Prospettive svizzere in 10 lingue

Presto delle nuove scuole svizzere all’estero?

Se sarà adottata dalle Camere federali, la nuova legge sulle scuole svizzere all'estero potrebbe entrare in vigore all'inizio del 2015. baselland.ch

Create da e per gli svizzeri all’estero, le scuole svizzere dovrebbero diventare più internazionali e più autonome. La nuova legge, che sarà presto discussa in parlamento, punta sulla competitività. Potrebbero così nascere nuove scuole, per esempio in Asia.

«Sono spagnola, figlia di genitori spagnoli, e quando ho sostenuto gli esami di maturità in tedesco nel 2011, parlavo cinque lingue». Marta Porta Camin, oggi studente di fisica e matematica, è una pubblicità perfetta per la Schweizerschule Barcelona. Bella da far tenerezza, racconta in un ottimo tedesco come ha appreso lo spagnolo e il catalano alla scuola dell’infanzia, poi il tedesco, il francese e l’inglese.

Marta Porta Camin è stata invitata dalla Conferenza annuale dei direttori delle scuole svizzere, il 10 luglio a Glarona. Di fronte a un centinaio di persone, ha fornito le prove che la sua vecchia scuola merita davvero l’eccellenza (best practice) nell’insegnamento delle lingue.

Altro esempio, Bangkok, che basa il suo insegnamento sul programma scolastico del canton Lucerna. «Un paragone con i nostri cinque ginnasi pubblici ha dimostrato che il livello d’inglese degli scolari in Tailandia è molto migliore», rileva Jürg Lustenberg, rappresentante del canton Lucerna.

Nelle 17 scuole svizzere all’estero,  la lingua principale d’insegnamento è il tedesco. L’unica eccezione è la scuola di Bogotá, in Colombia, che propone anche un curriculum scolastico in francese.

Le prime scuole svizzere furono fondate in Italia da espatriati svizzeri di lingua tedesca, in molti casi protestanti.

Gli svizzeri di lingua francese all’estero, meno numerosi di quelli di lingua tedesca, non hanno sentito il bisogno di creare scuole, perché potevano contare sulla fitta rete di istituzioni scolastiche francesi.

Tratto distintivo

L’insegnamento delle lingue è il tratto distintivo delle scuole svizzere nei paesi meno orientati al plurilinguismo. È uno dei motivi per cui per esempio, nonostante la crisi economica, la lista d’attesa per l’iscrizione alla scuola svizzera di Milano non accenna ad accorciarsi e anzi tende a diventare più lunga.

«Molti genitori vogliono che i loro bambini imparino il tedesco, in modo da garantire loro un miglior avvenire professionale», afferma il direttore Claudio Burkhard. «Questo richiede grandi sacrifici, finanziari e culturali, perché il bambino deve iniziare fin dalla scuola dell’infanzia».

La situazione appare ben diversa da quella che si trova all’interno della Svizzera, dove l’età d’insegnamento di una seconda lingua continua ad alimentare i dibattiti.

«All’estero questo problema è risolto da tempo. Le scuole sono state create appunto per permettere, fin dalla scuola dell’infanzia, ai figli degli espatriati di mantenere la propria lingua e la propria cultura pur integrandosi nel loro nuovo paese. E poi è molto più facile imparare una lingua quando si è molto giovani», nota Derrick Widmer, presidente di educationsuisse, l’organizzazione centrale delle 17 scuole svizzere all’estero.

Widmer si impegna tra le altre cose nella lotta all’analfabetismo informatico: «Contrariamente a quel che accade in Svizzera, pensiamo che l’informatica debba figurare nei programmi scolastici e che gli scolari debbano essere capaci di programmare, fin dalla scuola primaria».

A suo avviso l’innovazione in ambito scolastico è fondamentale, perché la concorrenza globale è sempre più dura. «Seguitano a nascere nuove scuole internazionali. Noi continuiamo a godere di un’immagine eccellente e rimaniamo ben posizionati, ma dobbiamo aumentare la competitività per attirare nuovi allievi. Questo dovrebbe essere reso possibile dalla nuova legge, che se tutto va bene entrerà in vigore nel 2015».

