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L’Italia “On the Road” a caccia di investitori svizzeri

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Dal punto di vista degli investimenti, le relazioni italo-svizzere presentano un ampio margine di miglioramento. luzitanija/123RF

Vicini eppure lontani? Benché gli scambi commerciali tra la Svizzera e l’Italia siano relativamente floridi non è così per gli investimenti. Roma cerca ora di invertire la tendenza.


Negli ultimi anni gli investimenti diretti della Confederazione nella Penisola sono parecchio diminuiti. Secondo i dati della Banca Nazionale svizzera, nel 2015 ammontavano a circa 15,6 miliardi di franchi. Una cifra relativamente esigua, soprattutto se si fa il confronto con altri Stati. 

Gli investimenti diretti dei Paesi Bassi in Italia nel 2015, ad esempio, erano 62,7 miliardi di euro (dati della Banca d’Italia), mentre raggiungevano i 64,6 quelli del Lussemburgo.

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Se si considerano anche gli investimenti di società svizzere in Italia che passano per filiali situate in paesi terzi, il valore degli investimenti sale a più di 20 miliardi, ma è comunque un “dato che presenta degli evidenti margini di miglioramento”, secondo Piergiorgio Borgogelli, direttore generale dell’ICE Collegamento esterno(L’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane).

Recuperare credibilità 

Un primo passo per migliorare la percezione dell’Italia da parte della comunità degli investitori elvetici è stato l’evento, svoltosi lunedì a Zurigo, “Invest in Italy Roadshow”, un’iniziativa promozionale organizzata dall’ICE e dall’ambasciata italiana in SvizzeraCollegamento esterno, che ha già avuto luogo in altri grandi centri finanziari globali quali Dubai o Shanghai. 

“È il momento per la Svizzera di interessarsi all’Italia”, ha detto il sottosegretario di Stato italiano agli esteri Benedetto della Vedova, presente all’evento. 

Ma per quale motivo? Secondo i diversi oratori intervenuti, la risposta la si riscontra nei fatti: benché non abbia ancora raggiunto la media europea, l’economia italiana è tornata a crescere, (+1,5% stimato nel 2017) e la sua vocazione alle esportazioni è seconda, in Europa, solo alla Germania (l’incidenza dell’export sul PIL si sta avvicinando al 30%).

Piergiorgio Borgogelli
Piergiorgio Borgogelli, direttore generale dell’ICE. tvsvizzera

Tecnologia e incentivi fiscali

Anche dal punto di vista delle tasse, tradizionale tallone d’Achille italiano per gli investimenti esteri, “siamo sulla buona strada”, ha spiegato Raffaele Russo, del ministero dell’economia e della finanza. 

È stato per esempio ridotta l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società, passata dal 27,5% al 24%, e sono stati introdotti vantaggi fiscali selettivi per promuovere il settore dell’alta tecnologia.  Le riforme introdotte con la legge finanziaria 2017, come “Industria 4.0”, che “ha prodotto un incremento significativo degli investimenti privati nel settore della tecnologia e della digitalizzazione delle imprese e ha contribuito alla crescita del PIL”, ha spiegato Borgogelli. 

“In Italia è diventato più facile assumere personale e, anche se le regole restano più severe che in altri paesi, è più facile licenziare”, ha aggiunto Mattia Adani, del ministero dello sviluppo economico.   

Burocrazia ridotta

I grandi investitori, inoltre, dovrebbero temere meno la macchina burocratica italiana, un altro freno per gli investitori, come peraltro sottolineato in luglioCollegamento esterno dalla Segreteria di Stato per l’economia svizzera SECO.

Un comitato interministeriale si occupa infatti di assistere chi è pronto ad effettuare investimenti del valore di oltre 30 milioni di euro considerati di interesse nazionale.  Questo nuovo organo funge da tramite tra l’investitore e la giungla dei diversi livelli amministrativi della Penisola dai quali è necessario ricevere risposte e permessi, che dovrebbero dunque arrivare più rapidamente che in passato. 

Durante l’evento tenuto a Zurigo sono stati inoltre presentate alcune delle attuali potenzialità d’investimento nella Penisola, prima fra tutte quelle nell’industria farmaceutica e quelle nello sviluppo del porto di Genova, che aspira a diventare lo sbocco sul Mediterraneo delle regioni più interne dell’Europa, obiettivo possibile anche grazie al completamento del progetto elvetico Alptransit.  

Le elezioni politiche del 2018 potrebbero rimettere in discussione le strategie introdotte? Secondo Borgogelli, no: “Al di là degli schieramenti politici o dal risultato delle elezioni è difficile pensare oggi che possano subentrare elementi dirompenti che vogliano ridiscutere i fondamenti di una strategia che sta dando dei risultati, quindi sono ottimista”.

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