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Di fronte alla concorrenza, la Svizzera punta sull’innovazione decentralizzata

L'edificio dell'Istituto Paul Scherrer, in cui vengono condotti gli esperimenti con il sincrotrone SLS (Swiss Light Source), un acceleratore di elettroni che produce raggi X per analisi della materia. Keystone

L'innovazione è diventata il "primo comandamento" della strategia scientifica, politica ed economica. La Svizzera non fa eccezione. Le autorità hanno approvato un progetto per un parco svizzero dell’innovazione, ripartito in più sedi. La prima struttura è stata appena inaugurata. 

L’Istituto Paul Scherrer (PSI) di Villigen, nel cantone di Argovia, è probabilmente il meno conosciuto tra i più importanti istituti di ricerca scientifica svizzeri. Ma è un faro a livello internazionale, così come i Politecnici federali di Zurigo e di Losanna e le università svizzere. 

“La Svizzera occupa una posizione eccezionale”, ricorda Joël Mesot, direttore del PSI. “Sette o otto delle nostre scuole superiori sono tra le prime 200 al mondo, il che significa che il 70 – 80% degli studenti svizzeri seguono una formazione nelle migliori università del mondo”. 

Cinque siti 

Su iniziativa dei Cantoni, cinque siti consacrati all’innovazione vedranno il giorno in modo decentralizzato in Svizzera. Insieme formano il Parco svizzero dell’innovazione (Swiss Innovation Park). 

I due centri principali di ricerca sono i Politecnici federali di Losanna e Zurigo. I tre altri siti sono situati nei cantoni di Argovia, Basilea Campagna e Berna. 

Il Parco d’innovazione dovrebbe permettere di garantire gli investimenti privati nel campo della ricerca e dello sviluppo. I cinque siti mettono a disposizione aree equipaggiate per la ricerca vicino alle università e alle imprese già esistenti. 

Un credito quadro di 350 milioni di franchi, limitato nel tempo, è stato adottato nel settembre 2015 da parte del Parlamento svizzero. 

I cinque siti selezionati sono (in ordine alfabetico):

SIP PARK innovAARE (Villigen, Argovia)

SIP NWCH, parco d’innovazione della Svizzera nord-occidentale (Allschwil, Basilea Campagna)

SIP Bienne, Innocampus

SIP Ovest, Politecnico federale di Losanna (Canton Vaud)

SIP Politecnico di Zurigo (Dübendorf, Canton Zurigo)

Ma molte voci si sono levate negli ultimi tempi, esprimendo preoccupazione per il futuro di questo posizionamento. L’approvazione, nel febbraio 2014, di un’iniziativa popolare che esige un freno all’immigrazione ha rafforzato la volontà di unire le forze per affrontare la crescente concorrenza in altre parti del mondo.

Già prima del voto nel 2014, i Cantoni avevano lanciato il progetto “Swiss Innovation Park” (Parco svizzero dell’innovazione), sostenuto dalla Confederazione tramite la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. 

Il PSI, che stava già sviluppando un progetto con il Cantone di Argovia, si è messo rapidamente in fila per riservarsi un posto nel progetto nazionale. A metà settembre, è diventato così il primo istituto ad aprire la sua struttura, il parco “innovAARE” (Aare è il nome del fiume che scorre nelle vicinanze). 

A tale scopo sono state definite quattro aree prioritarie: la tecnologia di accelerazione delle particelle, la materia e i materiali, la salute umana, l’energia e l’ambiente. Figurano dal 1990 tra i settori di ricerca del PSI, che inizialmente si focalizzava sulla ricerca nucleare. 

Un primo edificio provvisorio di 400 metri quadrati ospita già due società disposte a sfruttare le opportunità di ricerca offerte dal PSI. Gli edifici definitivi, previsti su una superficie di 19’000 metri quadrati, accoglieranno anche diversi laboratori e saranno probabilmente ultimati entro il 2018. 

“Le iniziative provengono sempre dalla ricerca” 

In occasione dell’inaugurazione si è parlato chiaramente molto di innovazione. Thomas Held, sociologo, consulente aziendale ed ex direttore del think tank liberale Avenir Suisse, ha fatto notare che se il progetto è diventato una sorta di “prodotto miracoloso”, molto consensuale, ciò è dovuto al fatto che rimane alquanto indeterminato. 

“Visto che la promozione economica classica, basata su vantaggi fiscali, ha ormai raggiunto i suoi limiti, ora tutti sostengono l’innovazione. La destra, la sinistra, i datori di lavoro, i dipendenti: non si può essere contrari! Il concetto è quasi più usato di quello della ‘sostenibilità’… Ma, per alcuni, l’innovazione rappresenta l’energia eolica, per altri, i reattori nucleari”, ha dichiarato Held. 

Per il consulente aziendale, il PSI di Villigen riunisce tutte le caratteristiche indispensabili per promuovere veramente l’innovazione: ricercatori di talento provenienti da tutto il mondo (1900 impiegati, di cui 210 studenti di dottorato di 42 nazioni e 150 studenti post-dottorato di 40 nazioni), infrastrutture ‘non riproducibili’ (strumenti di misura di grandi dimensioni) e una ricerca di base non orientata verso la commercializzazione di un prodotto. 

