centrali, come previsto dal progetto iniziale.

A Lünen si costruisce un impianto a carbone con una potenza di 750 megawatt (MW). L’investimento totale arriva a 1,4 miliardi di euro. L’AET, che si è assicurata il 15,76 percento del capitale azionario, è l’azionista di maggioranza e potrà contare su una capacità di 110 MW.

Tendenza

Non è solo l’AET a manifestare interesse per le centrali a carbone. Tra la trentina d’investitori che hanno una partecipazione nella centrale di Lünen c’è anche la Regio Energie di Soletta, alla quale spetterà una parte di 5 MW.

Altri gruppi svizzeri puntano su una megacentrale a carbone che sorgerà a Brunsbüttel, nella Germania del nord. L’impianto, che dovrebbe entrare in funzione nel 2013, è oggetto di innumerevoli controversie.

Il progetto coinvolge il Groupe E (con i cantoni Friburgo e Neuchâtel come azionisti di maggioranza), la Rätia Energie (Grigioni), la Romande Energie e la SN Energie della Svizzera orientale.

Anche a Berna c’è fame di carbone: la BKW detiene dal dicembre del 2007 una partecipazione del 33 percento ad un impianto in costruzione a Wilhelmshaven (Germania del nord). Dei 700 MW di capacità della centrale, 240 spetteranno alla BKW.

Necessità di diversificazione

L’idea di investire nel carbone viene dalla necessità di trovare nuovi fornitori per quella che in gergo tecnico viene definita energia di banda.

Attualmente, i contratti con alcune centrali nucleari francesi – fornitrici di energia di banda – si avvicinano alla scadenza e non c’è possibilità di prolungarli.

L’ipotesi di una nuova centrale nucleare in Svizzera è piuttosto remota. E anche la costruzione di centrali a gas è praticamente impossibile. Le centrali idroelettriche, molto diffuse in Svizzera, forniscono soprattutto energia di punta che serve a rispondere all’accresciuto fabbisogno di elettricità durante il giorno.

Le centrali a carbone sono viste come un modo per risolvere il problema e garantire una quantità sufficiente di energia di banda. «Col carbone possiamo diversificare le fonti di energia e anche la provenienza geografica», dice Antonio Sommavilla, portavoce della BKW. I nuovi impianti a carbone secondo lui sono molto efficaci e molto meno inquinanti di quelli finora in uso.

Ecologisti contrari

Di tutt’altro avviso sono i movimenti ecologisti, come il WWF, o, ancora, il Partito socialista e i Verdi, che criticano gli impianti di carbone per le emissioni di CO2.

«Le elevate emissioni di anidride carbonica rimangono il vero problema di queste centrali, anche se in Germania ci sono regolamenti severi», dice Bernhard Piller, responsabile per il reparto energie fossili della Fondazione svizzera per l’energia (SES). È per questo che la fondazione chiede di usare fonti d’energia rinnovabili, come il vento, e di mettere in atto misure di risparmio energetico.

Piller si pone degli interrogativi anche in merito all’approvvigionamento delle centrali a carbone. La materia prima, ormai, non viene più dall’Europa, ma da dall’Africa del Sud o dalla Russia: «Mi chiedo se ci sarà sicurezza nei rifornimenti».

Qualche dubbio c’è

A Berna, la BKW è convinta che attualmente non ci sia un’alternativa valida al carbone. «Le energie rinnovabili non bastano per soddisfare la banda larga», dice Antonio Sommavilla. Ciò non toglie che sul lungo periodo, l’obiettivo della BKW resta quello di produrre energia pulita al 100 percento, ovvero senza emissioni di CO2.

Un’altra azienda, la EBM di Basilea Campagna, ha invece deciso d’imboccare da subito la strada dell’energia pulita. In febbraio si è ritirata dalla partecipazione per la centrale a carbone di Brunsbüttel dove erano previsti investimenti per 20 milioni di franchi.

Per l’EBM l’alternativa si chiama energia idroelettrica. Il direttore, Hans Büttiker, difende tuttavia l’iniziale interessamento per la centrale di Brunsbüttel: «Eravamo coscienti che il nostro affare con il carbone sarebbe stato criticato. Ma il fatto di sapere che ci eravamo assicurati una quantità sufficiente di energia di banda ci ha permesso di cercare altre soluzioni con più tranquillità».

Gerhard Lob, swissinfo.ch

Si tratta dell’energia necessaria a coprire il fabbisogno di base di elettricità.

Nel corso della giornata, la richiesta di elettricità varia – è ad esempio più alta la sera – ma non scende mai sotto un determinato valore, il cosiddetto carico di base.

Per rispondere al fabbisogno minimo svizzero è necessaria un’energia di banda di 6000 MW in estate e 8000 MW in inverno.

L’energia di banda deve fornire elettricità in modo continuo e omogeneo (stessa prestazione, stessa quantità produttiva). Tipiche centrali per l’energia di banda sono le grandi centrali ad acqua fluente, quelle nucleari e, all’estero, quelle a carbone

In Svizzera, i carichi medi e di punta vengono coperti dalle centrali idroelettriche a pompaggio (l’acqua viene pompata a monte delle turbine) e ad accumulazione (dighe o sbarramenti raccolgono l’acqua). Le turbine vengono azionate nel momento in cui il fabbisogno è più alto, le pompe nel momento in cui è più basso.

La Svizzera è conosciuta soprattutto per l’energia idroelettrica. Dispone comunque di cinque centrali nucleari che forniscono energia di banda: Beznau I e II, Gösgen, Leibstadt, Mühleberg.

In Svizzera l’energia atomica raggiunge in media il 38% della produzione totale di energia elettrica (in inverno arriva al 45%). La media europea si situa attorno al 33%.

Anche se ultimamente il consumo di elettricità è sceso, le aziende elettriche e il il governo sono convinti che la richiesta tornerà ad aumentare e che se non si interviene ora, in futuro ci saranno problemi di approvvigionamento.

Proprio per questo motivo si parla della costruzione di una nuova centrale nucleare; proposta che si è già scontrata con una forte opposizione.

A titolo transitorio saranno realizzate centrali a gas a ciclo combinato che dovranno compensare le emissioni di CO2.

Stando ai dati dell’Ufficio federale dell’energia (UFE), nel corso dell’anno idrico 1 ottobre 2008 – 30 settembre 2009 il consumo totale di corrente in Svizzera ha raggiunto i 57,5 miliardi di kWh.

Si tratta di un dato in calo del 2% rispetto all’anno precedente, durante il quale il consumo di corrente ha toccato il massimo storico.

Sul consumo di elettricità, che è sceso parallelamente al PIL (-1,6%), ha influito la crisi economica.

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