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Regio Insubrica: una vita da mediano

Marco Borradori intende rilanciare la Regio Insubrica quale strumento di cooperazione nell'area transfrontaliera Keystone

Cambio della guardia alla testa della Regio Insubrica. A partire dal 20 dicembre 2010 il consigliere di Stato ticinese Marco Borradori ne assume la presidenza dopo un periodo di innegabili tensioni.

“Una vita da mediano” è il titolo di una canzone di Ligabue che, con le dovute proporzioni, si addice bene al ruolo della Regio Insubrica. Un ruolo piuttosto di sponda, come spiega a swissinfo.ch il consigliere di Stato Marco Borradori, ma non per questo meno importante per il gioco di squadra. Nella stessa misura in cui il mediano è spesso un portatore di palla, la Regio Insubrica è una grande tessitrice di rapporti. Anche a riflettori spenti. Intervista.

swissinfo.ch: Marco Borradori, lei riprende la presidenza della Regio Insubrica dopo momenti di tensione. Con quale spirito assume questo compito?

Marco Borrarodori: Con grande determinazione e motivazione. Dopo quasi un anno di stallo, o si riparte con obiettivi chiari e si punta a risultati a breve termine, oppure è un esercizio alibi.

swissinfo.ch: “Già che c’è (la Regio Insubrica) teniamola” ha dichiarato sul Cdt del 23 novembre. Ma ha ancora un senso, visto che spesso la cooperazione transfrontaliera bypassa la Regio Insubrica, attraverso rapporti diretti tra enti pubblici e tra cantone e province?

M.B.: La mia sembra un’affermazione un po’ sbrigativa, ma intendevo dire che sarebbe un peccato buttare a mare un’esperienza durata 14 anni senza fare almeno un tentativo per rilanciarla. In questi anni, la Regio ha agevolato una conoscenza fra gli amministratori provinciali e il Ticino che non c’era mai stata prima. Certo, non ha portato risultati eclatanti, ma non ha neanche gli strumenti legali per poterlo fare.

Il ruolo della Regio, credo, non è quello di sostituirsi o fare da tramite nei rapporti fra il Ticino e le Regioni (Lombardia e Piemonte), bensì di fare da supporto a livello di consolidamento di temi e progetti territoriali mirati. In altre parole, deve dare degli impulsi, realizzare progetti alla sua portata e promuoverne di più ambiziosi, lasciando che la concretizzazione avvenga a un altro livello.

Ricordo, ad esempio, che la scintilla che ha originato il progetto della Ferrovia Lugano-Mendrisio-Varese-Malpensa è stata accesa dalla Regio. Poi Cantone, Regione Lombardia ed enti ferroviari svizzeri e italiani si sono fatti carico di approfondire e realizzare il progetto.

swissinfo.ch: Se ha ancora un senso, come intende rilanciare la sua attività, dal momento che secondo lei sono date le premesse?

M.B.: Gli strumenti del rilancio sono presto detti. Prima di tutto occorre intavolare una riflessione con i membri che hanno lasciato la Regio negli scorsi mesi (ad es. l’Università della Svizzera italiana), con l’obiettivo di riallacciare la collaborazione su nuove premesse. Poi, vogliamo presentare un elenco di temi centrali per l’anno di presidenza ticinese, da sviluppare e approfondire secondo un ordine di priorità.

Infine, vi è la nomina del nuovo segretario generale, e per statuto spetta al Cantone Ticino fare una proposta. Questo ruolo è centrale. In questo momento – che può essere definito di transizione, almeno fino a un primo bilancio degli sforzi intrapresi per rilanciare la Comunità di lavoro – occorre un segretario generale operativo in tempi brevissimi, con un’esperienza di lungo corso, e con una conoscenza approfondita e diretta delle dinamiche economiche, imprenditoriali e territoriali della regione insubrica.

swissinfo.ch: Quali i possibili e concreti progetti di cooperazione?

