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Come la Svizzera sviluppa i rapporti commerciali con l’Iran

Due uomini in piedi tra il vessillo svizzero e quello iraniano.
Il ministro degli affari esteri iraniano Mohammad Javad Zarif (a destra) ha ricevuto l'omologo svizzero Ignazio Cassis (a sin.), che nel settembre 2020 ha effettuato una visita di tre giorni a Teheran in occasione del centenario della presenza diplomatica elvetica in Iran. Quest'anno ricorre anche il 40° anniversario del mandato con cui Berna rappresenta gli interessi degli Stati Uniti in Iran, cominciato nel 1980. Keystone / Abedin Taherkenarehh

Nonostante le sanzioni, la Svizzera riesce a mantenere buone relazioni commerciali con l'Iran. L'esempio più recente è un accordo sui trasporti su strada.

Il parlamento iraniano lo scorso ottobre ha approvato un accordo sui trasporti su stradaCollegamento esterno con la Svizzera. Esso prevede la piena liberalizzazione del trasporto merci e la rimozione degli ostacoli amministrativi.

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“La cooperazione nel settore dei trasporti fa parte della road map concordata nel 2016 da Svizzera e Iran”, scrive, rispondendo a swissinfo.ch, un portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). La road map costituisce la base per approfondire le relazioni tra Berna e Teheran.

L’accordo è l’esempio più recente delle buone relazioni economiche e diplomatiche della Confederazione elvetica con la Repubblica islamica, nonostante la sua equivoca politica nucleare e la situazione dei diritti umani.

Cronologia

2007: sospettando che l’Iran stia costruendo segretamente armi nucleari, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite decide un embargo sulla vendita di armi a Teheran.

2015/16: un accordo nucleare internazionale prospetta all’Iran la fine del boicottaggio delle armi, in cambio dell’impegno di Teheran a eliminare totalmente le riserve di uranio a medio arricchimento e quasi completamente quelle di uranio a basso arricchimento, nonché ridurre di due terzi le centrifughe a gas.

2018: gli Stati Uniti criticano l’accordo nucleare, definendolo inadeguato, e si ritirano da esso. Allo stesso tempo, introducono sanzioni.

2020: il 18 ottobre scade ufficialmente l’embargo delle Nazioni Unite.

“Sin dalla conclusione dell’accordo nucleare, la Svizzera ha cercato di riattivare la cooperazione economica e il commercio con l’Iran”, afferma Christian Blickenstorfer, consigliere d’ambasciata in Iran negli anni ’80 e successivamente ambasciatore svizzero in Arabia Saudita, Stati Uniti e Germania. “Dopo la conclusione dell’accordo nucleare e la successiva revoca delle sanzioni, diversi Paesi europei speravano di poter espandere gli scambi con l’Iran”.

La Svizzera applica solo parzialmente le sanzioni

La SvizzeraCollegamento esterno ha applicato le sanzioni dell’ONU contro l’Iran dal 2006 in poi. In una seconda fase, la Svizzera ha aderito solo parzialmente alle sanzioni decise successivamente dall’UE. Dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare nel 2016, la Svizzera ha allentato le sanzioni.

“È chiaro che la Svizzera deve o doveva aderire alle sanzioni imposte dall’ONU, ma non a quelle degli Stati Uniti o dell’UE”, commenta Blickenstorfer. Il problema con le sanzioni USA è che gli Stati Uniti minacciano di perseguire in America società e banche che violano queste sanzioni. “Le aziende con attività commerciali negli Stati Uniti e, naturalmente, le banche non vogliono correre questo rischio”.

Canale di finanziamento svizzero per l’export di beni umanitari

La Svizzera ha trovato una soluzione almeno per una branca: nel febbraio 2020 è entrato in vigore un meccanismo di pagamento per la fornitura di beni umanitari all’Iran. Lo “Swiss Humanitarian Trade Arrangement” (SHTACollegamento esterno) garantisce alle aziende svizzere dei settori alimentare, farmaceutico e medico un canale di pagamento affidabile con una banca elvetica per le loro esportazioni in Iran.

“Il canale di pagamento per la fornitura di beni umanitari e medicinali all’Iran è stato possibile solo con il consenso degli americani ed è stato creato per considerazioni puramente umanitarie, al fine di allentare in qualche modo una grave crisi di approvvigionamento in Iran”, relativizza Christian Blickenstorfer.

Buone relazioni con una lunga tradizione

Comunque, non è un caso che la Svizzera sia riuscita a negoziare questo meccanismo di pagamento in collaborazione con le autorità competenti negli Stati Uniti e in Iran. La Svizzera intrattiene da 100 anni buone relazioni diplomatiche con l’Iran e, in quanto potenza protettrice, rappresenta gli interessi degli Stati Uniti in Iran.

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“Il mandato di rappresentare gli interessi statunitensi nel regime rivoluzionario ha permesso alla Svizzera di continuare a mantenere rapporti normali”, dice l’ex diplomatico, il quale ammette, tuttavia, che a volte non sono stati facili. “In Iran abbiamo a che fare con un sistema di governo nettamente diverso dal nostro”.

Fine dell’embargo ONU sulle armi

Nell’ottobre 2020 è scaduto l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi nei confronti dell’Iran, che era imposto dal 2007. Russia e Cina hanno già manifestato interesse per il commercio di armi con l’Iran.

Secondo Blickenstorfer, questo è fuori discussione per la Svizzera. “La fine dell’embargo ONU sulle armi non cambierà nulla per la Svizzera, perché l’Iran è coinvolto in vari conflitti regionali, il che rende praticamente impossibile fornire materiale bellico dalla Svizzera”.

Neanche l’UE per ora commercerà armi con l’Iran, poiché l’embargo di Bruxelles rimarrà in vigore fino al 2023.

Nuovo presidente americano

Il modo in cui Cina, Russia e altri Paesi affronteranno la libertà di commercio appena riconquistata dipenderà anche dal nuovo presidente degli Stati Uniti: per la maggior parte, le relazioni con gli USA sono più importanti degli accordi sulle armi con l’Iran. Joe Biden ha annunciato durante la campagna elettorale di voler riattivare l’accordo nucleare.

Secondo Christian Blickenstorfer, con il nuovo presidente degli Stati Uniti, non cambierà invece nulla nell’esercizio del mandato di potenza protettrice della Svizzera. A suo avviso, è discutibile se sia possibile una riattivazione dell’accordo nucleare senza nuovi negoziati o rinegoziazioni, che l’Iran ha finora respinto. “Se Biden, come Bill Clinton, cercherà di avviare colloqui con l’Iran, il canale svizzero perfettamente funzionante potrebbe essergli utile”.

Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi

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