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Credit Suisse sotto inchiesta nella vicenda del “re della coca” bulgaro

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Finito nel mirino degli inquirenti elvetici, il Credit Suisse non ha voluto prendere posizione sull'inchiesta penale che lo riguarda. Keystone / Alessandro Della Bella

Il Credit Suisse è oggetto di un'inchiesta penale del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) in un caso di riciclaggio di denaro dell'ex "re della cocaina" bulgaro Evelin Banev. Lo dimostrano le ricerche di Gotham City in documenti giudiziari svizzeri e italiani. Il coinvolgimento della seconda banca più grande svizzera non era mai stato rivelato prima d'ora.

Avviata il 1° febbraio 2008, l’inchiesta federale SV.08.007 è a lungo passata inosservata dai media. Nel 2014, un articolo del quotidiano di Ginevra Le CourrierCollegamento esterno aveva menzionato l’esistenza della rete svizzera di Evelin BanevCollegamento esterno, alias “Brendo”, sospettata in diversi Paesi europei di essere a capo di una grande organizzazione criminale attiva nel traffico di cocaina.

Sempre nel 2014, il giornalista e scrittore italiano Roberto Saviano ha descritto Evelin Banev come “un personaggio molto importante” delle reti mafiose italiane, “un personaggio che tiene nelle sue mani il destino dello Stato bulgaro”.

Riciclaggio aggravato

Nonostante la grande importanza di questa vicenda di narcotraffico, il ruolo del Credit Suisse non era mai stato evidenziato pubblicamente.

Rispondendo alle nostre domande, il 1° luglio 2019 l’MPC ha confermato che l’indagine sulla rete di Evelin Banev è stata “estesa nel novembre 2013 nei riguardi del Credit Suisse AG per sospetto di carente organizzazione in relazione al reato di riciclaggio di denaro aggravato”.

Tutto inizia nel 2007/2008. Le autorità bulgare accusano Banev e i suoi soci di gestire una rete di narcotraffico e di utilizzare strutture finanziarie e immobiliari per coprire le loro attività. La Bulgaria chiede aiuto alla Svizzera.

L’MPC comincia così ad interessarsi alle reti dell’organizzazione. Ipotesi degli investigatori: il denaro proveniente dal traffico di diverse tonnellate di cocaina sarebbe stato reinvestito in immobili in Bulgaria, Spagna e Svizzera, in particolare a Montreux (Vaud) e Ginevra.

Le autorità svizzere avviano un’inchiesta nel febbraio 2008 e bloccano dei conti bancari aperti a nome di società controllate da Evelin Banev e dal suo ex socio Konstantin Dishliev, assassinato nel 2005 in Bulgaria.

In Svizzera, il clan si sarebbe affidato a un uomo di fiducia, specialista in strutture finanziarie destinate al riciclaggio di denaro. In totale dieci persone sono attualmente perseguite dalla Procura federale.

Gotham City

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Rapimento

Dal 2008 anche l’Italia si interessa a “Brendo” e alla sua organizzazione. I giornali parlano di un’alleanza tra i clan della Ndrangheta calabrese e la mafia bulgara. Per finire Evelin Banev è arrestato in Bulgaria. Nel marzo 2013, sua figlia è rapita a Sofia: un messaggio chiaroCollegamento esterno, per ingiungere al trafficante di tenere la bocca cucita di fronte alla giustizia italiana, che chiede la sua estradizione.

Processato dal tribunale di Milano, “Brendo” è condannato a 20 anni di carcere. La sentenza sarà annullata nel 2015 dalla Corte di Cassazione, prima di essere confermata dalla Corte d’Appello di Milano nel 2016.

È proprio nella sentenzaCollegamento esterno della Corte di Cassazione che compare il Credit Suisse. Per dimostrare i legami finanziari tra Evelin Banev e Matey Boev, considerato il suo braccio destro, i giudici italiani citano una perquisizione effettuata dalle autorità svizzere negli uffici della grande banca a Zurigo.

Nel cassetto dell’amministratrice patrimoniale E. B., gli investigatori elvetici scoprono gli estratti di un conto della società Gill Holding Finance SA, controllata da Boev e da sua moglie. E. B., ex tennista professionista bulgara e ora consulente indipendente, amministrava diverse società direttamente collegate a Evelin Banev.

I versamenti tra queste società erano giustificati nei confronti della banca mediante contratti di consulenza. Per la magistratura italiana, questi “flussi finanziari tra trafficanti di alto livello” non avevano alcuna giustificazione concreta e servivano soltanto a riciclare fondi.

Politica bancaria da rivedere

Nell’aprile 2009, l’MPC estende il procedimento penale a una dirigente della banca, che si occupa della clientela bulgara. Dalle sue dichiarazioni, citate in una sentenzaCollegamento esterno del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona, risulta che la banca è stata informata del coinvolgimento di alcuni clienti, tra cui Evelin Banev e Konstantin Dishliev, in vicende giudiziarie, in particolare per riciclaggio di denaro e traffico di droga.

Secondo la sentenza del TPF, la bancaria ha sistematicamente informato i suoi superiori, ma questi non l’hanno mai incoraggiata a cessare le attività con i clienti in questione. Peggio ancora: “L’assassinio di Dishliev, nel maggio 2005, e di sua madre, nella primavera del 2007, in circostanze perlomeno poco chiare (…), non hanno indotto la banca a rivedere la propria politica nei confronti di questi clienti, per esempio non è stata effettuata alcuna comunicazione MROSCollegamento esterno“.

Dopo più di dieci anni dall’apertura dell’inchiesta e sei anni dalla sua estensione al Credit Suisse, il procedimento è ancora in corso. L’MPC ricorda la presunzione di innocenza della banca e delle dieci persone ancora sotto inchiesta.

Interpellato da Gotham City, il Credit Suisse non ha voluto esprimersi.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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