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Relazioni tese fra Svizzera e Turchia

Durante le commemorazioni del 82esimo anniversario del Trattato di Losanna, Dogu Perincek ha negato il genocidio armeno Keystone

La Turchia deve finalmente riconoscere il genocidio armeno e smetterla di fare pressioni sulla Svizzera. È quanto afferma il consigliere nazionale Erwin Jutzet.

Mercoledì, Ankara ha criticato le indagini giudiziarie elvetiche contro due personalità turche, accusate di avere negato il genocidio.

La Turchia non ha gradito l’apertura, da parte delle autorità elvetiche, di indagini preliminari contro lo storico Yusuf Halacoglu e il politico Dogu Perinçek. Per avere negato a più riprese il genocidio armeno, i due sono infatti sospettati di avere violato la norma federale anti-razzismo.

Mercoledì, il segretario di Stato Naby Sensoy ha espresso all’ambasciatore svizzero ad Ankara, Walter Gyger, il proprio disappunto per quanto sta accandendo. Lo si legge in una nota emessa dal ministero degli esteri turco.

Genocidio armeno

La questione del genocidio armeno è ormai da anni un ostacolo nelle relazioni fra Berna e Ankara. Il 24 luglio scorso il Ministero pubblico di Winterthur aveva annunciato l’avvio di un’indagine nei confronti del capo del Partito dei lavoratori turchi, Dogu Perincek, per aver negato il genocidio del 1915 in una conferenza tenuta il giorno prima a Glattbrugg (ZH).

In Svizzera la settimana scorsa per partecipare alle ricorrenze dell’82mo anniversario del Trattato di Losanna, Perincek aveva ripetuto il suo credo, ossia che il genocidio in realtà è una «menzogna degli imperialisti». Sabato, il politico è stato interrogato dalla procura per due ore. Il gesto aveva suscitato aspre critiche da parte del ministro degli esteri turco Abdullah Gul.

Un altro episodio risale al giugno 2004. Sempre la procura di Winterthur aveva aperto un procedimento contro lo storico Yusuf Halacoglu. Quest’ultimo, durante una conferenza del maggio 2004, avrebbe minimizzato gli avvenimenti del 1915, violando in tal modo la norma federale anti-razzismo.

Per la Turchia queste procedure giudiziarie contravvengono però al diritto internazionale e costituiscono una violazione manifesta della libertà di opinione.

Basta con i ricatti

Mercoledì, sulle colonne del quotidiano svizzero tedesco Tages-Anzeiger, il presidente della commissione di politica estera del Consiglio nazionale Erwin Jutzet ha reagito affermando che «la Turchia deve smetterla di ricattarci e riconoscere finalmente il genocidio armeno».

Per quanto attiene alle indagini contro le due personalità turche, Jutzet ha dichiarato che la divisione dei poteri in Svizzera è sacra.

«Ciò va spiegato ai nostro interlocutori all’estero», ha detto. A suo parere, se Ankara persisterà nel negare il genocidio, ciò potrebbe pregiudicare un’eventuale adesione all’UE. Per questo il governo turco deve rivedere la sua posizione.

DFAE smentisce convocazione

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha reagito alla presa di posizione turca negando che l’ambasciatore Gyger sia stato convocato dal ministero degli esteri. «Il colloquio è avvenuto su richiesta del nostro rappresentante ad Ankara. Ciò ha permesso ad entrambi di esporre il rispettivo punto di vista sul problema», ha precisato Carine Carey, del DFAE.

Stando alla Carey, giovedì l’ambasciatore turco a Berna, come da suo desiderio, verrà ricevuto dall’ambasciatore Jean-Jacques de Dardel, capo della divisione politica I del DFAE, per discutere della questione.

swissinfo e agenzie

Tra il 1915 e il 1918, le truppe dell’esercito ottomano uccidono da 800’000 a 1,8 milioni di persone.

Il massacro avviene durante gli ultimi anni dell’impero Ottomano, che nel 1923 lascia il posto alla Turchia moderna.

La Turchia non ha mai riconosciuto il genocidio degli armeni.

In Svizzera il genocidio armeno è stato riconosciuto dal Consiglio nazionale, ma non dal Consiglio degli Stati né dal Consiglio federale.

A livello cantonale, il genocidio è stato riconosciuto dai Gran Consigli di Vaud e Ginevra, nonché dall’esecutivo di quest’ultimo cantone.

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