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Battaglia in vista tra europeisti e isolazionisti

Il governo svizzero sarà chiamato nei prossimi mesi ad intavolare difficili negoziati per l'UE in vista dell'attuazione dell'iniziativa popolare sul freno all'immigrazione. Keystone

Nuovi gruppi, spuntati negli ultimi tempi e dotati di un forte sostegno finanziario, si sono lanciati nella battaglia politica per far uscire dall’attuale situazione di stallo i rapporti tra la Svizzera e l’UE. Il loro avvento non sembra inquietare gli antieuropeisti, guidati da Christoph Blocher. 


Il 9 febbraio scorso il popolo svizzero ha approvato l’iniziativa sul freno all’immigrazioneCollegamento esterno, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC)Collegamento esterno, che esige l’introduzione di contingenti per limitare l’afflusso di manodopera straniera. Questo voto rimette in discussione le relazioni con l’UE: per i Ventotto, i contingenti non sono compatibili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone concluso tra Berna e Bruxelles. 

Da allora si moltiplicano le proposte e le iniziative politiche per evitare di compromettere i rapporti con i Ventotto. Recentemente sono perfino emersi due nuovi movimenti, La Svizzera in EuropaCollegamento esterno e Operazione liberoCollegamento esterno, che vogliono trovare delle soluzioni per uscire dall’attuale impasse e imprimere una nuova dinamica nelle relazioni con l’UE. 

Gruppi pro e contro l‘UE 

Il gruppo “La Svizzera in Europa” comprende personalità del mondo della politica e degli ambienti economici e universitari. Molti di loro sono stati ministri o alti funzionari governativi e appartengono alla parte francofona della Svizzera. 

Diversi esponenti di questo movimento fanno parte anche del “Club Helvétique”, un forum creato nel 2005 per difendere le istituzioni democratiche e federaliste e lottare per una Svizzera umanitaria e aperta, in base a valori socio-liberali. 

Il movimento “Operazione Libero” comprende diversi studiosi e accademici che hanno dei legami con il “think tank” Foraus. 

In favore di un avvicinamento all’Europa si batte inoltre già dal 1998 il Nuovo movimento europeo, favorevole ad un’adesione all’UE. 

Il campo anti-UE è guidato invece dal comitato di Christoph Blocher “No alla strisciante adesione all’UE”, creato nel corso di quest’anno, e di cui fanno parte soprattutto membri dell’UDC. 

Contro un avvicinamento all’UE si batte inoltre l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente, pure fondata da Blocher nel 1986. Il suo primo obiettivo era stato quello di opporsi ad un’adesione all’ONU.

Questi movimenti “sono dei segnali di sveglia e rappresentano una svolta nel dibattito intellettuale sull’Europa”, ritiene Georg LutzCollegamento esterno, politologo dell’Università di Losanna. Per la stampa, segnano l’inizio di uno scontro diretto tra isolazionisti e forze liberali favorevoli ad un’apertura della Svizzera. Alcuni commentatori ritengono addirittura che i due gruppi potrebbero figurare nei prossimi anni al centro della linea di battaglia della politica svizzera. 

Nascita non casuale 

Anche per il consulente politico Mark BalsigerCollegamento esterno, l’apparizione dei due movimenti riveste una particolare importanza. “Non sono sorti per caso. Ci è voluto un po’ di tempo, ma ormai ci troviamo a un anno di distanza dalle prossime elezioni parlamentari e a pochi giorni da una nuova votazione sul tema dell’immigrazione. E finora il campo liberale è stato un gruppo eterogeneo, che si muove un po’ come un pollo senza testa”. 

La sola presenza di questi nuovi gruppi non trasformerà di per sé la scena politica nazionale. Anche se, quasi contemporaneamente, uno degli uomini d’affari più ricchi della Svizzera, Hansjörg Wyss, ha promesso il suo sostegno per finanziare una campagna destinata a contrastare gli isolazionisti. Il multimiliardario, ex presidente dell’azienda di apparecchi medici Synthes, ha rotto il suo silenzio all’inizio del mese, lanciando un attacco verbale contro gli antieuropeisti. 

“Wyss apporta un vento fresco sulla scena politica. Ha dato un impulso, ma ora dovranno subentrare anche altre personalità. Mi aspetto che gli ambienti imprenditoriali riconoscano i suoi sforzi e salgano a loro volta a bordo per vedere cosa possono ottenere insieme”, sostiene Balsiger. 

Intervento del mondo accademico 

Recentemente anche i rettori delle Università svizzere si sono gettati nella mischia del dibattito politico sui rapporti con l’UE. Le scuole superiori sono state le prime vittime dell’approvazione del freno all’immigrazione. In seguito a questo voto, l’UE ha infatti congelato i programmi di ricerca e di scambio di studenti in vigore da anni con la Svizzera. 

Le università temono che danni ancora maggiori per la comunità scientifica possano risultare dal prossimo voto sull’immigrazione. Il 30 novembre il popolo svizzero è infatti chiamato ad esprimersi sull’iniziativa Ecopop, che mira a limitare in modo ancora più drastico l’immigrazione sulla base di motivazioni ecologiche. 

