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Didier Burkhalter: presidente in un anno decisivo

Per Didier Burkhalter, le relazioni con i paesi europei costituiscono la priorità della politica estera svizzera Keystone

Considerato finora un amministratore silenzioso, il ministro degli esteri ha mostrato negli ultimi mesi una politica dai lineamenti più chiari. Per i corrispondenti della stampa estera, Didier Burkhalter, presidente della Confederazione nel 2014, svolge un buon lavoro, ma poco mediatico.

Nel 2009, poco prima di venir eletto nel governo svizzero dal parlamento, Burkhalter aveva dichiarato di non apprezzare la “politica spettacolo”. Dopo aver diretto per due anni il Dipartimento dell’interno, il rappresentante del Partito liberale radicale (PLR) si trova dall’inizio del 2012 alla testa del Dipartimento degli affari esteri (DFAE).

Durante questo periodo ha incontrato quasi tutti i ministri degli esteri dell’UE. Nel 2013 ha compiuto anche una visita in Australia, paese che nel 2014 presiederà il G20, il gruppo dei 20 principali paesi industrializzati del mondo. Non è però riuscito a strappare ai suoi interlocutori un invito alla riunione ministeriale del G20. Lo scorso 1°dicembre, il governo australiano ha respinto la domanda elvetica.

Tra gli aspetti positivi di quest’anno, per Burkhalter, vi è invece la conferenza sull’Iran tenuta a Ginevra, alla cui organizzazione ha partecipato anche il DFAE. L’incontro ha permesso di raggiungere un accordo sulla vertenza nucleare tra Teheran e le potenze occidentali.

Per quanto riguarda le relazioni con l’UE, che si trovano da anni in un vicolo cieco, il ministro degli esteri ha deciso di rinunciare alla tattica dei temporeggiamenti e sta tentando da qualche tempo di risolvere i contenziosi in sospeso.

Didier Burkhalter è stato eletto mercoledì presidente della Confederazione con 183 voti su 202 schede valide.

Negli ultimi dieci anni, avevano ottenuto più suffragi solo Pascal Couchepin (197 voti nel 2007) e Hans-Rudolf Merz (195 voti nel 2008).

L’Assemblea federale (le due camere del parlamento riunite) hanno inoltre eletto alla vicepresidenza la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga. La socialista ha ricevuto 180 voti su 205 schede valide.

Discreto e razionale

Come mostrano questi esempi, le prestazioni di Burkhalter non sono state inferiori a quelle dell’ex ministra degli esteri, Micheline Calmy-Rey. Il lavoro del nuovo responsabile della diplomazia elvetica viene però poco percepito dall’opinione pubblica. Un fatto legato soprattutto al suo modo di agire discreto e razionale.

Calmy-Rey aveva invece attirato a più riprese i riflettori su di sé. Tra l’altro, aveva attraversato la frontiera tra le due Coree, con scarpe rosse e accompagnata dalle telecamere. Con la testa ricoperta da un velo, aveva incontrato l’ex presidente iraniano Ahmadinejad per favorire un accordo sulla fornitura di gas tra una società svizzera e Teheran. E si era perfino esibita alla televisione svizzera, cantando una canzone di Edith Piaf. Immagini veicolate in tutto il mondo anche da YouTube.

Anonimo e sbiadito

“In Germania, principale partner economico della Svizzera, il nome di Burkhalter è conosciuto solo dall’élite. Micheline Calmy-Rey era sicuramente più nota”, rileva Peer Tewsen, responsabile della redazione svizzera del settimanale tedesco Die Zeit.

“Credo che Calmy-Rey si era fatta notare all’estero anche da molte persone che, normalmente, non si ricordano il nome di un solo ministro degli esteri svizzero”, dichiara Haig Simonian, ex corrispondente in Svizzera del giornale economico Financial Times.

Burkhalter, invece, non è assolutamente conosciuto in Gran Bretagna. Agli occhi di Simonian, il ministro degli esteri appare “ben educato, gentile, liberale e pragmatico, ma anche anonimo e sbiadito. Alcune persone, vicine a lui, affermano che si tratta però solo di un’impressione: in realtà è un tipo alla mano, divertente e degno di essere apprezzato. Non sarebbe per nulla sbiadito e farebbe un bon lavoro”.

Nato nel 1960, Didier Burkhalter è cresciuto a Auvernier nel canton Neuchâtel. Si è laureato in scienze economiche all’Università di Neuchâtel.

Sposato e padre di tre figli, ha svolto in seguito diversi incarichi presso l’Università e nell’economia privata.

Dal 1985 è membro del Partito liberale radicale. Nel 1991 è entrato nel governo della città di Neuchâtel, di cui ha fatto parte fino al 2005.

