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Veto tribunale a trasferimento in Puglia fondi bloccati in Svizzera

Non tornano in Italia per ora i fondi bloccati in una banca svizzera, in relazione al maxiprocesso per il disastro ambientale provocato dall'acciaieria Ilva di Taranto. Accogliendo un ricorso, il Tribunale penale federale di Bellinzona si è infatti opposto al trasferimento, a causa di "vizi particolarmente gravi". La sentenza può essere impugnata.

“L’origine delittuosa dei valori patrimoniali è probabile ma non manifesta cosicché una restituzione anticipata all’Italia è esclusa”, argomentano i giudici di Bellinzona. Secondo questi ultimi, procedere equivarrebbe a una espropriazione senza giudizio penale.

Con la loro decisione annullano il nullaosta dato dal Ministero pubblico zurighese alla richiesta della Procura di Milano di trasferire oltre un miliardo di euro depositati su conti riconducibili ai proprietari dell’Ilva e al fallimento dell’azienda. Contro il verdetto del Tribunale penale è possibile appellarsi al Tribunale federale (Corte suprema) di Losanna.

Il maxiprocesso per il disastro ambientale provocato dall’acciaieria Ilva di Taranto è iniziato il 20 ottobre ed è stato subito interrotto e rinviato al 1° dicembre. Coinvolge decine di industriali, funzionari e responsabili politici italiani perseguiti per inquinamento ambientale provocato dalla grande acciaieria.

Tra i 47 rinviati a giudizio – 44 persone fisiche e tre società – vi sono Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia, il deputato il deputato Nicola Fratoianni (Sinistra ecologia libertà, Sel), l’ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido e due fratelli della famiglia Riva (Nicola e Fabio) proprietaria dell’impresa.

Il caso Ilva, che riguarda l’ambiente, il sociale, la giustizia e l’economia, è particolarmente importante a Taranto dove la procura attribuisce alle emissioni tossiche almeno 400 decessi. L’impresa, pesantemente indebitata e sull’orlo dell’asfissia finanziaria, è stata provvisoriamente nazionalizzata in gennaio.

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