M.B.: I progetti saranno naturalmente da definire in accordo con l’Ufficio presidenziale. In ogni caso, pensiamo prioritariamente ai settori bancario e imprenditoriale, al sistema turistico insubrico, al tema del trasferimento dei proventi dei frontalieri ai Comuni e alle Province, a iniziative comuni dei centri di formazione professionale e, ancora, al riconoscimento reciproco dei titoli di studio. Infine, non posso dimenticare la collaborazione nei sensibili settori della mobilità transfrontaliera e dei poli universitari.

swissinfo.ch: Al di là dei problemi che si sono consumati ai vertici della Regio Insubrica, anche il clima politico non è francamente dei più sereni. Come fare sbollire la questione “Balla i ratt” che ha ferito e indignato parecchie persone al di qua e al di là della frontiera?

M.B.: Ne abbiamo parlato durante l’Ufficio presidenziale del 25 novembre e ai nostri partner italiani era già chiaro che si è trattato dell’iniziativa di un partito politico in cerca di visibilità pre-elettorale. Ciò detto, vi sono delle sensibilità che sono state profondamente ferite e ciò è stato fatto presente dai rappresentanti delle Province.

swissinfo.ch: Anche la questione fiscale non ha contribuito a facilitare i rapporti. Come ricucire lo strappo?

M.B.: Su questo tema, le Province avevano a suo tempo preso posizione contro le infelici affermazioni del ministro Tremonti e contro i controlli video alle frontiere. Non ci sono quindi tensioni all’interno della Regio.

swissinfo.ch: In un contesto dove si esasperano i conflitti a volte fino all’inverosimile, con quale arma risponderà? Moderazione, mediazione, schiettezza, pugno di ferro?

M.B.: Credo di non poter rinunciare a nessuna delle risposte che lei propone, ma non le chiamerei “armi”, piuttosto “strategie di convincimento”.

swissinfo.ch: Che cosa rappresenta per lei la frontiera tra i due paesi, Svizzera e Italia?

M.B.: Un’opportunità da gestire tenendo conto anche delle zone d’ombra.

swissinfo.ch: Se dovesse scegliere un’immagine non politica per rappresentare il nuovo corso che intende dare ai rapporti transfrontalieri, quale sceglierebbe e perché?

M.B.: Sceglierei la bellezza del nostro paesaggio comune, caratterizzato da laghi luminosi e montagne affascinanti, augurandomi che questa armonia si possa trasmettere anche all’operato di politici, amministratori e cittadini.

La Regio Insubrica è un’euroregione e una comunità di lavoro transfrontaliera, creata nell’Insubria settentrionale a cavallo del confine di stato tra Italia e Svizzera.

La comunità è stata istituita nel 1995 dal Canton Ticino e dalle Province di Como, Varese e del Verbano Cusio Ossola (all’epoca appena costituita), quale associazione di diritto privato conforme alla dichiarazione di Madrid del 1980 del Consiglio d’Europa sulla cooperazione transfrontaliera (Euroregione).

Nel 1997 si è anche attivato un rapporto di collaborazione con le provincie di Lecco e di Novara che poi sono state incluse nella Regio nel 2007.

La finalità della comunità di lavoro è di promuovere la cooperazione e l’integrazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei laghi prealpini, parte dell’Insubria.

Negli ultimi tempi la Regio Insubrica non ha conosciuto pace. Le tensioni si erano acuite a causa dei conflitti tra l’allora presidente di turno Dario Galli (ex senatore della Lega Nord Dario Galli, presidente anche della provincia di Varese) e il segretario generale Roberto Forte, dimissionario.

Le tensioni hanno però fatto fuggire diversi membri dalla Regio: dopo anni di costante aumento, dal 2009 gli aderenti sono calati.

L’ultima partenza in ordine di tempo è stata di peso: se ne è infatti andata anche l’Università della Svizzera italiana, che ha comunicato alla Regio di non voler pagare la quota sociale 2010.

Per far uscire la Comunità di lavoro transfrontaliera dalla paralisi in cui è venuta a trovarsi negli ultimi mesi, le province italiane hanno proposo di affidare al Canton Ticino la scelta del nuovo segretario.

Tra le personalità più gettonate: Edo Bobbià, granconsigliere ticinese e attuale segretario della Società degli impresari costruttori Ticino.

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