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Elezioni federali 2019: il dado verrà tratto al Consiglio degli Stati

claude longchamp
Per il politologo Claude Longchamp, l'elezione del Consiglio federale potrebbe permettere ai liberali radicali e ai popolari democratici di profilarsi in vista delle elezioni federali 2019. swissinfo.ch

In vista dell’importante scadenza elettorale fra poco meno di un anno, è iniziato il balletto sulla ripartizione dei suffragi al Coniglio nazionale. L’esito delle elezioni più importanti del Paese non si deciderà tuttavia alla Camera bassa, bensì al Consiglio degli Stati. Certo è già sin d’ora che i socialisti avranno le loro belle gatte da pelare.

Con i suoi 46 deputati il Consiglio degli Stati costituisce la Camera alta del Parlamento: ogni Cantone ha due seggi. Con molta probabilità l’esito delle elezioni federali del 2019 verrà imbastito al suo interno, visto che 14 dei suoi membri hanno già annunciato di non volersi ricandidare o stanno valutando seriamente di gettare la spugna.

Un ulteriore elemento a favore di questa tesi: se per le elezioni del Consiglio federale (governo) del prossimo 5 dicembre scenderanno in lizza uno o due esponenti della Camera alta, essi dovrebbero essere sostituiti già ad inizio 2019. In tal caso andrebbe rioccupato addirittura un terzo dei seggi, portando così la Camera dei Cantoni a un nuovo record dal cambio del millennio, cosa che lascia presagire un possibile spaccamento al suo interno.

L’autore

Claude Longchamp è uno tra i politologi e analisti più stimati ed esperti della Svizzera.

Ha fondato l’Istituto di ricerca gfs.bernCollegamento esterno, che ha diretto fino al suo pensionamento e di cui è attualmente il presidente del Consiglio di amministrazione. Per trent’anni Longchamp ha analizzato e commentato le votazioni e le elezioni per la radiotelevisione di lingua tedesca SRF.

Per swissinfo.ch e per la sua piattaforma sulla democrazia #DearDemocracy, Longchamp scrive ogni mese un testo sulle elezioni federali 2019.

Il politologo e storico è autore di due blog: uno incentrato su temi politici, Zoonpoliticon, l’altro su argomenti di carattere storico StadtwandererCollegamento esterno.

Fari puntati sugli avvicendamenti in casa socialista

Oltre al numero, anche l’affiliazione politica dei ritiri per il 2019 ha dello straordinario: la metà va ascritta sul conto di un unico partito, il Partito socialista (PS). Non è ancora del tutto certo chi saranno i nuovi parlamentari, ma per la sinistra il tonfo sembra inevitabile.

Al Consiglio degli Stati il PS riuscirà verosimilmente a confermare solo il seggio di Basilea-Città, mentre Argovia sembra ormai perso. Per tutti gli altri deputati socialisti la rielezione appare quanto mai incerta.

Per i socialisti non si intravvedono reali possibilità di guadagnare terreno, anzi. Nella migliore delle ipotesi ne usciranno con la perdita di un solo deputato, e se le cose dovessero andare peggio, l’anno prossimo si ritroveranno con cinque parlamentari in meno: una vera ecatombe.

Cambio di paradigma

Un dato è comunque certo: nel 2019 la lunga ascesa del PS nel Consiglio degli Stati è destinata a subire una brusca frenata. Partiti nel 1991 con soli tre seggi alla Camera dei Cantoni, i socialdemocratici avevano poi avuto continuamente il vento a favore, eccezion fatta per il 2007.

La polarizzazione ha inizialmente stravolto il sistema partitico svizzero, a scapito in particolare della delegazione agli Stati del PPD. Poi si sono aggiunte le querele con la destra conservatrice dell‘Unione democratica di centro (UDC), che hanno destabilizzato i liberali.

L’unico a uscirne sempre indenne è stato il PS, che oggi è la terza forza alla Camera alta, con un solo seggio in meno rispetto ai partiti di maggior peso (Partito liberale radicale PLR e Partito popolare democratico PPD.

Donne sulla via del tramonto

Gran parte del merito del successo socialista va alle sue solide candidate. Questa forza femminile minaccia però di affievolirsi, visto che nel 2019 tutte e quattro le consigliere agli Stati non hanno intenzione di ricandidarsi e in almeno tre casi su quattro le discussioni interne sulla possibile successione sono sfociate in nomine o in chiare preferenze maschili.

