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Ricostruzione dell’Ucraina: la Svizzera vuole un ruolo di leadership

Cassis al WEF
Ignazio Cassis, presidente della Confederazione svizzera, durante il Forum economico mondiale di Davos, il 24 maggio. © Keystone / Laurent Gillieron

La Svizzera terrà un'importante conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina all'inizio di luglio. L'ordine del giorno e l'elenco delle persone partecipanti stanno diventando più concreti. Resta da vedere, tuttavia, quanto il progetto sia coordinato a livello internazionale.

La cooperazione internazionale con l’Ucraina è stata negoziata in occasione di regolari conferenze di riforma fin da molto prima della guerra. L’incontro di quest’anno era previsto per luglio a Lugano. La Svizzera ha sempre rispettato questo impegno. Ora il presidente della Confederazione svizzera Ignazio Cassis vuole trasformarlo in una conferenza sulla ricostruzione.

Zelensky, Macron, Johnson, ONU

Cassis ha affermato che il Ministero degli esteri svizzero, da lui diretto, ha invitato alla conferenza 41 Paesi e 19 organizzazioni internazionali, tra cui la Banca mondiale e le Nazioni unite. Il presidente svizzero parla di un evento di altissimo profilo con partecipanti “di livello ministeriale, cioè ministri, primi ministri o presidenti”. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il Primo Ministro Denys Shmyhal avrebbero confermato la loro partecipazione, fisica o virtuale, secondo le dichiarazioni di Cassis alla televisione svizzera SRF.

Cassis ha anche invitato personalmente il primo ministro britannico Boris Johnson, il quale non ha fatto ancora sapere se verrà di persona o se invierà una delegazione. Secondo i media, è stato invitato anche il Presidente francese Emmanuel Macron.

“Le sfide della ricostruzione sono enormi”, afferma il presidente elvetico. In effetti, la ricostruzione dell’Ucraina non ha solo bisogno di incredibili quantità di denaro. Qualcuno ha anche lanciato idee che non tutti condividono, come quella di utilizzare a questo scopo il denaro confiscato all’oligarchia.

Tensioni nelle relazioni tra Svizzera e UE?

La conferenza potrebbe compromettere seriamente le relazioni già molto tese tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). Con il suo piano, la Confederazione agisce in un territorio che l’UE rivendica per sé. Al Forum economico mondiale (WEF) di Davos, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che la protagonista della ricostruzione sarà l’UE. “L’Unione europea ha un interesse strategico ad assumere un ruolo guida nella ricostruzione dell’Ucraina”, ha dichiarato.

Cassis definisce il progetto svizzero come “l’inizio di un piano di ricostruzione per l’Ucraina”. Ma non è ancora chiaro in che misura l’iniziativa da lui promossa sia coordinata con il piano dell’UE.

Chi si siede al tavolo

La Svizzera sta facendo concorrenza all’UE? La stessa Commissione europea è attualmente impegnata nella creazione di una piattaforma di ricostruzione per l’Ucraina, guidata dall’UE e dal governo ucraino. Secondo i piani dell’UE, saranno coinvolte anche istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale o la Banca mondiale, le stesse organizzazioni che probabilmente Cassis ha invitato a Lugano. “Dobbiamo decidere innanzitutto chi può sedersi al tavolo accanto all’Ucraina”, ha detto Cassis a SRF.

Cassis con Shmygal WEF
Ignazio Cassis (a sinistra) con il primo ministro ucraino Denys Shmygal durante il Forum economico mondiale (WEF) di Davos. © Keystone / Laurent Gillieron

“Non è una questione di soldi”

Mentre all’interno dell’UE sono già in corso dibattiti molto concreti sulla provenienza dei fondi, Cassis evita accuratamente la questione dei finanziamenti: si tratta solo di somme simboliche, ha dichiarato. “Quanto pagherà la Svizzera?”, hanno chiesto i media a Ignazio Cassis: “Non si tratta di soldi. Si tratta di impostare un processo”.

Ma mentre sul sito web della Ukraine Recovery Conference (Conferenza sulla riforma ucraina) si legge che la Svizzera e l’Ucraina chiedono la mobilitazione di fondi per l’attuazione del programma di ricostruzione, Cassis afferma che tale impegno è più di natura simbolica. Per quanto riguarda il contributo finanziario della Svizzera, il presidente della confederazione ha dichiarato che l’organizzazione di questa conferenza costituisce il contributo maggiore della Svizzera.

Irpin distrutta dalle bombe, Ucraina
Segni di distruzione a Irpin, Ucraina, il 28 aprile 2022. Keystone / Laurence Figà-talamanca

È chiaro che il finanziamento diventerà presto l’argomento principale, data la quantità di denaro in ballo: il primo ministro ucraino Shmygal ipotizza più di 600 miliardi di dollari, altre stime, secondo Cassis, sono di 1’000 miliardi di dollari. Anche lo stesso Zelensky è il primo a parlare di soldi. All’inizio di maggio ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di un piano strategico di sostegno internazionale, una forma moderna dello storico Piano Marshall, ovvero denaro, tecnologia, specialisti e opportunità di crescita”. Anche il Segretario al tesoro statunitense Janet Yellen ha fatto il paragone a metà maggio con il Piano Marshall, che dopo la Seconda guerra mondiale permise la ricostruzione dell’Europa.

Richiesta di esproprio controversa

Anche le idee messe sul tavolo è probabile che generino dei dibattiti. Il presidente ucraino Zelensky ha proposto un modello in base al quale singoli Paesi, città o aziende si farebbero carico della sponsorizzazione di determinate città o industrie in Ucraina. Ha anche suggerito di utilizzare a questo scopo i beni russi congelati, citando tra l’altro le riserve valutarie russe per centinaia di miliardi e i beni dell’oligarchia russa.

Questo piano è politicamente molto discutibile. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen accolgono con favore l’idea di principio, ma sono consapevoli delle insidie legali che tali espropri comporterebbero. Cassis è stato interpellato dai giornalisti in occasione del WEF di Davos, alla fine di maggio, in merito alla posizione svizzera su questo tema. Anche in questo caso è rimasto sul vago: “Si tratta di una questione globale e la Svizzera darà la sua risposta al momento opportuno”.

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