La ricerca di base non rischia però di essere influenzata da settori industriali che si trovano nelle vicinanze, come quello della costruzione di macchine? “In nessun caso”, risponde Joël Mesot. La presenza di nuove aziende nel parco dell’innovazione non rimetterebbe assolutamente in questione la sua indipendenza. 

“Le iniziative provengono sempre dalla ricerca”, aggiunge il direttore del PSI. “Inoltre non bisogna dimenticare che, già in passato, sono state le università e le industrie a lavorare assieme per costruire infrastrutture importanti – come ferrovie, dighe, ponti o gallerie – e a permettere alla Svizzera di occupare il rango che detiene oggi nel campo dell’innovazione e della competitività”.

L’Istituto Paul Scherrer (PSI) 

Il PSI è il più grande centro di ricerca svizzero per le scienze naturali e le scienze ingegneristiche. Prende il nome dal fisico svizzero Paul Scherrer (1890-1969). 

Il centro è il risultato della fusione nel 1988 dell’Istituto federale di ricerca sui reattori e dell’Istituto svizzero per la ricerca nucleare. 

Il PSI dispone di un certo numero di grandi infrastrutture di ricerca, uniche in Svizzera o nel mondo: 

Il Sincrotone SLS (Swiss Light Source): i ricercatori “trapassano” i materiali per determinare la composizione dettagliata delle più piccole strutture.

La sorgente di neutroni (SINQ): i neutroni che attraversano i metalli consentono di studiare nuovi materiali, in particolare nel campo dei superconduttori o delle memorie dei computer.

La fonte di muoni: il PSI dispone di muoni più lenti del mondo. Molto ricercate dagli scienziati, queste particelle sono utilizzate per determinare i campi magnetici all’interno dei materiali.

Il laser a raggi X a elettroni liberi (SwissFEL) dovrebbe essere operativo nel 2016.

Strumenti disponibili 

Un buon esempio di questa innovazione presso il PSI è la terapia protonica, che consente di trattare con grande precisione i malati di cancro. “Per anni, coesistevano due tecnologie”, spiega Joël Mesot. “La nostra, che analizza il tumore con estrema precisione in tre dimensioni, e una di origine americana. Fino al 2010, la maggior parte dei nuovi centri di trattamento utilizzavano la tecnologia concorrente. Poi i nostri ricercatori e i nostri medici sono stati in grado di dimostrare l’efficacia della procedura messa a punto dal PSI. Da allora, tutti i nuovi centri utilizzano la nostra tecnologia. Ci sono voluti quindici anni. Solo la ricerca di base può raggiungere un tale risultato”. 

Il vantaggio dei protoni è che il raggio si arresta quando raggiunge il suo obiettivo, il tumore, limitando così gli effetti collaterali. In tutto il mondo, un quinto dei tumori oculari vengono trattati a Villigen. Soprattutto molti bambini sono trattati presso il PSI. 

Una delle due società che si sono già installate nel nuovo parco d’innovazione è attiva in campo medico, la leadXpro, che studia le proteine delle membrane per lo sviluppo di farmaci. L’altra, Advanced Accelerator Technology, si concentra sulla possibile commercializzazione di know-how sviluppato presso il PSI. 

Queste conoscenze sono il frutto di esperienze condotte con il sincrotrone SLS (Swiss Light Source), un acceleratore di elettroni che produce raggi X per analisi della materia, inaugurato nel 2001. Questo apparecchio e altri strumenti di misura di grandi dimensioni sono anche a disposizione di ricercatori esterni, a condizione che la loro domanda venga accettata. I ricercatori del PSI non sono privilegiati perché devono presentare a loro volta un dossier. 

Il vantaggio della prossimità geografica 

Nel 2014, due terzi dei 1328 dossier presentati sono stati accettati. Anche se il numero di sincrotroni è esploso in tutto il mondo, secondo Joël Mesot, le richieste di impiego degli strumenti sviluppati dal PSI non sono diminuite – ciò che dimostra l’interesse nei confronti di questo istituto. 

“Nonostante la digitalizzazione e le moderne possibilità tecnologiche, vedo che la vicinanza geografica tra ricerca accademica e ricerca industriale è un importante fattore di successo per l’innovazione. Il parco innovAARE incoraggerà e sosterrà questi incontri”, ha dichiarato Joel Mesot durante la giornata d’inaugurazione. 

“È pure importante la vicinanza della Scuola superiore specializzata (HES) di Berna”, ha rilevato il CEO di innovAARE, Daniel Kündig. Sia la HES che i governi e le imprese partecipano al capitale del parco d’innovazione. 

Il prossimo “grande strumento” del PSI, il laser a raggi X a elettroni liberi SwissFEL, si trova già nelle ultime fasi di sviluppo e verrà inaugurato nel 2016. Grazie a questa lunga macchina sotterranea di 740 metri, i ricercatori potranno osservare processi estremamente veloci, come la formazione di nuove molecole durante le reazioni chimiche.

Traduzione di Armando Mombelli

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