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«La libera circolazione è sacra quanto quella dei capitali»

Per Bruno Maçães è impensabile che l'UE faccia concessioni su una delle sue libertà fondamentali. Reuters

Diversi governi europei sono preoccupati per la scelta degli svizzeri di reintrodurre limiti all’immigrazione. Per Bruno Maçães, segretario di Stato per gli affari europei del Portogallo, la priorità è adesso di «ridurre al minimo i danni». Intervista.

La Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, ma la decisione di limitare l’immigrazione potrebbe avere delle conseguenze al di là delle sue frontiere. A qualche mese dalle elezioni europee, lo scrutinio del 9 febbraio potrebbe mettere le ali ai partiti populisti ed euroscettici in tutto il continente. Per Bruno Maçães una cosa è comunque chiara: l’UE non transigerà sui suoi valori fondamentali.

swissinfo.ch: Qual è stata la sua reazione al voto degli svizzeri?

Bruno Maçães: Mi ha preoccupato e sorpreso. Mi trovavo a Bruxelles per una riunione con dei colleghi ministri di altri paesi dell’Unione europea. Penso che il sentimento generale sia stato di preoccupazione per questo risultato e per quello che succederà in seguito.

Bruno Maçães è nato nel 1974. Ha una laurea in diritto dell’Università di Lisbona e un dottorato in scienze politiche dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti.

È stato professore di economia internazionale all’Università di Yonsei, in Corea del Sud, dal 2006 al 2007. Nel 2008 ha lavorato all’American Enterprise Institute. Dal 2008 al 2011 ha partecipato alla creazione di una nuova università internazionale a Berlino, l’European College of Liberal Arts. I primi studenti di questo nuovo istituto si sono diplomati nel 2011.

Da giugno 2011 a marzo 2013, è stato consigliere politico del premier portoghese. Le sue pubblicazioni più recenti trattano di politica economica, di riforme strutturali e del futuro della zona euro.

Fonte: ministero portoghese degli affari esteri

swissinfo.ch: I portoghesi rappresentano la terza comunità straniera in Svizzera. Quali saranno per loro le conseguenze di una reintroduzione del sistema dei contingenti?

B.M.: Spero che vi saranno poche conseguenze. Idealmente nessuna. La maggior parte dei portoghesi che vive in Svizzera è in situazione regolare e sarà poco toccata. Penso anche che la popolazione svizzera abbia la sensazione che la comunità portoghese sia completamente integrata e che abbia fornito un contributo importante alla crescita economica e allo sviluppo scientifico del paese in questi ultimi anni. Spero che questo fatto rappresenti un ‘atout’ importante nei prossimi mesi e anni.

swissinfo.ch: Quale sarà la reazione del governo portoghese nel quadro dell’UE?

B.M.: È importante spiegare, come già fatto dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, che per noi la libera circolazione non è negoziabile. Si tratta di una libertà altrettanto importante che la libera circolazione dei beni o dei capitali.

Per noi è chiaro che non vi può essere da un lato la libera circolazione dei beni o dei capitali e dall’altra quella delle persone. Questi diversi accordi fanno parte di un pacchetto. Non è possibile sceglierne alcuni e rifiutarne altri. Lo ripeto, non è negoziabile.

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Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa «contro l’immigrazione di massa», accolta il 9 febbraio dal 50,3% dei votanti, dà tre anni di tempo alla Confederazione per fissare dei tetti massimi per tutti gli stranieri. Il Consiglio federale (governo) ha annunciato mercoledì la sua “tabella di marcia”: entro giugno sarà presentato un piano d’azione per l’applicazione del testo ed entro dicembre…

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swissinfo.ch: In seguito al voto del 9 febbraio, l’UE ha adottato delle prime misure, come la sospensione dei negoziati sul mercato dell’elettricità o della partecipazione svizzera nei programmi accademici Orizzonte 2020 e Erasmus +. Lo ritiene un passo corretto?

B.M.: Ciò che è successo, è la sospensione di tutte le evoluzioni future delle relazioni tra la Svizzera e l’UE fino a quando si vedrà più chiaro sulle conseguenze del voto. La Svizzera ha sospeso l’estensione del trattato di libera circolazione delle persone ai cittadini croati. Penso che da una parte come dall’altra, non possiamo continuare a negoziare senza sapere precisamente cosa succederà.

