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Israele, accordo sui migranti subito annullato

Benjamin Netanyahu ha annullato la realizzazione dell'intesa (trovata ieri) con l'Alto commissariato dell'Onu per il ricollocamento in Paesi occidentali di migliaia di migranti africani che sono in Israele.

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In nottata il premier ha scritto su Facebook di essere sensibile alle reazioni critiche mosse dagli abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv dove i migranti sono concentrati. Oggi, ha aggiunto, vi farà un sopralluogo. ”Intanto sospendo la realizzazione dell’accordo”.

In mattinata il premier Benjamin Netanyahu ha poi annunciato “la decisione di annullare” l’accordo stesso che riguarda i migranti africani in Israele.

“Ho ascoltato con attenzione i molti commenti, ho riesaminato i vantaggi e le mancanze e ho deciso – ha spiegato dopo essersi incontrato con il ministro degli interni Arie Deri – di annullare l’accordo”. La mossa del premier è arrivata dopo l’annunciata visita nei quartieri sud di Tel Aviv dove è più forte la presenza dei migranti.

I motivi dell’annullamento

All’origine della decisione di Netanyahu, scrive la stampa odierna, vi sono le proteste degli abitanti dei rioni poveri di Tel Aviv – che vorrebbero una espulsione massiccia ed immediata dei migranti – nonché forti critiche all’intesa mosse da esponenti del Likud, il partito di Netanyahu, e dal partito nazionalista Focolare ebraico.

Ieri, peraltro, Paesi indicati da Netanyahu come esempio di una possibile destinazione dei migranti – fra questi Italia e Germania – hanno smentito di aver dato alcun assenso all’intesa fra Israele e l’Alto commissariato dell’Onu. 

Cosa prevedeva l’accordo?

L’accordo avrebbe previsto che oltre 16’000 migranti africani sarebbero stati inoltrati verso Paesi occidentali (circa 6’000 il primo anno), mentre gli altri (circa 16’000) sarebbero restati in Israele in qualità di residenti permanenti. 

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