“Dopo 20 anni in cui la Svizzera è riuscita a cavarsela con i trattati bilaterali conclusi con l’UE, in questi ultimi tempi il dibattito sulla questione europea ha fatto un salto di qualità”, ritiene Lutz, per il quale i nuovi gruppi di pressione dovranno ora avanzare spalla a spalla. 

In favore di un ampio dibattito 

Il gruppo La Svizzera in Europa è costituito da esponenti del mondo politico, economico e scientifico. Comprende ex ministri ed ex dirigenti della banca centrale, giudici federali, alti funzionari governativi, manager del settore privato, rappresentanti delle università e perfino un astronauta. 

Il gruppo Operazione Libero ha in parte un profilo complementare a quello di La Svizzera in Europa: è formato tra l’altro da studiosi e accademici che mirano a farsi sentire nel dibattito sull’Europa, utilizzando anche i social media. 

Svizzera-UE 

La Svizzera non fa parte dell’UE, ma intrattiene strette relazioni con i Ventotto, regolate da più di 120 trattati conclusi tra Berna e Bruxelles. 

Nel 1992, il popolo svizzero ha respinto di stretta misura la proposta di adesione allo Spazio economico europeo (SEE), volta a rafforzare le relazioni economiche con l’UE. 

Gli scambi con l’UE sono stati basati in seguito su due pacchetti di accordi bilaterali, che hanno permesso alla Svizzera di accedere al grande mercato unico europeo. 

La via degli accordi bilaterali è stata rimessa in discussione lo scorso 9 febbraio, in seguito all’approvazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che esige la reintroduzione di contingenti per la manodopera straniera. 

Tra le proposte per sbloccare la situazione di stallo vi sono la rinegoziazione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone e una nuova votazione sull’immigrazione.

Nel corso di una conferenza stampa, i membri di questo movimento hanno attaccato l’establishment politico, accusandolo di non prendere una posizione chiara sulla questione europea, per timore di perdere consensi presso l’elettorato. 

La loro agenda politica non si limita alle relazioni con l’UE, ma spazia su diversi altri temi, tra cui la cittadinanza e la famiglia. Il gruppo ha proposto tra l’altro agevolazioni fiscali per i lavoratori con un basso salario e un nuovo sistema di finanziamento dei trasporti. 

Entrambi i movimenti condividono l’obiettivo di promuovere un ampio dibattito sulla posizione della Svizzera in Europa. Rimangono però finora vaghi sul modo con il quale Berna dovrebbe proseguire le sue relazioni con Bruxelles, come pure su un eventuale adesione della Svizzera all’Unione. 

“Non puntiamo su un’azione politica specifica, ma su un dibattito qualitativo in merito alla questione dei rapporti con l’UE”, sottolinea Benedikt von Tscharner, ex ambasciatore e tra i promotori del manifesto per una “Svizzera in Europa”. 

Agenda politica 

Secondo Lutz entrambi i gruppi intendono sbloccare l’attuale paralisi nei rapporti con l’UE e far fronte all’agenda politica dettata dall’UDC. “Per anni, il partito di destra ha dominato la discussione sulle relazioni con l’Europa e la questione è diventata quasi un tabù”. 

La strategia dei nuovi movimenti è rischiosa, riconosce Lutz. Per finire potrebbe beneficiarne il partito di Christoph Blocher, stratega dell’UDC, a cui farebbe comodo un avversario da attaccare pubblicamente per raccogliere consensi presso i suoi sostenitori. 

A detta di Lutz, per gli europeisti può diventare importante il sostegno promesso dal miliardario Wyss, il quale potrebbe assumere il ruolo svolto finora dal facoltoso Blocher in favore degli isolazionisti. “L’UDC potrebbe perdere il privilegio di essere l’unico partito politico in Svizzera, che può contare su fondi di uno dei suoi membri per coprire le sue spese”. 

Blocher non preoccupato 

Da parte sua, il 74enne Blocher non sembra molto preoccupato per l’avvento dei nuovi movimenti. In un’intervista alla Basler Zeitung, di cui è in parte proprietario, lo stratega dell’UDC ha criticato il gruppo La Svizzera in Europa. 

“Mi ha fatto ridere sonoramente. Non è credibile che tali persone [gli ex consiglieri federali Micheline Calmy-Rey e Pascal Couchepin] difendano dei trattati bilaterali conclusi con l’UE, che presumibilmente non porterebbero verso un’adesione all’UE”. 

Blocher ha anche minimizzato il sostegno finanziario promesso da Wyss. “Gli europeisti, che sostengono la libera circolazione delle persone, non sono mai stati a corto di soldi. Spero che non pensino di poter comprare il sostegno del popolo”. 

Blocher, a sua volta imprenditore e multimiliardario, persegue da oltre vent’anni l’obiettivo dichiarato di combattere con unghie e denti contro l’adesione della Svizzera all’Unione europea e la conseguente perdita di sovranità nazionale.

Traduzione di Armando Mombelli

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