Nel 2003 è stato eletto in Consiglio nazionale e nel 2007 è riuscito a farsi eleggere nel Consiglio degli Stati.

Eletto il 16 settembre 2009 nel governo svizzero, ha diretto dapprima per due anni il Dipartimento dell’interno. Dal 1° gennaio 2012 ha preso in mano le redini del Dipartimento degli affari esteri.

Nel 2014 Burkalter assumerà la presidenza della Confederazione, oltre che quella dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

Profilo più nitido

“Apprezzo molto di più Burkalter: ha una personalità molto più matura e tranquilla, mentre Calmy-Rey era più emotiva e irritante. Sta facendo un lavoro migliore”, afferma Laurent Mossu, corrispondente in Svizzera di Radio France. “Burkhalter si occupa di dossier molto complessi, soprattutto quello che concerne le relazioni con l’UE. Il suo modo di affrontare i temi favorisce la distensione. Lo stesso vale per i rapporti con la Francia, a loro volta piuttosto difficili”.

“Quando è stato eletto in governo, Burkhalter aveva suscitato in me molte speranze. Credevo che avesse il profilo giusto. Sono rimasto però deluso. Mi aspettavo che, quale ministro degli esteri, avrebbe detto chiaramente che cosa intendesse fare. Ma non è stato così”, deplora invece Peer Teuwsen. “Negli ultimi mesi le cose sono però cambiate. Ha affrontato la questione istituzionale mostrando un profilo più nitido. Per gli interessi della Svizzera è importante che ponga le sue priorità sull’Europa”.

Il presidente della Confederazione è incaricato di dirigere le sedute del governo svizzero e di rappresentare la Svizzera nelle relazioni con l’estero. Nel contempo, il presidente mantiene anche la direzione del suo dipartimento.

L’incarico di presidente della Confederazione è limitato ad un anno e viene attribuito, a rotazione, in base all’anzianità in seno al governo.

La strategia della politica estera non viene decisa né dal presidente della Confederazione né dal ministro degli esteri, ma dall’insieme dei membri del governo.

Quadro per nuove trattative

Subito dopo aver preso in mano le redini del DFAE, Burkhalter aveva posto l’accento della sua politica estera sulle relazioni con l’UE e soprattutto con i paesi vicini. Negli ultimi tempi è riuscito a smuovere le acque sulla questione europea. Ha reagito alle pressioni dell’UE, in particolare per quanto riguarda la richiesta di una ripresa automatica, da parte Svizzera, delle normative comunitarie.

Il governo svizzero deve ora fissare un quadro per le nuove trattative con l’UE. Tra i punti in discussione vi è la possibilità di affidare alla Corte europea a Lussemburgo il compito di valutare eventuali divergenze tra la Svizzera e l’UE. Quale non membro dell’UE, la Svizzera non vuole in ogni caso rinunciare alla propria sovranità.

“In quest’ambito Burkhalter si muove bene. È importante lavorare in modo discreto, ma professionale”, ritiene Haig Simonian. “La Svizzera non ha scelta. Bruxelles ha detto chiaramente che ora esige nuovi rapporti con la Svizzera. La legislazione comunitaria si modifica molto rapidamente e non è quindi più possibile negoziare continuamente nuovi accordi con la Svizzera”.

Ruolo decisivo

Qualsiasi soluzione, che verrà trovata per risolvere la questione istituzionale, dovrà essere probabilmente sottoposta al verdetto popolare. Vi sono da attendere forti resistenze. Già nel febbraio prossimo, con la votazione federale sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, lanciata dall’Unione democratica di centro, la questione europea ritornerà alla ribalta.

L’iniziativa rimetterebbe infatti in discussione la libera circolazione delle persone, ossia uno degli elementi centrali degli accordi bilaterali conclusi negli ultimi anni dalla Svizzera e dall’UE. Lo stesso vale per l’eventuale votazione sull’estensione della libera circolazione delle persone al nuovo membro dell’UE, la Croazia, prevista per l’autunno dell’anno prossimo.

“Il 2014 sarà un anno cruciale per la Svizzera. Dovrà decidere definitivamente quali relazioni intende avere in futuro con l’UE. E, in quest’ambito, Burkhalter è chiamato a svolgere un ruolo decisivo”, prevede Peer Teuwsen.

Nel 2014, il presidente della Confederazione non dovrà solo difendere gli interessi della Svizzera sulla scena internazionale e mostrarsi attivo dal profilo diplomatico, ma dovrà anche riuscire a convincere il popolo svizzero che il governo sta seguendo la strada giusta in campo europeo. Per fare questo sarà necessaria una forte presenza di Burkhalter su tutti i canali mediatici e il ministro dovrà mostrare un certa attitudine anche per la politica spettacolo.

Traduzione di Armando Mombelli

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