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Il discorso di Donald Trump, «un brutto giorno per la democrazia»

La prima conferenza stampa di Donald Trump in qualità di presidente degli Stati Uniti si è tenuta l'11 gennaio 2017 a New York. Keystone

La turbolenta prima conferenza stampa del nuovo presidente degli Stati Uniti, e le accuse non verificate nei confronti di Donald Trump, non rappresentano un buon inizio, secondo diversi quotidiani svizzeri.

Mercoledì, nella sua prima conferenza stampa dall’elezione dell’8 novembre, a meno di due settimane dal suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, Trump ha veementemente respinto le accuse di avere legami con la Russia, come suggerito da un rapporto non verificato dei servizi segreti. Il magnate americano ha pure negato di essere vulnerabile ai ricatti e ha criticato i media che hanno veicolato le accuse.

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Nel suo editoriale dal titolo “Distinguere il vero dal falso”, il quotidiano romando Le Temps osserva che la presidenza Trump inizierà «sotto i peggiori auspici». Questo nuovo «rocambolesco» episodio «rovina la vita politica americana a dieci giorni dell’entrata in funzione del futuro presidente» e avrà importanti conseguenze politiche, avverte il giornale.

Se le accuse si riveleranno infondate, tra i servizi segreti salteranno delle teste, prevede Le Temps. Se però verranno corroborate dai fatti e se si dimostrerà la connivenza tra il candidato Trump e il Cremlino, «il nuovo presidente si ritroverà in una posizione scomoda e potrebbe anche rischiare una procedura di impeachment».

Per il foglio di Zurigo Tages-Anzeiger, quanto successo mercoledì è «un brutto giorno per la democrazia». Il suo livello di approvazione, ai minimi storici, dimostra che l’immagine del presidente eletto degli Stati Uniti è già compromessa. «E questo non è positivo né per Donald Trump né per l’America e nemmeno per il resto del mondo».

L’arte dell’elusione

Durante la conferenza stampa, concepita come un discorso di campagna elettorale, Trump ha dimostrato la sua «arte di eludere» le domande, scrive la Tribune de Genève. «Nuovamente messo in discussione per i suoi legami con la Russia, Donald Trump ha preparato il terreno per il suo primo incontro con i media dal luglio 2016: ha pubblicato un tweet estremamente critico nei confronti dei suoi servizi segreti, in cui si è chiesto se gli americani stessero vivendo nella Germania nazista».

«Una volta sul podio, il futuro presidente ha moltiplicato le esagerazioni, le dichiarazioni teatrali, gli attacchi contro la stampa, ha ribadito il paragone tra gli Stati Uniti e la Germania nazista e ha eluso le domande relative ai suoi legami con la Russia», aggiunge il quotidiano ginevrino.

Nel suo discorso, Trump ha pure promesso di voler iniziare le trattative con il Messico per la costruzione del muro lungo la frontiera e ha annunciato un piano per abrogare e sostituire la riforma sanitaria di Obama. Per la Tribune de Genève, la conferenza stampa è invece stata un modo per evitare le domande difficili e «rivolgersi direttamente ai suoi sostenitori», in particolare con commenti del tipo «sarò il più grande creatore di impieghi che Dio abbia mai creato».

“Opportunità” per la Svizzera

Nel suo editoriale, la Neue Zürcher Zeitung (NZZ) ha invece affrontato un altro aspetto, analizzando le opportunità che si aprono per la Svizzera nel nuovo «disordine mondiale» di Trump. L’insediamento di Trump alla Casa Bianca rappresenterà una «svolta» nella politica mondiale, scrive la NZZ. È però pericoloso trarre conclusioni premature sul suo «apparente modo erratico di comunicare». E ad ogni modo, aggiunge il quotidiano svizzero tedesco, soltanto una parte dei suoi annunci verrà effettivamente concretizzata.

«Il nuovo isolazionismo negli Stati Uniti, la crisi identitaria dell’Europa e il rafforzamento dei paesi emergenti stanno cambiando la situazione iniziale per la politica estera della Svizzera», ritiene la NZZ. «La diplomazia svizzera si sta dirigendo verso un periodo difficile».

«È prevedibile che, sotto il nuovo presidente degli Stati Uniti, il mondo diventerà più suscettibile alle crisi, più imprevedibile e più multipolare», avverte la NZZ. «La Svizzera potrà sfruttare le opportunità soltanto se saprà mantenere buone relazioni con il sistema internazionale».

In seguito alle crescenti tensioni tra Stati Uniti, Europa, Russia e Cina, la Svizzera potrebbe essere chiamata a svolgere un ruolo di mediatrice, ritiene la NZZ, facendo comunque notare che manca una linea diretta con la Casa Bianca o la Trump Tower. Un contatto importante, siccome il nuovo presidente «potrebbe essere interessato alla politica svizzera sull’immigrazione» o ad altri temi quali la democrazia diretta e la non appartenenza all’Unione europea o alla Nato.

La presidente svizzera «inquieta» per l’atteggiamento di Trump

In un’intervista alla Radio svizzera di lingua francese RTS, la presidente della Confederazione Doris Leuthard ha commentato l’atteggiamento e le dichiarazioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Il modo di lavorare di Trump, in particolare la maniera di comunicare via Twitter, appare «difficile» per un presidente che «deve riflettere, analizzare situazioni e assicurare buone relazioni internazionali».

«Vedremo se cambierà il suo modo di fare politica e se si calmerà un po’, oppure se si tratta davvero del suo modo di agire», ha detto Leuthard. «È un po’ inquietante siccome gli Stati Uniti sono una potenza globale in numerosi ambiti. Abbiamo bisogno di fiducia e di confidenzialità. Tutte queste incertezze non sono utili all’economia o ai conflitti internazionali, dove gli Stati Uniti hanno un ruolo da mediatori o intervengono militarmente».

Traduzione di Luigi Jorio

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