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Innovazione per battere la concorrenza

Se sarà adottata dalle Camere federali, la nuova legge sulle potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2015. Questa revisione non regolerà tutto, ma dovrebbe rendere le scuole svizzere più competitive. Prevede tra l’altro una flessibilizzazione della soglia attuale di almeno il 20% di allievi svizzeri, la possibilità di offrire una formazione professionale duale (apprendistato secondo il modello svizzero) e, soprattutto, l’opportunità di aprire nuove scuole.

«In futuro sarà possibile ottenere un aiuto finanziario per aprire un nuovo istituto, ma per far questo bisognerà allinearsi agli standard della concorrenza internazionale, con palestra e piscina, perché i genitori degli allievi locali hanno esigenze in questo senso. Bisognerà perciò trovare dei fondi», osserva Derrick Widmer.

Il presidente di educationsuisse rimane comunque ottimista e punta sull’Asia: «Vi siamo poco presenti e c’è molto da fare. Le scuole di Bangkok e Singapore funzionano bene. Attirano molte persone che si interessano alla formazione professionale duale, perché in questi paesi non esiste l’apprendistato».

La fine del folclore

In origine tutte le scuole sono state fondate da membri delle colonie svizzere, spesso con molti aspetti folcloristici. È il caso di Bangkok, dove la scuola svizzera è stata fondata cinquant’anni fa.

«Membri della colonia svizzera chiamarono dalla Svizzera una coppia di istitutori, che iniziarono a far scuola a 17 allievi in un piccolo edificio di legno», racconta Dominique Tellenbach, il nuovo direttore. Oggi la Swiss School of Bangkok accoglie 200 allievi, tra cui 60 svizzeri, in un grande edificio moderno.

Anche la storia della scuola svizzera di Catania, fondata cent’anni fa, è simile. «La colonia svizzera ha chiesto a uno dei suoi membri di dare corsi di tedesco a sei bambini. Oggi la nostra scuola conta 70 allievi», spiega la sua direttrice, Loretta Brodbeck.

Ma queste storie appartengono al passato e ci vorranno grandi sforzi per mantenere e conquistare uno spazio in un mondo globalizzato, rileva ancora Derrick Widmer. «Contrariamente alle scuole pubbliche svizzere, le scuole svizzere all’estero sono aiutate dallo stato, ma sono private. Un direttore d’istituto all’estero non è solo un responsabile pedagogico, ma anche il capo di un’impresa privata. È responsabile delle finanze, del marketing e del dialogo con i genitori».

Dovrà dunque raddoppiare lo sforzo di innovazione per «vendere» il suo istituto offrendo standard internazionali pur continuando a favorire «l’irraggiamento culturale della Svizzera all’estero», come chiede il governo elvetico.

È il nuovo nome dato nel 2012 al vecchio Comitato di sostegno per le scuole svizzere all’estero, fondato nel 1942.

L’associazione riunisce 17 istituti: 7 in Europa, 8 in America latina e 2 in Asia, frequentati in totale da 7200 allievi, di cui 1800 svizzeri. Ogni istituto riceve un aiuto materiale e pedagogico di un cantone svizzero, di cui adotta il programma.

educationsuisse rappresenta gli interessi delle scuole presso l’opinione pubblica, l’economia e le autorità svizzere. Fa da ponte con le istituzioni educative svizzere ed è responsabile di valutare le sinergie con le scuole locali e le possibilità di aprire nuove scuole.

L’associazione gestisce le assicurazioni sociali (cassa pensioni e AVS) degli insegnanti svizzeri e si occupa del pagamento dei premi. Ogni estate organizza un incontro fra i responsabili delle scuole svizzere all’estero, per stimolare l’innovazione e gli scambi e contribuire alla formazione continua. Nel 2013 l’incontro si è tenuto tra l’8 e l’11 luglio nella sala del parlamento cantonale di Glarona.

(Traduzione dal francese e adattamento: Andrea Tognina)

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