Una causa più profonda è il nuovo orientamento a sinistra del partito, che garantisce senza dubbio una fetta di elettorato in caso di sistema proporzionale, ma lo indebolisce nella ricerca di alleanze nelle elezioni con il maggioritario, come appunto quelle del Consiglio degli Stati.

Nelle recenti elezioni dei governi cantonali il PS ha toccato con mano questo cambiamento, incassando la mancata rielezione dei suoi rappresentanti in Cantoni come Basilea Città, Lucerna e Svitto.

Altri sviluppi

Dalla moto al carrozzino

Contrariamente al Consiglio nazionale, alla Camera dei Cantoni i rapporti di maggioranza sono ancora piuttosto aperti. PPD e PLR costituiscono il centro e dettano legge. In caso di divergenze possono coalizzarsi anche con il PS per ottenere una maggioranza, cosa che non funziona invece con l’UDC, che al Consiglio degli Stati non ha i numeri per farlo.

Per questa ragione dal 2011 la Camera alta ha un orientamento di centro/sinistra, che consente a PPD e PS di controbattere alle maggioranze di UDC e PLR al Nazionale. Un gioco che dal 2019 avrà nuove regole!

Con dodici deputati agli Stati i socialisti possono schierare esperti dichiarati in numerose commissioni della Camera alta. Inoltre è risaputo che possono raggiungere la maggioranza se nelle questioni di politica societaria si uniscono ai liberali e in quelle di ordine sociale si alleano al PPD. O per dirla altrimenti: in caso di forti perdite il PS potrebbe accomodarsi nel carrozzino perdendo così la possibilità di rimanere alla guida.

L’offensiva dei liberali

“Vogliamo porre fine alla maggioranza di centro/sinistra agli Stati”, ha affermato la presidente del PLR Petra Gössi in una recente intervista. La dichiarazione poggia sul fatto che il tanto evocato spostamento a destra dopo il 2015 non si è completato. Al Nazionale ha preso gradatamente piede, mentre agli Stati il processo è in stallo.

L’Assemblea federale ha corretto il tiro nel 2017 eleggendo Ignazio Cassis in Consiglio federale. I liberali puntano ora a ripristinare gli equilibri anche al Consiglio degli Stati.

L’ago della bilancia verso il Consiglio degli Stati

Il nuovo libro di Adrian Vatter sul funzionamento del Parlamento in Svizzera getta benzina sul fuoco. Nella sua analisi il politologo bernese conferma che nonostante la presenza di un Parlamento a due camere perfettamente equilibrate, l’ago della bilancia pende effettivamente verso la Camera alta, senza ombra di dubbio la più influente.

Innanzitutto il Consiglio degli Stati lavora a più stretto contatto con il Consiglio federale rispetto alla Camera bassa, e così facendo sostiene in maniera più incisiva i progetti avviati dal governo. Inoltre, le sue dimensioni ridotte lo rendono molto più efficiente. Gli Stati sono spesso la prima Camera e influenzano maggiormente l’indirizzo di una nuova legislazione.

Infine, in fase di dibattimento la Camera alta assume posizioni meno estreme e si adopera per trovare soluzioni che soddisfino le esigenze di numerose parti in causa.

La riformulazione dei progetti per la respinta riforma dell’imposizione delle imprese e per la fallita revisione dell’AVS (assicurazione vecchiaia e superstiti) è maturata alla Camera alta. PLR e PPD hanno posto le basi, ma cercato garanzie a sinistra. Dei sei ministri che hanno assicurato il loro consenso, due erano socialisti. Le concessioni nei loro confronti sono state fondamentali.

Conclusioni

Ecco la mia tesi: i cambiamenti nella Camera dei Cantoni sono più incisivi che non alla Camera del popolo. E proprio agli Stati, nel 2019, potremo assistere ad uno spaccamento del fronte politico.

Anziché scommettere sui singoli seggi guadagnati o persi al Nazionale, raccomando di seguire con attenzione i rapporti di forza al Consiglio degli Stati. Specialmente dove potrebbero presto mutare in seguito alla preannunciata perdita di seggi del PS.

I partiti

UDC: Unione democratica di centro (destra conservatrice)

PS: Partito socialista (sinistra)

PLR.I Liberali: Partito liberale radicale (destra liberale)

PPD: Partito popolare democratico (centro destra)

PES: Partito ecologista svizzero (sinistra)

VL: Verdi liberali (centro)

PBD: Partito borghese democratico (centro)

Traduzione dal tedesco di Lorena Mombelli

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