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“Gli sforzi di riforma della polizia sono bloccati”

due agenti di polizia visti di spalle
In Svizzera ci sono complessivamente circa 300 corpi di polizia ai tre livelli: comunale, cantonale e federale. Keystone / Denis Balibouse

Il miglioramento della formazione della polizia ha ridotto gli episodi di profilazione razziale e violenza in Svizzera, afferma il ricercatore e consulente di polizia Frédéric Maillard. Ciò nonostante, persistono problemi a porte chiuse e le riforme sono difficili da attuare.

swissinfo.ch ha intervistato lo specialista, nel momento in cui anche in Svizzera si svolgono proteste anti-razzismo in seguito alla morte, il 25 maggio a Minneapolis, di Georges Floyd, brutalizzato nel corso di un fermo di polizia. Secondo Frédéric Maillard sono necessarie riforme delle forze dell’ordine in tutto il mondo.

swissinfo.ch: Lei, nel 2015 ha scritto che la profilazione razziale e la discriminazione erano un problema nelle forze di polizia svizzere. È ancora così? Cosa stanno facendo le competenti autorità per affrontarlo? È esaminato sufficientemente?

Frédéric Maillard: In termini quantitativi c’è stato un cambiamento: c’è molto meno violenza poliziesca e profilatura razziale palese. Questo perché la formazione è notevolmente migliorata su tutta la linea. Sebbene la Svizzera abbia circa 300 corpi di polizia che lavorano a diversi livelli, ha solo sei centri di addestramento, controllati da un’unica organizzazione. C’è un approccio unificato alla formazione.

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Une personne noire contrôlée par deux policiers

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Anche l’articolo 261 del codice penale svizzero che vieta la discriminazione razziale ha influito molto sulla riduzione del numero di incidenti di profilazione razziale e di insulti proferiti in pubblico. Ma questi restano ancora un problema nelle riunioni o nelle auto della squadra e talvolta anche durante gli arresti.

Parte delle forze di polizia è molto insensibile su questa problematica. Naturalmente, non proferiscono insulti di questo tipo in pubblico, quando ci sono persone che li guardano e li filmano. Ma recentemente, dopo la morte di George Floyd negli Stati Uniti, ho sentito molti resoconti di agenti di polizia che mi hanno detto che è terribile ciò che accade all’interno della polizia in fatto di insulti razzisti. Ci sono ancora agenti di polizia che affermano: “Forse non potrei colpire qualcuno, ma posso insultare la loro razza a porte chiuse”. Questo non è vero, perché l’articolo 261 lo proibisce. Ma quando sono tra loro, ci sono agenti di polizia che infrangono quella norma.

Per questo motivo, credo che sia necessario raddoppiare la durata della formazione della polizia dagli attuali due a quattro anni. Ciò porterebbe l’istruzione di un agente di polizia al livello richiesto per gli operatori sanitari o gli assistenti sociali. L’istruzione supplementare introdurrebbe nel curriculum più introspezione, formazione sociale e comportamentale nonché conoscenze dei nostri sistemi politici e giudiziari.

Frédéric Maillard
Frédéric Maillard è un ricercatore e consulente di polizia svizzero di lunga data. Collabora con dipartimenti di polizia in tutto il Paese e ha un blog online sulla polizia nel sito del quotidiano svizzero francese Le Temps. Niels Ackermann / Lundi13

Cosa le dicono gli agenti di polizia quando parlate del loro lavoro? Ritengono di poter lavorare in modo efficace e corretto? Quali sono le loro principali preoccupazioni?

La ricercatrice Magdalena Burba, nella sua recente tesi di dottorato all’università di Losanna, ha intervistato 800 agenti di polizia nella Svizzera francese e ha mostrato che la causa principale dell’insoddisfazione della polizia è la rigidità interna delle proprie organizzazioni.

Anch’io, nel mio lavoro, ho scoperto che le frustrazioni e le sensazioni degli agenti di polizia di non essere in grado di cambiare il loro comportamento sono strettamente legate a strutture di gestione isolate, inflessibili e gerarchizzate. Lo sviluppo professionale, le valutazioni delle prestazioni e gli stipendi degli agenti di polizia dipendono da una rigida serie di criteri in base ai quali vengono misurati. Perciò lasciano perdere i tentativi di mediazione a lungo termine o la risoluzione dei conflitti a favore di interventi diretti, più energici e più efficaci in termini di costi, poiché questi producono statistiche migliori a breve termine.

