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Imposta alla fonte per i pensionati espatriati: l’idea non è morta

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Le pensioni versate all'estero costituiscono circa un terzo di tutte le rendite dell'AVS. Keystone

Suscita regolarmente interrogativi a Palazzo federale la situazione dei beneficiari di rendite di vecchiaia residenti all’estero che sfuggono al fisco svizzero. Il senatore popolare democratico Peter Hegglin ha rilanciato mercoledì l'idea di una ritenuta alla fonte sulle pensioni versate all'estero. Il governo vi sta riflettendo. 

I beneficiari di prestazioni dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) residenti all’estero sono spesso trattati in modo diverso dal profilo fiscale, rispetto a quelli che vivono in Svizzera. Questo fatto preoccupa ora anche il senatore Peter Hegglin del Partito popolare democratico (PPD, centro-destra): “Alcuni dei beneficiari dell’AVS non pagano tasse, ad esempio quelli residenti nella Repubblica Dominicana. Inoltre, ricevono assegni familiari perché hanno figli a carico”. 

Peter Hegglin
Il senatore Peter Hegglin. Keystone

Il senatore del Canton Zugo ha presentato un’interpellanza, in cui sottolinea la disparità di trattamento rispetto ai beneficiari di rendite residenti in Svizzera, i quali devono rispettare gli obblighi fiscali vigenti. Peter Hegglin ha quindi interrogato il governo sull’opportunità di introdurre una ritenuta alla fonte. “È la soluzione che appare più semplice”, dice. 

I paesi che cercano di sedurre i pensionati 

In effetti, la Svizzera non riscuote imposte sulle rendite dell’AVS versate all’estero e neppure su quelle dell’Assicurazione invalidità (AI) e dell’Assicurazione militare. Spesso i pensionati espatriati vengono però tassati nel loro paese di residenza. 

Tuttavia, alcuni beneficiari sono esenti da imposte: è il caso degli Stati che hanno concluso un accordo fiscale con la Svizzera o che rinunciano a tassare i pensionati per attirarli sul loro territorio. Ciò vale ad esempio per il Portogallo. Dal 1° gennaio 2013, i pensionati europei che desiderano affittare o acquistare beni immobili in questo paese sono esenti dall’imposta sul reddito per un decennio, a condizione che vi risiedano per più di 183 giorni all’anno. 

Un anno per risolvere una questione delicata

Il dibattito non è nuovo ed è sensibile per gli svizzeri all’estero. 

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Nell’ottobre del 2017, un rapporto del Controllo federale delle finanze (CDF) aveva già ventilato l’introduzione nella legge di un’imposizione alla fonte per le rendite percepite all’estero. Questa misura apporterebbe un gettito fiscale di 25 – 30 milioni di franchi all’anno. 

“Stiamo attualmente esaminando le raccomandazioni del CDF e l’eventualità di proporre una modifica legislativa”, ha indicato Ueli Maurer. Il ministro delle finanze ricorda tuttavia che una modifica legislativa richiederebbe un adeguamento delle 50 Convenzioni di sicurezza sociale e delle 80 Convenzioni contro la doppia imposizione fiscale concluse dalla Svizzera con altri Paesi. 

Per fare ciò, “ci vuole un sacco di tempo e non riusciremo necessariamente ad ottenere ovunque un nuovo accordo”, ha avvertito Ueli Maurer. Il ministro spera di risolvere tali questioni entro un anno. 

Le rendite in cifre 

Nel 2014 sono state versate all’estero 800’000 pensioni, pari a circa un terzo di tutte le rendite dell’AVS. I beneficiari espatriati hanno ricevuto circa il 14% del volume totale delle rendite, che corrisponde a 5,6 miliardi di franchi.

Il governo non dispone di dati sulle pensioni pagate all’estero dall’Assicurazione invalidità e da quella militare. Il Dipartimento federale delle finanze espleterà un mandato di analisi.

Traduzione di Armando Mombelli

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