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Il castello d’acqua d’Europa sta iniziando a vacillare?

immagine aerea delle alpi con dei laghetti
In Svizzera si trova circa il 5% delle riserve di acqua dolce del continente europeo. Keystone / Alessandro Della Bella

Il villaggio di Enges nel canton Neuchâtel ha vietato la costruzione di nuove abitazioni siccome non c'è abbastanza acqua potabile. Una decisione "intelligente" che andrebbe seguita anche da altri comuni, sostiene un esperto.


Circa 1’500 laghi, 890 km2 di ghiacciai e innumerevoli fiumi e ruscelli: considerata il castello d’acqua d’Europa, la Svizzera non ha particolari problemi di approvvigionamento idrico. Localmente, però, residenti e agricoltori sono regolarmente confrontati con penurie d’acqua, un fenomeno destinato ad accentuarsi a causa del cambiamento climatico e della prevista riduzione delle precipitazioni estive.

Il piccolo comune di EngesCollegamento esterno, 270 abitanti, è così corso ai ripari. A metà aprile, le autorità hanno deciso di bloccare un progetto immobiliare che prevedeva alloggi per 140 persone, vietando di fatto la costruzione di nuove abitazioni almeno per i prossimi due anni. Il motivo: la mancanza di acqua potabile.

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Situato a pochi chilometri dai laghi di Neuchâtel e di Bienne, ma a 800 metri di quota, il comune neocastellano dispone di un’unica fonte idrica. A causa delle siccità degli ultimi anni, il pozzo di Breuils basta però a malapena per coprire il fabbisogno attuale. Enges può contare sull’apporto di acqua complementare dai comuni vicini, i quali sono però anch’essi in difficoltà durante i mesi estivi e autunnali, ha spiegatoCollegamento esterno alla Radio svizzera di lingua francese RTS Claude Gisiger, sindaco di Enges.

Castello d’acqua

In Svizzera si trova circa il 5% delle riserve di acqua dolce del continente europeo. Circa il 40% dell’acqua potabile proviene da sorgenti, un altro 40% viene pompato dalle grandi falde acquifere sotterranee e il restante 20% deriva dalle acque di superficie, soprattutto dai laghi.

Fonte: Accademia svizzera di scienze naturali

Quella fatta da Enges è una “scelta intelligente”, commenta a swissinfo.ch Raffaele Domeniconi della Società svizzera dell’industria del gas e delle acque (SSIGACollegamento esterno). “In Svizzera abbiamo la fortuna di avere acqua in abbondanza. Le fonti tradizionali quali le sorgenti e le falde acquifere sono però sempre più sotto pressione a causa dell’agricoltura intensiva e dell’espansione dell’attività edilizia”.

Ci sono comuni che si sviluppano demograficamente senza però aver pianificato un ampliamento dell’acquedotto, rileva Raffaele Domeniconi, che fa l’esempio di Mergoscia, villaggio di circa 200 abitanti nel canton Ticino. “Nel 2018 si è trovato ad affrontare una grossa emergenza idrica. L’acquedotto, costruito una quarantina di anni fa, non basta per approvvigionare una popolazione che durante l’estate quadruplica a causa al turismo”.

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Qualità dell’acqua

Il discorso relativo all’acqua potabile non può tuttavia essere solo quantitativo, avverte il collaboratore della SSIGA. “In Svizzera, più di un terzo dell’acqua prelevata dal terreno può essere distribuita senza essere trattata. Se però non salvaguardiamo le nostre fonti, un domani molte potrebbero risultare inutilizzabili”.

A inquietare è in particolare la situazione sull’altopianoCollegamento esterno, una regione a forte utilizzo agricolo. “Il 70% delle captazioni contengono nitrati. I livelli sono inferiori a quelli previsti dalla legge, ma sono ciononostante preoccupanti. Per questo vogliamo sensibilizzare comuni e politici al tema della qualità dell’acqua”, afferma Raffaele Domeniconi.

vista aerea sull altopiano
Vista sull’altopiano svizzero e sul lago di Zugo dalla cima del Rigi. © Keystone / Gaetan Bally

Se si agisce tempestivamente, ad esempio interconnettendo gli acquedotti tra i comuni o individuando fonti finora non considerate, la Svizzera non avrà grossi problemi di acqua in futuro, insiste Raffaele Domeniconi. “Dobbiamo però renderci conto che la ‘materia prima’ dell’acqua potabile, ovvero la fonte, va preservata”.

Potete contattare l’autore dell’articolo su Twitter @LuigiJorioCollegamento esterno

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