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Tra Trump e i media è veramente la guerra

All'indomani dell'investitura, il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump tiene un discorso dinanzi a 300 persone nel quartier generale della CIA a Langley, in Virginia. Keystone

"E Dio vide che erano in molti", "La dura realtà di Trump": sono i titoli di due commenti pubblicati su quattro grandi quotidiani svizzeri, che tornano oggi sull'investitura del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la guerra che si sta scatenando tra lui e i media. Pomo della discordia nella fattispecie: il numero di partecipanti alla cerimonia di venerdì.

In particolare un tweet – Twitter è il canale preferito preferito di Trump – fornisce uno spaccato significativo della visione che il nuovo inquilino della Casa bianca ha del proprio mondo: “Uahu, sono appena arrivati gli shares televisivi: 31 milioni di persone hanno guardato l’inaugurazione, 11 milioni in più rispetto agli ottimi tassi di audience di 4 anni fa!”

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Trump insorge contro le reti televisive che “avrebbero intenzionalmente mostrato un prato deserto”, invece della folla da primato accorsa a Washington per acclamarlo, esordisce il commentatore del Tages-Anzeiger di Zurigo e del Bund di Berna. Il giornalista dei due quotidiani svizzeri tedeschi si rallegra quindi del fatto che chi vuole scoprire “l’oggettiva verità” basta che consulti le immagini aeree: queste “parlano chiaro: sia nel confronto con l’investitura di Obama nel 2009, sia con le grandi marce di protesta di sabato. Prima e dopo Trump nella città c’era più gente”.

“La piazza gli ha detto no e Donald Trump non ha gradito. Mentre milioni di donne e uomini sabato marciavano per le città americane, il nuovo presidente degli Stati Uniti e il suo portavoce accusavano i media di aver sottovalutato la folla presente la vigilia a Washington per la cerimonia di investitura. Poco importano foto, video e testimonianze che dimostrano che Donald Trump aveva torto; costui ha visibilmente deciso di difendere con forza la bolla nella quale ha scelto di rinchiudersi alla Casa Bianca”, fa eco nella Svizzera francese il commentatore del quotidiano di Losanna 24Heures e della Tribune de Genève.

“Comunque per Trump era forse più importante il secondo discorso”, prosegue il commentatore del Tages-Anzeiger e del Bund: quello tenuto sabato al quartier generale della CIA in Virginia. “Il narcisista Trump però non ha parlato di essa [la CIA], bensì di sé stesso: (..) che Dio aveva ‘fermato la pioggia’ per lui, che suo zio era stato professore al MIT (‘Fidati di me, sono una persona intelligente’)”.

È già iniziato il conto alla rovescia

È questo il genere di discorso che ci aspetta per i prossimi quattro anni, pronostica il giornalista svizzero tedesco. E quanto avvenuto in questo inizio di presidenza di Trump, indica chiaramente che si profilano “lunghi e duri anni per i giornalisti che prendono sul serio la loro funzione di cani da guardia”.

D’altra parte l’enorme partecipazione alla “Marcia delle donne”, che ha assunto connotazioni di “contro-investitura”, testimonia anche la volontà di milioni di americani di rispondere a Donald Trump se attacca l’assicurazione sanitaria, la protezione dell’ambiente, i diritti delle donne e delle minoranze. In questo contesto, il 45° presidente degli Stati Uniti può continuare a negare la realtà di questa resistenza contro la sua politica e sé stesso, ma il fatto è che la piazza ha già cominciato il conto alla rovescia per le prossime elezioni legislative del 2018″, conclude il commentatore del 24Heure e della Tribune de Genève.


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