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«La mobilità internazionale deve essere il nostro compito principale»

Remo Gysin, di Basilea, è membro del Comitato dell'Organizzazione degli svizzeri all'estero dal 2001. Philipp Zinniker

Il nuovo presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) vuole migliorare la mobilità internazionale degli svizzeri. In un’intervista a swissinfo.ch, Remo Gysin critica la tempistica della decisione di rinunciare al voto elettronico in 9 cantoni, annunciata questa settimana dal governo.

swissinfo.ch: Quali sono le sue priorità per l’OSE nei prossimi anni?

Remo Gysin: Innanzitutto le prossime elezioni federali, alle quali è legata anche la questione del voto elettronico per gli svizzeri all’estero. Siamo preoccupati per la recente decisione del governo. Un’altra priorità riguarda il 100esimo anniversario dell’OSE, che sarà festeggiato l’anno prossimo e di cui mi rallegro già oggi.

Tra i temi di attualità vi sono anche i servizi bancari per la Quinta Svizzera. Dalla crisi finanziaria, le banche elvetiche escludono sempre più gli svizzeri all’estero dalle loro prestazioni. Numerosi conti sono stati disdetti. Quasi più nessuna banca è disposta ad offrire agevolazioni. E, senza un conto bancario, si accentua il distacco tra i connazionali espatriati e la Svizzera.

Biografia

Nato a Basilea nel 1945, ha ottenuto il titolo di dottore in scienze economiche all’Università di Basilea.

L’economista e consulente aziendale ha fatto parte dell’esecutivo del cantone di Basilea Città dal 1984 al 1992. Membro del Partito socialista, è stato deputato alla camera bassa del parlamento svizzero (Consiglio nazionale) dal 1995 al 2007.

Remo Gysin è stato tra i promotori dell’adesione della Svizzera alle Nazioni Unite e ha partecipato a missioni internazionali in qualità di osservatore elettorale in Sudafrica, Indonesia e Azerbaigian.

Membro del Comitato dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) dal 2001, è stato nominato alla presidenza dell’OSE il 14 agosto 2015.

In primo piano figura inoltre da sempre la questione della mobilità internazionale degli svizzeri. Non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Dobbiamo lavorare intensamente per favorire anche in futuro questa mobilità. È uno dei nostri compiti essenziali. Stiamo riflettendo tra l’altro ad una consulenza per coloro che rientrano in Svizzera. Anche tutti gli aspetti legati alle assicurazioni sociali sono molto importanti per noi.

Abbiamo insomma molti temi ricorrenti e scottanti. E un paio di progetti di cui ci occuperanno nei prossimi anni.

swissinfo.ch: I connazionali all’estero sono spesso definiti gli “ambasciatori della Svizzera”. In che misura questa definizione calza ancora oggi?

R. G.: La situazione internazionale della Svizzera non è più molto comoda. Siamo diventati un po’ un’isola. Vi sono grandi discussioni per sapere come posizionarci in Europa e anche in tutto il mondo. In tale contesto gli svizzeri all’estero assumono una grande importanza. Da un lato, intrattenendo relazioni private all’estero e, dall’altro, costruendo dei ponti con la Svizzera.

Gli svizzeri dell’estero svolgono, in tal senso, un ruolo molto attivo a livello culturale, ma anche in ambito economico e politico. Spesso, anche quale singola persona, non rappresentano solo interessi privati, ma – che lo si voglia o meno – anche un pezzo di Svizzera. Non è quindi sbagliato parlare di ambasciatori.

swissinfo.ch: Sabato il tema della partecipazione dei cittadini sarà al centro del Congresso degli svizzeri all’estero. Proprio appena pochi giorni fa il governo ha però deciso di non autorizzare il voto elettronico in 9 cantoni per le prossime elezioni. Come valuta questa decisione?

R. G.: Da un lato, le questioni di sicurezza sono certamente importanti. Non capisco però perché questa decisione giunge solo ora. Qualcuno deve aver commesso grandi sbagli. Dal mio punto di vista non si possono adottare misure tanto drastiche a così corto termine.

D’altro canto, concordo sul fatto che non si può porre in funzione uno strumento che non è veramente sicuro. Il sistema impiegato da Ginevra, a cui hanno aderito tre altri cantoni, dimostra però che il voto elettronico è fattibile. Ne siamo convinti. Riassumendo: spero che vi sarà un ripensamento verso un sistema sicuro.

swissinfo.ch: Il presidente uscente, il 73enne Jacques-Simon Eggly, ha parlato di un ringiovanimento dell’OSE. Lei ha 70 anni…

R. G.: Anche io sono favorevole a puntare sulla gioventù, sulle nuove generazioni. Ne abbiamo parlato ed ero disposto a lasciare questo incarico ad una persona più giovane. Attualmente nessuno ha però voluto riprendere questo mandato. Sono stato quindi quasi costretto a farlo io.

Mi sono però candidato con grande piacere e mi rallegro per il risultato. Ho appena iniziato e non intendo di certo discutere sulla fine della mia presidenza. Ma, di certo, non resterò in carica fino a 92 anni.

Traduzione dal tedesco di Armando Mombelli

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