In Svizzera, i privati cittadini sono autorizzati a filmare azioni di polizia? E c’è un uso diffuso di bodycam per riprendere automaticamente ciò che fanno gli agenti mentre pattugliano?

Filmare la polizia è lecito. Ne stiamo discutendo da quattro anni. Al momento non esiste alcuna legge federale in merito, anche se ne potrebbe arrivare una tra un anno o due. Ma i direttori di tutte le forze di polizia svizzere concordano sul fatto che le riprese sono consentite. Vi sono, tuttavia, due eccezioni: le riprese non devono interferire con lo svolgimento del lavoro di polizia e il filmato non può essere diffuso, soprattutto se gli agenti coinvolti o il luogo sono identificabili. Ma in generale, i cittadini hanno il diritto di filmare la polizia e di mostrare le riprese a un giudice, per esempio.

Gli agenti di polizia possono chiedere alle persone di interrompere le riprese con l’argomento che stanno impedendo il loro lavoro, e questo, ovviamente, può essere abusivo o controverso. Tutto si riduce alla tecnica, ed è anche per questo che percepisco che due anni di formazione per la polizia non sono sufficienti.

Sono in corso alcuni progetti pilota con bodycam, ma queste non vengono utilizzate in modo sistematico. Sono contrario al loro uso sistematico da parte delle normali forze di polizia, perché temo che trasformino gli agenti in robot e riducano la loro capacità di agire con discrezione e sottigliezza, a livello umano. È soprattutto questa l’abilità di polizia che dobbiamo sviluppare. Inoltre, rafforzare i livelli di sorveglianza può creare un senso di sfiducia che potrebbe spingerli ad abusare maggiormente del loro potere.

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Cosa occorrerà per cambiare gli atteggiamenti e le pratiche radicate all’interno della polizia svizzera riguardo alla questione razziale? Incidenti internazionali come quello recente negli Stati Uniti influenzano le discussioni su come loro stessi svolgono il lavoro?

Ci sono sempre più giovani poliziotti, in particolare donne, che vogliono cambiare e stanno affrontando i problemi che esistono nelle forze di polizia. Di recente ho anche ricevuto tanti, tanti messaggi da membri della polizia che vogliono fare degli atti di solidarietà con i manifestanti antirazzismo, inginocchiandosi o indossando una fascia nera mentre sono di pattuglia, per mostrare il loro sostegno.

Ma la polizia stessa è estremamente conservatrice e reticente al cambiamento, in un modo simile ai militari. Istituzionalmente, la reazione è che qui va tutto bene, non c’è bisogno di riforme e non ci sono gli stessi problemi che altrove.

Lavoro con psicologi e sociologi che pensano, come me, che purtroppo ci vorrà una sorta di incidente o evento serio affinché qualcosa cambi. Abbiamo avuto gravi situazioni in Svizzera. Due africani sono morti in altrettanti incidenti in cui era coinvolta la polizia a Losanna. Ma le indagini non sono ancora concluse, quindi non possiamo dire in via definitiva che si è trattato di violenza della polizia.

In generale, i poliziotti si sentono intoccabili e raramente mettono in discussione se stessi o la propria istituzione. Non sono guidati dal profitto o soggetti alla libera concorrenza del mercato, poiché fanno parte del servizio pubblico. Ma questo non aiuta quando si cerca un cambiamento nella mentalità o nella politica di gestione. La polizia ha la legge dalla sua parte e poteri operativi esclusivi ed eccezionali che nessun altro cittadino o rappresentate statale ha.

Questo è il motivo per cui ritengo sia essenziale istituire dei poteri di compensazione, come un organismo di revisione indipendente ed esterno, per monitorare le pratiche di polizia.

Esiste attualmente un organismo di questo tipo?

Per ora, non c’è niente del genere. Tutto è sotto supervisione interna. Addirittura, sulle 300 forze di polizia che ci sono in Svizzera, solo tre hanno una sorta di organo di controllo. Per esempio, la polizia cantonale di Ginevra, una delle regioni più internazionali del nostro Paese, ha un ispettorato dei servizi. Ma è completamente interno. Eppure, ho insegnato a 3’500 agenti di polizia di Ginevra e so che in passato diversi di loro erano violenti o che ponevano problemi. Vi sono certamente agenti di polizia che sono molto innovativi, progressisti e che vogliono cambiare. Ma in generale, gli sforzi di riforma sono bloccati.

Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi

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