Il caso della politica della ricerca è particolarmente tragico, se posso utilizzare questo termine, poiché era un programma nel quale la Svizzera aveva una partecipazione molto importante e risultati fantastici nel quadro della ricerca scientifica. È una decisione che mi rammarica molto, ma penso che non vi fossero alternative.

swissinfo.ch: La decisione della Svizzera di non siglare l’accordo di libera circolazione con la Croazia è accettabile?

B.M.: Nel momento in cui siamo venuti a conoscenza del risultato del voto, per noi era chiaro che per il governo svizzero sarebbe stato molto difficile progredire su questo dossier. Ha ricevuto mandato dal popolo di non firmare nuovi accordi di libera circolazione. Questa decisione non mi ha quindi sorpreso. È stata semmai una conferma che siamo entrati in un processo lungo e difficile.

Ai miei colleghi europei ho detto che per entrambe le parti la miglior cosa da fare è di mantenere la calma e di avere una discussione obiettiva, per cercare di limitare al massimo i danni che potrebbero prodursi per i due campi. Il presidente Barroso ha chiaramente indicato che è la Svizzera quella che ha più da perdere. È un’analisi che condivido. È un aspetto che deve essere fatto presente a tutti, sia ai cittadini che al governo svizzero.

swissinfo.ch: I sostenitori dell’iniziativa dicono che non si tratta di annullare gli accordi bilaterali, ma di limitare l’immigrazione. Gli accordi prevedono questa possibilità in caso di problemi economici o sociali. Con un afflusso di 80’000 nuovi immigrati ogni anno e una proporzione del 23,8% di stranieri nel paese ciò è già il caso, fanno valere i sostenitori. Cosa ne pensa di questi argomenti?

B.M.: È esattamente il punto sottolineato dalle autorità europee. Quando ci sono degli accordi completi, ambiziosi e che si suppone permanenti, non si possono scegliere solo le parti che ci vanno bene e respingere le altre. È un pacchetto di accordi e frammentarli non è una strategia che può funzionare.

swissinfo.ch: Il voto in Svizzera sembra aver messo le ali ai partiti populisti e anti-europei in altri paesi. Ritiene che questo risultato possa influenzare le elezioni europee del 25 maggio?

B.M.: Penso di sì e lo ritengo un aspetto preoccupante. Si tratta però anche di una lezione per gli altri paesi europei. Vorrei che la discussione sui vantaggi procurati dall’UE fosse più trasparente. Non vivo in Svizzera, ma mi chiedo se non vi sia appunto una mancanza di trasparenza, poiché non vengono abbastanza sottolineati i vantaggi, eppure evidenti, di una maggiore integrazione con l’UE.

Sono dei benefici che sembrano far parte dell’ordine naturale delle cose, come il commercio, lo scambio di conoscenze o di ricerche scientifiche. Forse alcune persone interpretano tutto ciò come un’evoluzione normale. Ma non è così: sono dei vantaggi che potrebbero essere rimessi in causa se il processo di integrazione con l’UE venisse ridotto.

swissinfo.ch: Durante la campagna, i sostenitori dell’iniziativa hanno associato gli stranieri a problemi come la criminalità, un tasso di disoccupazione elevato o gli abusi nel sistema delle assicurazioni sociali. Questo problemi sono oggetto di dibattito anche in altri paesi. L’UE non li considera argomenti validi?

B.M.: Dobbiamo discutere seriamente di questi temi. Tutti gli studi che ho letto mostrano però che in paesi come la Svizzera, la Germania e la Gran Bretagna, il contributo degli immigrati, segnatamente per quanto riguarda il sistema di sicurezza sociale, è positivo. In altri termini, quello che pagano in imposte o in contributi è superiore alle prestazioni che percepiscono. E questo anche se si prende in considerazione un gruppo di immigrati più anziani.

I politici hanno una responsabilità. Dobbiamo essere chiari ed evitare di cedere alle tentazioni elettoraliste. Non vi è nessun paese in Europa o nel mondo, che ha tratto così tanti benefici dall’immigrazione come la Svizzera. La Confederazione ha attirato i migliori talenti, che hanno fornito un contributo significativo in ambito economico, sociale e culturale.

(traduzione di Daniele Mariani)

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