La crisi nel quartiere europeo di Bruxelles
Tra i quartieri che soffrono di più le conseguenze economiche della pandemia di coronavirus, figura certamente quello europeo di Bruxelles. L'assenza di migliaia di funzionari costretti al telelavoro e delle delegazioni che non si incontrano più in presenza, lascia vuoti i ristoranti, caffè e alberghi ai quali il corrispondente RSI dedica questo reportage.
“La cosa migliore erano i vertici: tre giorni di follia, si lavorava non stop, e poi c’erano i giornalisti: era magnifico”, ricorda il gestore de Le Coin Du Diable, che è riuscito a superare il 2020 grazie a quanto messo da parte in cinque anni di lavoro, ma non potrà reggere ancora a lungo.
Inutile, in un’area fatta sostanzialmente di uffici, sperare di sopravvivere con l’asporto. “Il 90% della mia clientela era costituito da funzionari europei. […] Sono tutti a casa, addirittura nei loro Paesi d’origine”, osserva il proprietario del ristorante The Meeting Point.
A Bruxelles, il settore alberghiero e della ristorazione dava lavoro a 33’000 persone. Su 9’000 imprese, per ora hanno dichiarato bancarotta in 235 ma la prima, vera ondata di fallimenti -spiega il presidente dell’associazione di categoria- è attesa tra febbraio e marzo dopo la chiusura dei bilanci.
Preoccupati anche i residenti, per un quartiere nel quale gli uffici erano già in sovrannumero prima della pandemia.
RSI (TG del 16.01.2021)
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